conte mattarella

COME DAGO-ANTICIPATO, CONTE AVVIA LA VERIFICA TRA LE MANOVRE DI RENZI E I PALETTI DI MATTARELLA: ESTERI, TESORO, DIFESA, INTERNI E SALUTE NON SI TOCCANO - CONTE NON NE VUOLE SAPERE DELL’IPOTESI DI DUE O TRE VICE PERCHE’ SENTE ODORE DI COMMISSARIAMENTO – SALVINI, CHE SI DICHIARA PRONTO A SOSTENERE UN GOVERNO ELETTORALE, RAFFORZA LE PAURE DI CHI PENSA CHE A FINE DICEMBRE MATTEUCCIO FARÀ COMUNQUE SALTARE IL BANCO. MA IL PERCORSO CHE PORTA ALLA SOSTITUZIONE DEL PREMIER È MOLTO IMPERVIO. E POI C’E’ MATTARELLA CHE VUOLE TEMPI RAPIDI (MASSIMO 48 ORE) PER RICOMPORRE IL QUADRO…

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/come-dago-anticipato-conte-si-avvia-verifica-costretto-non-renzi-255411.htm

 

 

Claudio Tito per la Repubblica

 

giuseppe conte sergio mattarella 1

La verifica di governo è iniziata ieri. È iniziata con una prima comunicazione. Quella di Giuseppe Conte al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Un momento non formale, segnato da preoccupazioni e allarmi. E soprattutto dal timore che tutto si avviti in una spirale senza controllo. Perché questa è ormai ufficialmente la fase più difficile del governo giallorosso.

 

Il presidente del consiglio ha allora informato il Quirinale di quanto la tensione abbia raggiunto picchi non previsti annunciando che la prossima settimana darà il via al chiarimento. Ossia ad un «confronto per fare chiarezza sulle varie posizioni e istanze nel segno di una maggiore franchezza e trasparenza di rapporti».

 

GIUSEPPE CONTE - MATTEO RENZI

Del resto, anche sul Colle seguono con una certa apprensione la battaglia che si è scatenata tra le forze della maggioranza. Conte nelle prossime ore farà quello che sperava di non dover fare: contattare tutti i leader delle forze che sostengono il governo per concordare incontri bilaterali e poi collegiali.

 

Prende atto della situazione. I cui nodi, al momento, si presentano inestricabili. E le soluzioni senza pronostico. Le distanze sulle possibili mediazioni sono polarizzate. Il premier e la parte del Pd che ha incarichi nell' esecutivo puntano su minimi o zero ritocchi alla "squadra" e alla sostanziale riscrittura del famigerato decreto sulla task force per la gestione del Recovery Fund.

 

L' altra parte dei Dem vuole il rimpasto almeno per un paio di "staffette" interne. Matteo Renzi scommette su un nuovo esecutivo con un nuovo presidente del Consiglio. L' M5S, come al solito, è dilaniato tra correnti e fazioni che a questo punto si coagulano in due macroaree: chi è contro Di Maio e chi a suo favore.

 

GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI - BY GIANBOY

In questo quadro si inseriscono alcuni tasselli che il Quirinale non considera certo secondari. A partire dalla composizione ministeriale. Cambiare alcuni dicasteri-chiave come Esteri, Tesoro, Difesa, Interni e Salute viene considerato un azzardo. E già questo colloca il "chiarimento" su un binario più ristretto, forse a scartamento ridotto. Il rimpasto si trasformerebbe in una tartina. E poi chi glielo dice a Renzi che non può prendere il posto di Lorenzo Guerini alla Difesa con l' obiettivo di scalare la vetta della Segreteria Generale della Nato?

 

conte renzi

A Conte è stata sottoposta un' altra opzione, che in molti definiscono "minimalista". Nominare solo due vicepresidenti del consiglio, uno del Pd e uno grillino. Ma anche questa corsa parte in salita. Primo: Conte non ne vuole sapere, sente odore di commissariamento. Sarebbe anche difficile non affidare a uno dei due vice la preziosa delega per i Servizi Segreti. Secondo: Renzi, ossia colui che sta aprendo la crisi, ne uscirebbe senza alcun vantaggio. Poco plausibile. Terzo: servirebbe una "piccola" modifica alla legge 195 del 2009. Quella che stabilisce che i componenti un esecutivo non possono essere più di 65. E quelli attuali sono già 65. Non esattamente una bella figura mentre il Paese lotta con il Covid.

 

MURALES A MILANO – MATTEO RENZI E MATTEO SALVINI ACCOLTELLANO GIUSEPPE CONTE GIULIO CESARE

L' insieme di questi fattori, però, fa capire quanto questa crisi politica possa trasformarsi in crisi istituzionale. Una sorta di entropia: tutto agisce per generare ulteriore confusione. Esattamente il timore che agita il Quirinale. Perchè in un clima del genere, tutto può accadere.

 

Nel taccuino di Conte c' è anche un' altra formula del passato: crisi pilotata. Ossia dimettersi dopo aver stretto un' intesa per un suo "gabinetto ter". Un "rimpastone". Ma ci sarebbe bisogno di qualcuno capace di prendere il bandolo della matassa. E al momento quel "qualcuno" non si è ancora materializzato.

 

giuseppe conte sergio mattarella

C' è anche chi suggerisce al premier di "parlamentarizzare" la crisi.

 

Presentarsi alle Camere, dopo aver messo in sicurezza i conti dello Stato con la Legge di Bilancio, illustrare un nuovo programma che porta fino al 2023, eliminare dal campo il progetto della Task Force per il recovery e quindi chiedere un palingenetico voto di fiducia. Un' ipotesi che Palazzo Chigi valuta, ma dopo aver capito l' esito dei colloqui della prossima settimana. Potrebbe essere la mossa per uscire dall' impasse prima che tutto precipiti. Ma senza un patto preventivo sarebbe comunque rischiosa: l' esito negativo porterebbe non solo alle dimissioni ma anche all' esclusione di un eventuale terzo incarico.

RENZI CONTE

In questo paradossale gioco dell' oca, tutti quindi ritornano ogni volta al punto di partenza. E in quella casella c' è sempre Renzi. Perchè è lui che deve decidere se compiere lo strappo finale. Tutti i protagonisti iscritti in questo tabellone, si pongono costantemente la stessa domanda: rompe o non rompe? Le dichiarazioni fatte ieri da Salvini, che si dichiara pronto a sostenere un governo elettorale, hanno rafforzato le paure di chi pensa che a fine dicembre l' ex premier farà comunque saltare il banco.

 

mattarella conte

Non chiedere le elezioni, infatti, equivale a dire: Renzi non ti preoccupare, se apri la crisi anche noi dell' opposizione non chiederemo le urne. Per questo, nelle ultime ore si è animato il borsino del toto-premier. È lo stesso leader di Italia Viva a eccitarlo nelle sue conversazioni riservate. E i nomi sono sempre gli stessi: Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti. Ossia i capi dei due principali partiti della coalizione. Ma il percorso che porta alla sostituzione del premier è molto impervio.

 

Anche in questo caso si ritorna alla casella di partenza ma con la pedina del Quirinale. Perché Mattarella ricorda che nell' estate del 2019 lui aveva già pronto il decreto di scioglimento delle Camere. Diede una settimana per comporre il quadro e si arrivò al Conte 2. Adesso darebbe al massimo 48 ore. Non tante per costruire un nuovo equilibrio politico all' interno di un Parlamento frantumato. Uno spiraglio, però, per evitare in extremis di indire i comizi elettorali durante la pandemia, la presidenza italiana del G20 e il deposito dei progetti per il NextGenerationEu. Ma l' interrogativo ogni volta si ripropone: chi guida la verifica o eventualmente la crisi?

zingaretti di maio

 

Perché, come ammoniva una pubblicità di qualche anno fa, la potenza è nulla senza controllo. E senza controllo in politica c' è il caos. O peggio la crisi delle Istituzioni. E a quel punto ogni esito diventerebbe ancora più imprevedibile.

di maio zingaretti conteLUIGI DI MAIO NICOLA ZINGARETTI BY EDOARDOBARALDIZINGARETTI - CONTE - DI MAIOconte mattarella

Ultimi Dagoreport

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA? 

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...