IL CONCLAVE CALA LA CLAVA SULLA CURIA - DALL’11 MARZO VIA ALLE SESSIONI DI VOTO, MA GLI EQUILIBRI GIÀ SONO DEFINITI - I PORPORATI USA PARTIRANNO IN QUARTA CON GLI SCANDALI PEDOFILIA E IOR, PER DIMOSTRARE CHE LA CHIESA ROMANA È BRUTTA E CATTIVA, QUINDI “È IL MOMENTO DI CONSIDERARE IN PARTICOLARE L’AMERICA LATINA”: JORGE BERGOGLIO, ODILO P. SCHERER, FRANCISCO R. ORTEGA….

Giacomo Galeazzi per "La Stampa"

Sempre più probabile che il conclave si apra l'11 marzo: la macchina si è messa rapidamente in moto. I porporati hanno ricevuto la lettera di convocazione e lunedì alle 9,30 entreranno nell'Aula del Sinodo. Due sessioni al giorno. Ieri mattina si è svolta la prima riunione tecnica in vista delle congregazioni generali. Il decano Sodano, il vicecamerlengo Celata e il segretario del sacro collegio, Baldisseri hanno discusso «gli argomenti da trattare riprendendo in mano la costituzione apostolica», riferisce padre Federico Lombardi.

Intanto il camerlengo Bertone ha apposto sotto l'occhio delle telecamere i sigilli all'appartamento pontificio con in mano la «ferula», una sorta di scettro che indica la responsabilità di «reggitore» della Chiesa durante la sede vacante. In realtà (come chiarisce la nota inviata giovedì alle 20,01 alle rappresentanze diplomatiche) fino alla fumata bianca i referenti della Santa Sede sono Sodano e il sostituto Becciu.

Lunedì i conclavisti Usa intendono discutere di Vatileaks e (mala)gestione dei Sacri Palazzi. «Visto che gli scandali accadono in una Curia a maggioranza italiana, è un modo per lanciare un papabile extraeuropeo»,osservano Oltretevere. L'arcivescovo di Chicago, Francis George assicura: «Analizzeremo la "governance" della Chiesa con chi ha realizzato il rapporto-Vatileaks».

Gli scandali avranno un peso notevole. Gli ultimi otto anni sono stati segnati da nodi che affondano le radici nei decenni precedenti ma sono venuti al pettine solo nell'era Ratzinger. E adesso possono influire sulla scelta del suo successore. Non c'è una «agenda» prefissata del conclave, ma la pedofilia nel clero inciderà. Benedetto XVI ha preso estremamente sul serio la questione. Ha dato un «giro di vite» alle norme canoniche, ha scritto una lettera ai cattolici irlandesi, ha incontrato diversi gruppi di vittime, ha fatto dimettere decine di vescovi, ha spinto gli episcopati a collaborare con la giustizia civile.

Questa linea dura ha suscitato plauso di alcuni, critiche di altri. Il «ratzingeriano» Schoenborn si è scontrato con Sodano, Gomez col predecessore Mahony. A Los Angeles Analogo potere «interdittivo» avrà nella Sistina un altro «convitato di pietra»: lo Ior. Il Vaticano è sotto osservazione di Moneyval, organismo del Consiglio d'Europa che misura l'adeguamento agli standard internazionali anti-riciclaggio. Il nuovo Pontefice dovrà affrontare la crisi economica che tocca anche le «sacre casse», i rischi dei mercati finanziari e una maggiore «accountability» divenuta improcrastinabile per i maggiori contributori della Santa Sede (Usa,Germania).

Temi spinosi che non incideranno sulla scelta di un Papa-manager, ma potrebbero mettere fuori gioco candidati privi di senso pratico e oculatezza pastorale. Non a caso vengono ritenuti «papabili» due membri del consiglio di sorveglianza dello Ior, il brasiliano Scherer e l'indiano Toppo. Con la possibilità finora solo teorica di un «papato a termine». Comunque la pensino i cardinali sull'opportunità che il successore di Benedetto XVI muoia o meno ancora Papa, l'ipotesi che l'eletto tra qualche anno possa lasciare il pontificato è ricorrente nei conciliaboli.

2. L'IPOTESI DI UN PONTEFICE LATINOAMERICANO PER DARE UN FORTE SEGNALE DI CAMBIAMENTO
Andrea Tornielli per "La Stampa"

«Quattro anni di Bergoglio basterebbero per cambiare le cose...», sussurra un porporato amico di lunga data dell'arcivescovo di Buenos Aires. C'è il nome di un cardinale che non entra nelle rose dei «papabili» di questi giorni, a motivo della sua età: quello del settantaseienne gesuita Jorge Mario Bergoglio, di origini torinesi, arcivescovo della capitale argentina.

Il candidato che alla terza votazione del rapidissimo conclave del 2005 ottenne una quarantina di consensi risultando il candidato più votato dopo Ratzinger. Negli ultimi anni il suo prestigio si è accresciuto nella Chiesa latinoamericana e anche all'interno del collegio cardinalizio.

Non è escluso che possa ancora raccogliere dei voti, ma certamente sarà una delle figure chiave destinate ad avere peso nelle congregazioni generali e sul conclave. Nella sua diocesi, già da tempo la Chiesa va nelle strade, nelle piazze, nelle stazioni per evangelizzare e amministrare i sacramenti.

«Tutta l'attività ordinaria della Chiesa si è impostata in vista della missione - ha detto Bergoglio parlando dell'evangelizzazione - Questo implica una tensione molto forte tra centro e periferia, tra la parrocchia e il quartiere. Si deve uscire da se stessi, andare verso la periferia. Si deve evitare la malattia spirituale della Chiesa autoreferenziale: quando lo diventa, la Chiesa si ammala.

È vero che uscendo per strada, come accade a ogni uomo e a ogni donna, possono capitare degli incidenti. Però se la Chiesa rimane chiusa in se stessa, autoreferenziale, invecchia. E tra una Chiesa accidentata che esce per strada, e una Chiesa ammalata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima».

In occasione del concistoro del febbraio 2012, celebrato nel pieno della bufera dei vatileaks, Bergoglio aveva affermato che il «peccato peggiore nella Chiesa» è «l'atteggiamento della mondanità spirituale», nel quale rientrano anche «il carrierismo e la ricerca di avanzamenti». A lui potrebbero guardare coloro che si augurano un significativo cambio di passo.

Della possibilità di eleggere un candidato proveniente dall'America Latina ha parlato il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi: «A mio parere è giunto il momento di guardare anche fuori dall'Italia e dall'Europa e in particolare di considerare l'America Latina».

I questa direzione potrebbero orientarsi anche porporati che sono stati nunzi apostolici in quei Paesi, come il presidente del Governatorato Giuseppe Bertello e il prefetto della Congregazione delle Chiese orientali Leonardo Sandri.

Ma anche curiali navigati ormai emeriti come Giovanni Battista Re. Uno dei nomi che viene fatto con maggiore frequenza è quello dell'arcivescovo di San Paolo del Brasile, Odilo Pedro Scherer, 63 anni, un prelato che non ha - e questo potrebbe non giovargli un carattere «latino» e brasiliano. Dal 1994 al 2001 è stato officiale della Congregazione dei vescovi.

E oggi è inserito nelle commissioni cardinalizie che sovrintendono lo Ior e gli affari economici e finanziari della Santa Sede. Un altro possibile candidato dell'aerea geografica latinoamericana è l'arcivescovo di Guadalajara, il messicano José Francisco Robles Ortega, 64 anni. Ma i cardinali elettori dell'America Latina voterebbero per un loro connazionale? È possibile che alcuni di loro dirigano le preferenze verso altri candidati, come ad esempio il canadese Marc Ouellet, che ha abitato per molti anni in Sudamerica.

Per quanto riguarda invece i «papabili» europei, nei pourparler si consolidano, in vista delle prime votazioni, le posizioni dell'arcivescovo di Milano Angelo Scola, 71 anni, e dell'arcivescovo di Budapest Peter Erdö, 60 anni.

Un elemento comune che emerge è la voglia di un cambiamento di rotta, innanzitutto nella gestione della Curia romana, ma non solo. In quale direzione attuarlo, sarà oggetto delle discussioni nelle congregazioni generali che iniziano lunedì. La settimana prossima sarà decisiva per sapere quale Papa uscirà dal conclave.

 

 

IL CARDINAL SODANO ABBRACCIA PAPA RATZINGER DOPO L ANNUNCIO DELLE DIMISSIONIpadre georg bertone papaCARDINALE MAHONY jpegChristoph SchoenbornODILO PEDRO SCHERER jpegODILO PEDRO SCHERER jpegODILO PEDRO SCHERER jpegScherer resize ANGELO SCOLA ARCIVESCOVO DI MILANO jpegJORGE MARIO BERGOGLIO ARCIVESCOVO DI BUENOS AIRES jpegBenedetto XVI con il cardinale Angelo Scolaarticle

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