ursula von der leyen joe biden italia

COME A RISIKO: TRA WASHINGTON E BRUXELLES, CHI SI "PRENDE" L'ITALIA? - BIDEN, CHE HA "USATO" RENZI PER DISARCIONARE IL TRUMPIANO CONTE, VUOLE CAMBIARE CAVALLO: HA BISOGNO DI UN'ITALIA PIU' AUTOREVOLE CHE FACCIA DA CONTRAPPESO A BERLINO - L'UE DESIDERA UN GOVERNO DEBOLE MA OBBEDIENTE ALL'EUROPA A TRAZIONE TEDESCA - PRODI E SASSOLI IN CORO: "L'ITALIA SPAVENTA L'EUROPA. SERVE UN PROGRAMMA COME RICHIESTO DA BRUXELLES"

Antonio Grizzuti per "la Verità"

renzi biden

 

Cresce il pressing delle cancellerie estere per la formazione del nuovo governo. E c'è anche un gossip dell'ultim' ora che vedrebbe Mario Draghi candidato all'Economia, anche se sembra che il diretto interessato non sia nemmeno stato consultato. Sono diversi i dossier che fanno dell'Italia un sorvegliato speciale: si va dagli sviluppi della pandemia, alla gestione del Recovery plan, fino all'andamento dell'economia.

 

Cosa si aspettano gli altri Paesi dalle consultazioni che partiranno oggi? Senza dubbio in questo momento la crisi italiana non rappresenta il primo pensiero per il neoeletto presidente degli Stati Uniti Joe Biden, ma una cosa è certa: a Washington ogni mossa nostrana viene seguita con grande attenzione. Con un punto fermo, vale a dire evitare a tutti i costi un ritorno del premier dimissionario Giuseppe Conte a Palazzo Chigi.

 

giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles 1

Ai dem americani, infatti, non è mai andato giù l'endorsement di Donald Trump a Conte in occasione del passaggio dalla maggioranza gialloblù a quella giallorossa. Dal canto loro, come hanno confermato le parole di Teresa Bellanova in occasione del voto di fiducia svoltosi in Senato la scorsa settimana, i renziani hanno fatto leva (anche) sull'atteggiamento soft del presidente del Consiglio uscente nei confronti dei tumulti di Capitol Hill per innescare la crisi.

 

Ragionevolmente, più che una figura forte, la Casa Bianca si aspetta che a Palazzo Chigi sieda ora qualcuno in grado di non arrecare fastidio. Notevolmente più aggressiva la posizione dell'Unione europea, che come sempre non manca di recapitare pizzini per conto dei suoi emissari. «Se falliamo sul Recovery fund andiamo a casa», aveva detto Conte a settembre, e così è stato. Poco male: più che il nome del nuovo premier alla Commissione interessa quello che fa.

 

renzi biden

Cioè che la donna o l'uomo alla guida del governo siano modellabili in base agli obiettivi e ai metodi di Bruxelles. Già di per sé, le nuove linee guida sul Recovery - si legga: soldi in cambio di riforme - e il redivivo spauracchio dello spread rappresentavano messaggi abbastanza chiari. Ma quando il gioco si fa duro, si sa, i duri iniziano a giocare. Così, con l'obiettivo di assicurarsi l'esecutivo più accondiscendente possibile, nelle ultime ore gli euroburocrati hanno deciso di schierare i pezzi da novanta.

 

romano prodi on the beach

Uno scafato come l'ex ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble non parla mai a caso, specie in un frangente come questo. E infatti, intervistato da Repubblica a proposito del Recovery fund, ha scoccato un dardo velenoso: «L'Unione europea ha poteri di intervento limitati sull'uso di quelle somme, ma se si prova a chiedere più nel dettaglio cosa succederà con quei soldi, può accadere addirittura che scoppino delle crisi di governo come in Italia».

 

Non sia mai che la democrazia faccia il suo corso. «La crisi italiana sta spaventando l'Europa», ha scritto domenica sul Messaggero l'ex premier Romano Prodi. Soluzione? «Dobbiamo urgentemente dare vita a un governo in grado di rispondere positivamente all'allarme dei nostri partner, mettendo in programma i quattro o cinque progetti di riforma indispensabili per unirci alla comune strategia di ripresa».

DAVID SASSOLI

 

Concetto ribadito con forza nell'intervista che lo stesso Prodi ha rilasciato ieri a Repubblica: «C'è la necessità assoluta di un governo che prepari un programma nuovo come richiedono l'Europa e la situazione in cui siamo». Un ritorno alla ribalta per spingere la sua candidatura al Quirinale, che sarebbe gradita tanto a Bruxelles quanto a Pechino.

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO