CONCLAVE 2005: BERGOGLIO EROE CONTRO I DITTATORI

Aldo Cazzullo per il "Corriere della Sera" del 16 aprile 2005

I più mattinieri tra i religiosi che in questi giorni alloggiano nella Casa internazionale del clero di via della Scrofa lo trovano all' alba inginocchiato in cappella, la tonaca nera da prete anziché la veste rossa da cardinale, quale è. Jorge Mario Bergoglio ( Flores, 1936) non va quasi mai a letto dopo le 9 e mezzo di sera, e quasi mai si alza dopo le 4 del mattino.

La sua sobrietà è leggendaria: a Buenos Aires non dorme nel palazzo episcopale ma in un piccolo appartamento, dove ospita l' anziano monsignor Ognearovich già custode del santuario di Lujan, la Loreto argentina; gira in autobus; si prepara la cena da sé. Di questi racconti, l' unico apocrifo è l' ultimo; ma solo perché ci spiega il suo segretario Guillermo Marcó il cardinale la sera prende solo un tè e un frutto. Questo spiega la sua ascetica magrezza, pronta ad aprirsi però in larghi sorrisi.

Marcó, candidato alla successione di monsignor Stanislao Dziwisz, è il rampollo di un' antica famiglia basco francese, di latifondisti e ministri. Bergoglio è invece figlio di un ferroviere piemontese, Mario, nato a Portacomaro in provincia di Asti, emigrato in Argentina a vent' anni; i suoi cugini e uno zio vivono a Torino; il cardinale parla oltre all' italiano e all' inglese, al francese, al tedesco il dialetto piemontese, e ama citare i versi di Costa e di « Rassa nostrana » , il canto degli emigra ti. Sarebbe pertanto il primo Papa di origine piemontese dai tempi di san Pio V, il Papa di Lepanto.

Soprattutto, sarebbe il primo Pontefice latinoamericano della storia. Il primo non europeo negli ultimi 19 secoli. E il primo gesuita. Troppi primati. Forse i tempi non sono maturi. Forse invece un Papa venuto dal Terzo Mondo ma di solida formazione europea sarebbe l' unica alternativa a un Papa considerato di transizione come Ratzinger, il solo altro modo per compiere un passo avanti anziché indietro dopo il passaggio di Wojtyla. Quanto ai gesuiti, « ci sono alcune cose che mi piacciono e altre che non mi piacciono » , è uno dei motti di Bergoglio.

Diplomato in chimica, entrato in seminario a 22 anni dopo aver lasciato una fidanzata, si legge su Internet in una biografia non autorizzata , ordinato sacerdote a 32 dopo gli studi umanistici in Cile, Spagna e Germania, il suo cursus honorum è stato rapidissimo: a 35 anni era già il Provinciale, cioè il capo dei gesuiti d' Argentina. Nella prova terribile della dittatura militare, Bergoglio si mosse per salvare preti e laici dai torturatori, ma non ebbe parole di condanna pubblica che del resto non sarebbero state possibili se non a prezzo della vita , e tenne a freno i confratelli che reclamavano il passaggio all' opposizione attiva.

Due di loro lasciarono i gesuiti, e subito dopo furono prelevati dalla polizia politica. Un' infamia alimentata dai nemici di Bergoglio indicò in lui l' ispiratore del sequestro; era vero il contrario: il Provinciale andò di persona da Videla per chiedere la liberazione dei due religiosi, e agli atti della giunta militare risulta la richiesta di un passaporto per loro. La sua battaglia gli ha guadagnato la stima dei leader del movimento per i diritti umani, come Alicia de Oli veira, e il rispetto delle madri di Plaza de Mayo, durissime nei confronti della gerarchia cattolica.

Ai caudillos , militari o politici, che si sono alternati alla guida dell' Argentina Bergoglio non si è mai piegato. Pessimi i rapporti con Menem e Duhalde, gelidi con de la Rua il cardinale andò a trovarlo il 12 dicembre 2000 per avvertirlo del rischio di una rivolta popolare, scoppiata un anno dopo , freddi con Kirchner, che non ha seguito tra la folla sulla piazza della Casa Rosada la cattedrale era stracolma la messa celebrata da Bergoglio in morte di Wojtyla. Buone invece le relazioni con Luis D' Elia e il movimento dei piqueteros ( un giorno il cardinale chiamò il ministro dell' Interno per lamentarsi della polizia che manganellava una donna inerme).

Del resto Bergoglio condivide l' impostazione politica del suo predecessore, l' arcivescovo emeri to di Buenos Aires Antonio Quarracino, non lontano dall' ala popolare dei peronisti. Proprio a Quarracino Bergoglio deve la sua rinascita. Lasciata la guida dei gesuiti, si era ritirato nel convento di San Miguel. Si era parlato di un esilio in un monastero europeo. Invece, nel ' 92, l' arcivescovo lo volle al suo fianco come ausiliare. Quando sei anni dopo prese il posto di Quarracino, Bergoglio non volle una veste nuova e fece accomodare quella del precedessore.

E quando fu nominato cardinale, bloccò i fedeli benestanti che avevano prenotato il volo per Roma e impose loro di versare il denaro ai poveri. Privo di esperienza in Curia, poco noto ai porporati africani e asiatici, Bergoglio si rivelò nel sinodo del 2001, quando a sorpresa prese il posto di Edward Egan richiamato a New York dal crollo delle Torri e incantò i colleghi con la sua oratoria.

In patria è considerato poco meno di un santo. Schivo, amico dei suoi preti che hanno un numero dove possono telefonargli pure la notte senza filtri: risponde sempre lui , vicino ai poveri: il Giovedì santo non ha mai celebrato la lavanda dei piedi in cattedrale, come da tradizione, ma nell' ospedale Muñiz per malati di Aids, nel carcere di Devoto, in un ricovero per senzatetto e in un ospedale pediatrico. Quest' anno ha lavato i piedini dei neonati di un reparto maternità.

IL PERSONAGGIO
L' argentino che arriva dal Piemonte Jorge Mario Bergoglio è nato a Buenos Aires il 17 settembre ' 36. Si diploma come tecnico chimico, poi entra in seminario e nel ' 58 sceglie il noviziato tra i gesuiti. Dopo gli studi umanistici in Cile torna in Argentina e si laurea in filosofia e teologia. Ordinato sacerdote nel ' 69, dal ' 98 è arcivescovo di Buenos Aires e cardinale dal 2001

 

BERGOGLIO RATZINGERCardinale Stanislao DziwiszCristina KirchnerJORGE BERGOGLIO E CRISTINA KIRCHNER jpeg

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....