antonio tajani mario draghi luigi di maio

CINQUE STELLE A PEZZI – LA SCISSIONE PENALIZZA I GRILLINI SULLA PARTITA DEI SOTTOSEGRETARI: DOPO LO SGRETOLAMENTO DEL GRUPPO PARLAMENTARE, IL M5S NE AVRÀ AL MASSIMO UNDICI O DODICE. IL CARROCCIO NE VUOLE OTTO O NOVE. SUPERMARIO PER ORA TERRÀ LA DELEGA AI SERVIZI (CHE DICE RENZI CHE HA FATTO UNA BATTAGLIA SU QUESTO CONTRO CONTE?) - ZINGA PROPORRÀ (QUASI) SOLO DONNE DOPO LE POLEMICHE SUI MINISTRI, IN FORZA ITALIA IL TRIO TAJANI-BERNINI-RONZULLI CHIEDE POLTRONE PESANTI DOPO ESSERE STATO FREGATO DA GIANNI LETTA SUI MINISTERI…

Carlo Bertini e Ilario Lombardo per “La Stampa”

 

mario draghi luigi di maio 1

Tocca ai partiti: per sottosegretari e viceministri Mario Draghi si aspettava una rosa di nomi già ieri. Due i criteri fissati dal premier. Il primo: contano gli equilibri espressi durante il voto di fiducia. Questo vuol dire che il M5S, avendo perso 41 parlamentari contrari, nel governissimo del banchiere peserà meno di quanto avrebbe potuto se fosse rimasto integro.

 

Secondo criterio: più della metà, possibilmente il 60 per cento, delle candidature dei partiti devono essere di donne. Più facile a dirsi che altro. Le quote di genere hanno complicato il casting delle forze di maggioranza, tanto che le decisioni definitive attese per oggi slitteranno a domani o a metà settimana. Bisognerà aspettare ancora qualche ora per avere un quadro completo sul sottogoverno.

 

ernesto maria ruffini

Pare ormai certo però che il presidente del Consiglio voglia tenere per sé la delega sui servizi segreti. Come è noto, la responsabilità sull' intelligence in capo al premier è stato uno dei temi usati da Matteo Renzi contro Giuseppe Conte per scatenare la crisi sul precedente governo.

 

Draghi avrebbe espresso le stesse convinzioni del suo predecessore, anche se tra i partiti c' è chi non esclude che in un secondo momento il capo del governo possa affidare la materia a un' autorità delegata di provenienza tecnica. Così sarebbe propenso a fare sul fisco, con una delega ad hoc, che il premier considera utile in vista della riforma delle aliquote, e che potrebbe finire in mano a Ernesto Maria Ruffini dell' Agenzia delle Entrate.

andrea martella

 

Il bilancino dei partiti della maggioranza allargata conferma invece la declinazione quasi esclusivamente politica del resto dei sottosegretari, a partire dall' editoria che potrebbe restare al dem Andrea Martella. Per quanto riguarda i rapporti di forza numerici la Lega ha chiesto, con sponda Pd, che il M5S rinunci ad almeno tre caselle.

 

Alla luce dello sgretolamento del gruppo parlamentare, i grillini arriverebbero al massimo undici o dodici sottosegretari. Il Carroccio ne vuole otto o nove, e otto anche il Pd e Forza Italia (che però dovrebbe riservarne uno all' Udc). A Italia Viva ne toccherebbero due e a Leu uno soltanto.

 

MATTEO MAURI

Per quanto riguarda i nomi, Pd e M5S, partiti di maggioranza del governo uscente, si manterrebbero sulla continuità. I dem scontano la bruciante polemica sulle mancate quote femminili nei ministeri e perciò sembra scontato che la spunteranno almeno cinque donne (in lizza ci sono Alessia Morani al Mise, Simona Malpezzi ai Rapporti con il Parlamento, Sandra Zampa alla Salute, Marina Sereni agli Esteri, Francesca Puglisi al Lavoro, Anna Ascani alla Scuola, Lorenza Bonaccorsi alla Cultura, più Cecilia D' Elia e Marianna Madia in varie possibili destinazioni).

 

STEFANO CANDIANI

Dal Pd vorrebbero confermato Matteo Mauri all' Interno, a guardia di un ministero che con Matteo Salvini nel governo potrebbe infuocarsi sul fronte della sicurezza e dell' immigrazione, e Antonio Misiani all' Economia. Per il Viminale il leader del Carroccio avrebbe scelto Stefano Candiani mentre al Tesoro andrebbe Massimo Bitonci, in quota Giancarlo Giorgetti, e al Lavoro Claudio Durigon. La Lega pretende di avere più sottosegretari del Pd, già premiato da ministeri più rilevanti, ma ha avuto difficoltà a indicare donne, a parte la fedelissima di Salvini Lucia Borgonzoni.

 

Il M5S è sicuro della conferma di Laura Castelli al Tesoro e come new entry punterebbe su Gilda Sportiello (al Sud) e Barbara Floridia. Abbastanza certi anche altri ritorni: Stefano Buffagni al Mise o alla Transizione ecologica, Giancarlo Cancelleri ai Trasporti, Pierpaolo Sileri alla Salute e Angelo Tofalo alla Difesa.

 

PAOLO BARELLI

Dentro Forza Italia si continua a consumare la battaglia tra le due anime del partito. Dopo che i moderati sostenuti da Gianni Letta l' hanno avuta vinta e hanno espresso i tre ministri (ma senza portafogli), il coordinatore nazionale Antonio Tajani ha chiesto deleghe pesanti per i fedelissimi, tra cui Paolo Barelli, presidente della Federazione Nuoto, e il senatore Francesco Battistoni.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”