cingolani conte grillo

CINGOLANI CHI? IL MINISTRO NON PERVENUTO FINISCE AL CENTRO DELLO SCONTRO TRA BEPPEMAO E GIUSEPPE CONTE ED È SUL PUNTO DI FARE LE VALIGIE. PERSINO GRILLO, CHE LO FORTEMENTE VOLUTO, COMINCIA A MUOVERE DEI DUBBI SUL SUO OPERATO E DAL PD NESSUNO HA INTENZIONE DI DIFENDERLO

Dagonota

Cingolani chi? Il ministro non pervenuto finisce al centro dello scontro tra BeppeMao e Giuseppe Conte ed è sul punto di fare le valigie. Persino Grillo, che lo fortemente voluto, comincia a muovere dei dubbi sul suo operato e dal pd nessuno ha intenzione di difenderlo

ROBERTO CINGOLANI

 

CINGOLANI

MONICA GUERZONI per il Corriere della Sera

 

Il ministro Roberto Cingolani l'ha vissuta come un'imboscata dell'asse M5S-Pd e nel governo sono in molti a temere che non finisca qui. Due giorni fa nelle commissioni Ambiente e Affari costituzionali della Camera l'esecutivo è stato battuto sul decreto Recovery, che contiene la governance del Pnrr e le semplificazioni ed è fondamentale per ottenere i primi 24 miliardi di aiuti dall'Europa.
 
A mandar sotto il governo sono state due forze di maggioranza, Movimento e Pd, che hanno fatto passare un emendamento nonostante il parere contrario del relatore e del governo, nella persona del ministro Federico D'Incà (M5S). Il blitz in commissione è un altro episodio delle «guerre stellari» tra l'ala governativa e quella contiana e un assaggio di quel che accadrà sulla riforma della giustizia, altro tema identitario per i 5 Stelle.

ROBERTO CINGOLANI

 
Nel merito, l'emendamento firmato da Ferraresi e Zolezzi consente al Parlamento di stoppare l'iter di approvazione delle opere strategiche (elencate nell'allegato I-bis) per le quali sono previsti appalti semplificati e un apposito comitato: bastano i due terzi dei membri di una commissione per chiedere alla Transizione ecologica di rivedere le decisioni sulle maxi opere. Il ministero può fare un decreto, ma «previo parere delle commissioni competenti».
 

GIANNELLI VIGNETTA CONTE GRILLO

La vicenda, all'apparenza minore, è in realtà rivelatrice. Il Parlamento strappa al governo un pezzetto di potere di controllo sul Pnrr, alla voce progetti ambientali necessari per gli obiettivi del Piano nazionale integrato energia e clima. Ma sotto c'è altro e la questione è tutta politica. L'emendamento della discordia è arrivato a sorpresa, dopo che Cingolani ne aveva discussi a centinaia cercando l'accordo con i parlamentari. Nel governo lo sgambetto è stato letto come la prova delle tensioni tra l'ala governativa dei 5 Stelle che si riconosce in Beppe Grillo e i «barricaderi» vicini a Giuseppe Conte. E quel che preoccupa l'esecutivo è che i 5 Stelle abbiano trovato l'appoggio del Pd per frenare il Pnrr, dossier prioritario e cruciale su cui il segretario dem Enrico Letta ha confermato piena lealtà a Draghi appena quattro giorni fa.

GIUSEPPE CONTE E BEPPE GRILLO A MARINA DI BIBBONA

 
Adesso per Cingolani, determinato a «respingere lo scontro ideologico e i veti», l'attuazione del piano è a rischio. E poiché il ministro ritiene che l'emendamento abbia svelato un problema serio, lo hanno sentito affermare che a queste condizioni la sua permanenza nel governo non ha senso. Le tensioni con i 5 Stelle sono continue, sin dai primi giorni del governo di unità nazionale. Grillo rivendicò come un «grande successo» del M5S il ministero della Transizione ecologica, ma tra i parlamentari il dissenso è andato crescendo, anche perché, si sfoga un deputato, «al ministero la tecnologia si è mangiata l'ambiente».
 
Cingolani si è sempre adoperato per tenere aperto il dialogo anche per conto del governo, ma nel M5S c'è chi soffre l'autonomia di un tecnico abituato a «fare di testa sua». Il tam tam alla Camera racconta che ieri Cingolani è andato a parlare con Grillo, per capire se l'ostruzionismo nei suoi confronti sia destinato a continuare. I dem si tirano fuori e smentiscono un asse giallorosso Conte-Letta. Al Nazareno assicurano che l'emendamento sia «una cosa minima, senza conseguenze politiche» e che il segretario ne fosse all'oscuro, come spesso avviene per l'«attività parlamentare ordinaria». Per il Partito democratico il potere del ministro non viene intaccato, perché i due terzi di una commissione possono solo chiedergli di rivedere l'elenco delle attività destinate a viaggiare in una corsia accelerata.
 

grillo conte

Resta la tensione con diversi parlamentari, vicini a Conte e non solo. L'«imboscata» in commissione avrebbe visto all'opera la deputata dem Chiara Braga, vicina a Dario Franceschini. Al governo molti ricordano lo scontro in Consiglio dei ministri e le telefonate di fuoco del responsabile della Cultura a Cingolani, sul silenzio-assenso delle soprintendenze. Ma c'è anche chi ricorda come l'onorevole Braga giorni fa abbia replicato con durezza a Cingolani, che aveva attaccato Nicola Zingaretti sui rifiuti di Roma. «E il presidente del Lazio va d'accordo con Conte...», ricorda una fonte. È in questo clima di dispetti e sospetti che il decreto Recovery arriverà in aula in settimana, per poi passare al Senato (blindato) ed essere convertito entro il 30 luglio .

ROBERTO CINGOLANI

 

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)