giuseppe conte a venezia

DAL CONTE-2 AL CONTE ZERO - IL PREMIER SEMPRE PIÙ SOLO, DIFESO SOLO DAL PD. DI MAIO LO MENA PER AVER PROPOSTO DI REINTRODURRE LO SCUDO PER ILVA - LUI A VENEZIA OFFRE UNA SERIE DI FRASI FATTE ''CI METTEREMO INTORNO AL TAVOLO - UNA RICOGNIZIONE DEI PROBLEMI'' E NESSUNA SOLUZIONE. L'IMPORTANTE È PUBBLICARE FOTO STRUGGENTI SU INSTAGRAM

 

 

 

Dal profilo Twitter di Jacopo Iacoboni:

 

"Necessità di fare squadra"

"ci metteremo intorno a un tavolo"

"venezia ha bisogno di risolvere alcuni problemi strutturali"

"operata una ricognizione dei problemi"

"un approccio strutturale di risoluzione delle emergenze"

 

Nessuna fuffa, nelle parole del premier Conte a Venezia

 

 

 

 

 

 

LA SOLITUDINE DI CONTE DIFESO SOLO DAI DEM

Claudio Tito per “la Repubblica

 

Più che il governo "Conte2" ormai sembra il governo "Conte-solo".

giuseppe conte paola de micheli luca zaia

Nel senso che il presidente del consiglio appare sempre più consegnato alla solitudine. Abbandonato costantemente da quasi tutti i partner di maggioranza, a cominciare dal partito che lo aveva indicato sia nel 2018, sia a settembre scorso: il Movimento 5Stelle. Per i pentastellati è diventato quello che nella Prima Repubblica avrebbero definito un "premier amico". Non il loro premier.

 

Il "paradosso solitario" si è mostrato plasticamente in occasione dell' ultima vicenda, quella più spinosa, che riguarda l' ennesima crisi dell' Ilva di Taranto. Con i grillini pronti a scaricarlo, come ha fatto Luigi Di Maio, pur di non votare lo scudo giudiziario a favore di chi acquisirà l' azienda. E con i renziani decisi ad avanzare esattamente nella direzione opposta. Palazzo Chigi, insomma, si sta trasformando in una torre d' avorio senza ospiti graditi e con tanti nemici.

 

Una situazione nella quale anche il Pd inizia a perdere la pazienza. In questi 75 giorni di attività i Democratici si dicono convinti di essersi spesso schierati più che in difesa, a puntello del premier. Ma iniziano a stufarsi. Persino il più "governista" di tutti, Dario Franceschini, ieri si è lasciato ad andare ad un breve ma significativo sfogo: «Lo stiamo difendendo solo noi».

giuseppe conte con l edicolante veneziano walter mutti

 

Del resto, proprio i ministri del Partito Democratico raccontano che alla fine di ogni Consiglio dei ministri e di ogni vertice della coalizione, si ripete sistematicamente sempre la stessa scena: ci sono due ministri grillini, Di Maio e Spadafora, che con un automatismo perfetto attaccano l' esecutivo e direttamente il presidente del Consiglio.

 

Dopo l' ultima riunione di maggioranza sulla Legge di Bilancio e dopo i consulti sull' Ilva, il nervosismo ha allora toccato picchi altissimi. I ministri dem, sbalorditi dagli affondi grillini e dai silenzi dei due colleghi di Italia Viva, hanno iniziato a mostrare segni di insofferenza. In una sorta di improvvisata riunione di delegazione, da Franceschini a Francesco Boccia, da Vincenzo Amendola a Roberto Gualtieri, tutti se ne sono lamentati: «Fino a quando possiamo sopportare questo clima? Fino a quando possiamo accettare di essere i soli a difendere il presidente del Consiglio?

 

giuseppe conte a venezia

Quanto ci rimettiamo ad essere, e soprattutto ad apparire, come gli unici responsabili?». E i propositi dichiarati esplicitamente da Renzi di svuotare i consensi del Pd stanno acuendo sospetti e insofferenze.

 

La conflittualità tra alleati sta allo modificando soprattutto la natura del governo. Le ostilità del M5S nei confronti della presidenza del Consiglio stanno provocando in Conte una sorta di strana palingenesi. Una specie di rovesciamento di ruoli. C' è chi inizia a dare un soprannome a sorpresa all' ex professore di diritto privato: "Lambertow". Proprio come Lamberto Dini.

 

Perché la sua parabola politica sembra simile e in una certa misura anche quella della legislatura.

Nel 1995, infatti, Dini venne nominato capo del governo su indicazione di Forza Italia, partito più numeroso in Parlamento. Nel primo gabinetto Berlusconi, quello del 1994, aveva ricoperto il ruolo di ministro del Tesoro. Dopo che l' allora segretario leghista Umberto Bossi provoca la crisi, la squadra di "Lambertow" nasce con i voti fondamentali dei forzisti. Ma poi lentamente l' ex Direttore generale della Banca d' Italia venne ostracizzato dal Cavaliere e via via indossò nuovi panni nel nascente Ulivo di Prodi. Quella fu una delle legislature più brevi della storia, due soli anni, e le elezioni portarono alla vittoria ulivista. Cui contribuì anche Lamberto Dini che si presentò alle urne con un suo partito Rinnovamento italiano.

giuseppe conte a venezia

 

Un precedente e un percorso che inizia a insospettire Di Maio e mette in allarme Italia Viva. E di conseguenza accresce il nervosismo tra i giallorossi e l' isolamento di Conte. Soprattutto dopo l' emergere della nuova operazione dei "responsabili" in Parlamento, ossia di quei parlamentari - soprattutto di Forza Italia, ironia dei corsi e ricorsi storici - che, nel caso in cui tra i grillini dovessero manifestarsi dei dissensi definitivi, potrebbero provare a fare da stampella al governo. E in futuro impegnarsi in una sorta di nuovo Rinnovamento italiano, ossia una Lista Conte.

 

La vera differenza, però, è che rispetto al 1996 manca un progetto politico nel centrosinistra, manca una leadership consolidata e l' attuale governo conta su numeri in Parlamento ben diversi. Dini durò oltre un anno e al Senato ricevette la fiducia con ben 191 voti, quasi trenta in più di quelli ottenuti dal secondo esecutivo Conte. La maggioranza è più fragile nei numeri e più divisa nelle prospettive.

 

LA FIDUCIA IN GIUSEPPE CONTE DOPO IL CASO ILVA - 13 NOVEMBRE 2019

La solitudine del premier, dunque, sta diventando un caso. Tutti i partiti che lo sostengono si sentono più forti se ne prendono le distanze. Perché tutti pensano che le elezioni siano dietro l' angolo. E che questo governo non rappresenti una garanzia di successo, né un parafulmine e nemmeno l' antidoto al salvinismo. Ossia proprio la ragione sociale che ha dato vita all' alleanza giallorossa. Come ripete Franceschini, allora, «non possiamo difenderlo solo noi».

conte di maiogiuseppe conte dario franceschinigiuseppe conte luigi di maio dario franceschinigiuseppe conte paola de micheli

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."