vittorio colao

COLAO MERAVIGLIAO! - IL MINISTRO DELLA TRANSIZIONE DIGITALE FA UNA SUPER CAPRIOLA E SPOSA IN PIENO LA SOLUZIONE DELLA RETE UNICA, CHE FINORA AVEVA LIQUIDATO: “È LA STRADA MIGLIORE PER PORTARE LA CONNESSIONE AD ALTA VELOCITÀ IN TUTTO IL PAESE”. MA È LO STESSO CHE POCHI MESI FA INVOCAVA LE GARE PER RISPONDERE A UN OBIETTIVO “DI COPERTURA ED EQUITÀ”? - IL DIETROFRONT ACUISCE I MALUMORI, GIÀ FORTI, NEI CONFRONTI DELL’EX NUMERO UNO DI VODAFONE, ACCUSATO DI OPERARE IN SOLITUDINE - LA DIFESA DI DRAGHI E LE MIRE DI STEFANO FIRPO, IL SUO CAPO DI GABINETTO, CHE PUNTA ALLA GUIDA DEL DIPARTIMENTO SPAZIO

Marco Zini per www.tag43.it

 

colao vittorio

La giravolta ha lasciato tutti di stucco. In primis i suoi colleghi di governo e i gran commis di Palazzo Chigi, dove Vittorio Colao già di suo non suscita simpatia. Una giravolta che è avvenuta in pochi mesi, e riguarda uno dei grandi obiettivi dell’esecutivo, ovvero il superamento del digital divide attraverso la diffusione capillare della banda larga.

 

«Lavoro per un’Italia coperta al 100 per cento dalla fibra, un Paese interamente connesso entro il 2026», aveva detto il ministro dell’Innovazione non più tardi dello scorso settembre intervenendo al Forum Ambrosetti di Cernobbio.

mario draghi vittorio colao

 

La protezione di Draghi e lo scontro con Giorgetti

«Abbiamo un obiettivo di copertura e di equità. Ci saranno gare e fondi pubblici. L’appassionante dibattito sulla rete unica, che è un unicum in Europa dato che da nessun’altra parte se ne parla, lo lascio ad altri», aveva detto l’ex numero uno di Vodafone chiamato da Mario Draghi a far parte del suo esecutivo.

 

GIANCARLO GIORGETTI E MARIO DRAGHI

Ovvero da chi lo ha sempre stimato e ancora oggi, se pur non con la stessa convinzione di un tempo, lo difende nonostante le molte perplessità del suo staff, a cominciare dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, e la diffidenza del consigliere economico del premier Francesco Giavazzi.

 

Per non parlare dei suoi colleghi di governo, a partire dal titolare del Mise Giancarlo Giorgetti che con lui ha continue occasioni di scontro. L’ultima sugli investimenti europei della multinazionale americana Intel con la quale era il ministro leghista a trattare fino a che non è intervenuto Draghi che lo ha “commissariato” affiancandogli appunto Colao.

 

roberto garofoli foto di bacco (1)

Sulla rete unica Colao ha avuto posizioni opposte

Ma torniamo alla rete unica. Dopo avere sonoramente bocciato l’ipotesi, spiazzando di fatto il Tesoro e  Cdp che invece lavoravano in direzione opposta alla sua sul progetto di unione tra Tim e Open Fiber, la scorsa settimana senza colpo ferire Colao ha cambiato idea.

 

Presenziando al convegno “Quale Paese per l’impresa”, organizzato da Price Waterhouse, il ministro ha sottolineato la necessità di dotarsi di infrastrutture in grado di eliminare il solco tecnologico che separa molte zone d’Italia. Ma come? Continuando a promulgare singoli bandi locali, ovvero la sua idea originaria, ma regolarmente andati deserti?

 

vittorio colao a cernobbio 2

No, sposando in pieno la soluzione rete unica che fin qui aveva con un certo spregio liquidato. «La rete unica appare oggi la strada migliore per portare la connessione ad alta velocità in tutto il Paese», ha dichiarato nel suo intervento.

 

«Più di due reti fisse non si riescono a realizzare, per cui dobbiamo evitare che in centro a Milano passino tre fibre, mentre, ad esempio, in Liguria o in Calabria neanche una: se il prezzo da pagare è una rete unica, ben venga».

 

STEFANO PARISSE

Oibò. È vero che solo gli stupidi non cambiano mai idea. Ma una così vistosa capriola non ha mancato di attirarsi addosso maliziosi commenti. «Il tecnico ha fatto in fretta a imparare dal politico l’arte della sopravvivenza», ha chiosato un alto dirigente del Mef tacciando di doroteismo il ministro della Transizione digitale. E lui? Totalmente impermeabile alle critiche, nessun bisogno di giustificare il dietro front, di spiegare.

 

Stefano Parisse e Camilla Sebastiani i fedelissimi

Colao, il bomber chiamato da Londra come uno degli assi del governo Draghi (come consulente con Conte la task force di cui era a capo e il piano di rinascita economica elaborato avevano goduto di scarsa considerazione) messo a capo di un dipartimento della Presidenza del Consiglio elevato a ministero senza portafoglio sì è come isolato, arroccato negli uffici di Largo Brazzà dove si giocano alcune delle partite più rilevanti come l’Aerospazio, la digitalizzazione del Paese con la banda larga, la rete unica e lo scorporo di Tim, e tanto altro.

CAMILLA SEBASTIANI

 

Con lui pochi fedelissimi che invece di aprire al proficuo dialogo e scambio con gli altri apparati del governo, badano a proteggerne l’isolamento. Il collaudato Stefano Parisse, che con Colao ha condiviso la carriera londinese in Vodafone. La vice capo di gabinetto Camilla Sebastiani, ex dirigente dell’AgCom, l’authority delle comunicazioni. E il suo superiore capo di gabinetto Stefano Firpo, un recente passato come manager bancario prima in Mediocredito poi in IntesaSanpaolo.

 

STEFANO FIRPO

Sia Colao che Firpo si sono trovati alla loro prima esperienza come ministro e come capo di gabinetto, neofiti estranei ai giri che contano al governo e in ambito politico e istituzionale. Firpo non ha certo rapporti idilliaci con i colleghi capi di gabinetto, con la struttura di Palazzo Chigi e con gli altri staff ministeriali, a cominciare da quelli di Mef e Mise che, si sussurra malignamente nei corridoi, ormai non gli rispondono nemmeno al telefono. Firpo si dà un gran da fare, ma a fatica, in un mondo che non ha bisogno di lui, di cui lui però non può fare a meno.

 

Il capo di gabinetto Stefano Firpo punta al dipartimento Spazio

Colao si è prodigato nei mesi scorsi in annunci e dichiarazioni che nemmeno Silvio Berlusconi negli anni migliori, annunci che, per usare termini a lui familiari, non hanno visto alcun ‘delivery’ se non rispolverando il lavoro dell’AgID (Agenzia per l’Italia digitale) prima del suo arrivo.

 

vittorio colao agli stati generali

Ma alla fine anche lo staff del ministero comincia a risentire di questo isolamento, tant’è che c’è chi assicura che lo stesso Firpo sta già pensando di ricollocarsi nel nascituro dipartimento Spazio in capo alla Presidenza del Consiglio, dove si gestiranno gli interessi milionari di un settore ad altissimo valore strategico ed economico.

 

Dovrà però vincere la resistenza del generale Luigi Francesco De Leverano, consigliere militare di Draghi, che segue il dossier e che, avendo con Firpo cattivi rapporti, gli sta facendo muro. Nel frattempo anche la capo segreteria di Colao, Valentina Colucci, ha preferito cambiare aria e passare ai Rapporti col Parlamento con il ministro pentastellato Federico D’Incà. Una sorta di nemesi per il ministero per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione che di rapporti col Parlamento non ne ha e non ne vuole avere.

Luigi Francesco De Leverano STEFANO FIRPO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DA UN PEZZO È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO E ABILITÀ DI CUI NESSUN ESPONENTE DEL CENTROSINISTRA POSSIEDE NELLA SUA LEADERSHIP... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...