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CONFALONIERI 1 – LETTA 0 – LA NUOVA METAMORFOSI DI BERLUSCONI DA LIBERALE EUROPEISTA A SOVRANISTA "SFASCISTA", CON SALVINI E MELONI, È LA VITTORIA DELLA FAZIONE MILANESE DI “FIDEL” SU QUELLA ROMANA DELL’EMINENZA AZZURRINA – IL PRESIDENTE ETERNO DI MEDIASET HA DICHIARATO IN PUBBLICO IL SUO GRADIMENTO PER GIORGIA MELONI, E NON SI È MAI ENTUSIASMATO PER DRAGHI. COSA CHE INVECE HA FATTO LETTA, CHE HA FATTO RECLUTARE A "MARIOPIO" GELMINI-CARFAGNA-BRUNETTA (SCATENANDO L'IRA DEL DUPLEX TAJANI-RONZULLI)

Carlo Tecce per “L’Espresso”

 

SILVIO BERLUSCONI VERTICE CENTRODESTRA

Ci siamo cascati un'altra volta. Confusi da quel solito doppio strato di cerone o di calza color carne. Il solito Silvio Berlusconi, ineffabile e pure imprendibile, il Caimano mai sazio di morsi, ci ha fregati ancora.

 

Così diverso e sempre uguale a sé stesso, immune agli acciacchi, ai giudici come gli piace dire, al calendario come non gli piace dire, ha diretto la caduta di governo col solito piglio da padrone di casa anche se Forza Italia è una casa sempre più piccina e di periferia.

 

BERLUSCONI SALVINI MELONI

La postura non ha mai patito sondaggi e risultati elettorali. E i giorni di agonia del governo di Mario Draghi ci consegnano una immagine potente che può apparire una replica, di quelle che su Mediaset preferiscono perché non costano e hanno già ricevuto un vaglio di pubblico, spesso positivo.

 

Ecco il Caimano, più lento nei movimenti e non meno truccato, più propenso ad ascoltare che a inondare di parole, con maglie più larghe e coperto sul collo, che perentorio detta la linea.

berlusconi marta fascina

 

Con una mano per tenersi sul bracciolo della poltrona di vimini e con l'altra consegnata alla giovane fidanzata Marta Fascina, quasi moglie dopo un quasi matrimonio, in una villa, villa Grande, tra i pini marittimi sull'Appia antica, non più nel centro di Roma nel maledetto palazzo Grazioli, e il giovane alleato Matteo Salvini, chissà quanto delfino, i suoi delfini si perdono appena nuotano in acqua alta, piegato sull'addome per tendere l'orecchio verso il Caimano.

 

DI MAIO SALVINI CONTE

Forza Italia incluse le sue declinazioni, rifondazioni e mal riuscite fusioni ha iniziato la sua settima legislatura (2018) da partito battuto, a sorpresa - perché fu una sorpresa, non bisogna cestinare gli appunti recenti - scalzato alla guida del centrodestra proprio da Matteo Salvini con la nuova Lega sovranista e non più federalista e incalzato nelle retrovie dai nipoti missini di Giorgia Meloni con Fratelli d'Italia.

 

silvio berlusconi bacia marta fascina

Matteo e Giorgia erano così affettuosi con nonno Silvio, e a volte infastiditi, eccome, chi si scorda le scenette durante le consultazioni al Quirinale, soltanto perché volevano spartirsi l'eredità, mica altro, non c'era altro, non un'idea comune, giusto le tasse, i magistrati, la sinistra, toh. Poi Matteo l'ha tradito con i Cinque Stelle, i nemici giurati di Berlusconi, Forza Italia, di ogni cosa avesse le sembianze berlusconiane. Tutto.

 

Silvio non l'ha perdonato né maledetto, l'ha aspettato, sicuro che avrebbe combinato guai. Il Caimano si premurò soltanto che i ragazzi Matteo e Luigi (Di Maio) non adottassero provvedimenti contro il conflitto di interessi o lo strapotere di Mediaset. Ottenute le dovute garanzie da Salvini, bene: ragazzi, divertitevi pure finché ve lo permettono.

SALVINI - BERLUSCONI - MELONI - VIGNETTA BY BENNY

 

Durò un anno, cioè dodici mesi di calvario. Dopo i brindisi del Papeete, in un'altra estate afosa, Salvini è tornato ad Arcore spaesato. Berlusconi ci tiene che venga elogiata e ripetutamente elogiata la sua bontà, perciò l'ha fatto entrare, mentre a Mediaset ormai si puntava già su Meloni per fare ascolti (e politica).

 

Allora Salvini ha cominciato a sdoppiarsi, a vivere in sospeso tra la competizione con Giorgia e l'emulazione di un moderato qualsiasi di Forza Italia, a lamentarsi del sostegno di Mediaset a Fratelli d'Italia, ad agognare il supporto di Fedele Confalonieri, a tentare di ridurre la diffidenza di Gianni Letta. Il Caimano, sornione, non gli ha rimproverato nulla.

 

confalonieri berlusconi letta

Anzi l'ha nominato senza nomine ufficiali prossimo titolare di Forza Italia. Salvini ci ha creduto. Ci crede sempre. Non sbaglia a crederci. Forza Italia rimane l'unico modo per raggrumare più consenso di Meloni, cioè sommare i voti forzisti con i voti leghisti. Andare alla casella di partenza ripassando dal via.

 

Siccome Berlusconi rimane un borghese con dei valori variabili, ma pur sempre valori, ha preteso che Salvini vestisse abiti più consoni - quanto adora far vibrare la esse - al centro liberale di Forza Italia. Insomma Salvini ha dovuto accettare Mario Draghi, che Silvio ha reputato figlio suo, prodotto italiano, orgoglio tricolore.

 

giorgia meloni matteo salvini

Fino a un certo punto. Perché il buon Mario non soccorse il governo Berlusconi nel 2011. Anzi. Però nel momento di unità nazionale mica il Caimano, dubbioso e forse un po' rancoroso, poteva sottrarsi all'appello di Sergio Mattarella per salvare il Paese. Il Paese che ama. Agli ordini Salvini, dunque.

 

Draghi ha esagerato, però, nel seguire le indicazioni di Gianni Letta senza coinvolgere gli apostoli di Silvio. Ha reclutato nel suo governo Renato Brunetta, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini e s' è inimicato Antonio Tajani e Licia Ronzulli.

 

licia ronzulli antonio tajani

Quando Forza Italia s' è opposta al trasloco di Draghi al Colle, Berlusconi non se n'è dispiaciuto poiché era più che dispiaciuto, offeso, che Draghi non avesse supportato la sua di candidatura. Per molti mesi Silvio s' è occupato di altro: il Monza da portare in serie A con Adriano Galliani, il senatore più lesto che mercoledì mattina è accorso ai banchi di governo a salutare Draghi; le visite e i controlli all'ospedale San Raffaele; la relazione con Marta mentre la ex Francesca Pascale si sposava con Paola Turci. Per molti mesi, infine, Silvio a Roma c'è venuto di rado e ancora meno, meno volentieri, s' è infilato nelle faccende politiche.

 

RENATO BRUNETTA MARA CARFAGNA MARIASTELLA GELMINI

Quando la cronaca ha richiesto la sua presenza dopo le dimissioni respinte di Draghi, ha imposto che il quartiere generale del centrodestra di governo, ben distinto dal centrodestra di non governo con Fdi, fosse nel suo giardino sull'Appia antica, che i cortei di auto blu fossero costretti a sobbalzare sui sampietrini irregolari, che dieci o venti politici in alta uniforme fossero concentrati a interpretare le sue smorfie.

 

Sospinto da un profondo desiderio di concedersi un'altra campagna elettorale e da un indomabile istinto a essere severo con l'amico chissà quanto amico Mario, s' è infuriato, più di Salvini, dopo la visita a Palazzo Chigi di Enrico Letta e non s' è calmato quando la delegazione di centrodestra di governo è stata ricevuta in serata. Poi ha rovesciato la maggioranza, con più ferocia di Salvini, dopo l'intervento di Draghi in aula.

SILVIO BERLUSCONI E LICIA RONZULLI

 

Il pretesto, e che pretesto, per sfruttare la crepa aperta dagli odiati Cinque Stelle. Quando si alza e se ne va vuol dire che ha prevalso Milano su Roma, che le invettive di Confalonieri, più di un eterno presidente di Mediaset, hanno sovrastato gli inviti alla placida riflessione di Letta.

 

Fedele Fidel Confalonieri ha dichiarato in pubblico il suo gradimento per Meloni e non s' è mai entusiasmato per Draghi (al Colle mai, mai, mai). Forza Italia ha sofferto sino all'ultimo per le sofferenze del governo, ha sbandato perché da anni non ha una precisa direzione. Non importa. Il Caimano ha denti aguzzi e però non produce impronte. Ai posteri si dirà che Draghi era il migliore e anche i migliori sbagliano.

berlusconi confalonieri

Quanto a Matteo Salvini. Si tenga pronto. Non perda la speranza. Il domani è suo. E nemmeno Giorgia Meloni, non deve disperare, Silvio non caccia nessuno, il centrodestra di governo è un luogo accogliente, soprattutto per chi ha un quinto o un quarto dei voti degli italiani. Ragazzi, il futuro è vostro. A Silvio lasciategli il presente. Quello che non finisce mai.

LE PROMESSE ELETTORALI DI SILVIO BERLUSCONI - BY ALTAN

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