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CONTE E GUALTIERI CI SONO RIUSCITI: A POCHI GIORNI DAL VOTO INCASSANO DA BRUXELLES L'OK SULLA RIDUZIONE DELLE TASSE COI SOLDI DEL RECOVERY FUND (MA GLI SGRAVI DEVONO ESSERE LEGATI ALLE RIFORME) - PUR DI NON FAR STRAVINCERE I SOVRANISTI, NELLA COMMISSIONE EUROPEA SONO DISPOSTI A TUTTO. BASTERÀ L'ENNESIMA PROMESSA (TUTTA DA REALIZZARE) A CONVINCERE GLI ELETTORI CHE QUESTA COALIZIONE S'HA DA PREMIARE?

 

Alessandro Barbera per ''la Stampa''

 

 Con il debito schizzato a 2.560 miliardi il redde rationem è vicino. Per quanto tempo ancora l'Italia potrà permettersi di far salire senza pensieri il già gigantesco debito pubblico? Ai piani alti delle cancellerie e delle istituzioni europee la domanda inizia a circolare con un filo di ansia. Fra i nordici c'è chi la pone ormai con tono provocatorio: per quanto tempo ancora la Bce dovrà fare da paracadute agli irrisolti problemi italiani? Il virus è ancora fra noi, ma con il passare dei mesi le ragioni dell'emergenza cedono il passo al realismo di chi preme per rientrare nelle regole europee.

 

Nelle conversazioni fra i banchieri centrali dell'area euro c'è già chi propone di accorciare la durata del piano straordinario di acquisto dei titoli pubblici, sostenendone l'inutilità fino al 2022. Ecco perché passato il voto amministrativo Pd e Cinque Stelle dovranno sedersi al tavolo e affrontare uno dei tanti problemi aperti: come finanziare la legge di bilancio per il 2021 senza affidarsi al solo disavanzo.

Gualtieri Conte

 

Un problema a dir poco enorme, soprattutto se nel frattempo non dovesse venir meno il veto dei Cinque Stelle ai 36 miliardi di prestito del fondo salva-Stati. Nonostante le elezioni vicine il segretario Pd Nicola Zingaretti lo invoca un giorno sì e l'altro pure, ma Di Maio non ne vuol nemmeno sentir parlare: il timore è che di fronte al voto parlamentare il gruppo grillino si spacchi come una mela lasciando il governo senza maggioranza. Dunque che fare? Nelle sempre più frequenti telefonate fra Roma e Bruxelles la questione è già ampiamente dibattuta.

 

La soluzione è quella impostata da mesi, e che in fondo è la vera ragione alla base dell'accordo di luglio: aiutare l'Italia a sfruttare al meglio le risorse del Recovery Fund. Paolo Gentiloni, il commissario italiano all'Economia, è piuttosto preoccupato dalla piega presa dal dibattito, e per questo ripete alla noia di concentrare le risorse su pochi progetti qualificati. Sul tavolo del ministro degli Affari europei Enzo Amendola ne sono piombati più di seicento, l'obiettivo è di scremarli a poco più di cento, massimo centoventi. Per evitare ricadute di immagine in piena campagna elettorale, si è deciso di rimandare la scelta delle priorità ai primi di ottobre.

 

ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE

Nel frattempo il ministro del Tesoro Roberto Gualtieri cerca di evitare di trovarsi i fondi dispersi in mille rivoli e di dirottarli verso le riduzioni fiscali. L'occasione è unica perché quei soldi - poco importa se prestiti o a fondo perduto - non dovrebbero essere conteggiati come nuovo debito. Un vecchio adagio della politica è «prima le cose si fanno poi si annunciano». Se dovessimo affidarci alle versioni ufficiali l'ipotesi di tagliare le tasse coi fondi europei sarebbe da escludere.

 

La verità sta fra le righe dell'ultima audizione di Gualtieri. «Il supporto europeo serve per finanziare pacchetti di investimenti e riforme. Non può consistere in un'ondata di spesa o tagli d'imposta non sostenibili nel tempo». Le parole chiave sono «riforme» e «tagli sostenibili». Rispetto alle prime dichiarazioni il no all'uso dei fondi europei per tagliare le tasse è già un ni.

 

VERTICE EUROPEO CONTE MERKEL MACRON SANCHEZ VON DER LEYEN

Bruxelles ha già fatto sapere all'Italia che il margine per finanziare riduzioni fiscali con i soldi del Recovery c'è, ciò che conta è che quei tagli contribuiscano a realizzare gli obiettivi dell'Unione: crescita, competitività, innovazione, meno emissioni e città pulite. Quasi tutte le riduzioni di tasse annunciate dal governo sono comprese fra queste: l'allungamento dei bonus energetici, gli sgravi fiscali per le imprese che investono in tecnologia, l'incentivo all'uso della moneta elettronica.

 

Di qui in poi la trattativa con Bruxelles sarà per allargare il più possibile la crepa nelle rigide convinzioni dei Paesi nordici che non vogliono creare debito comune per finanziare singoli deficit. L'argomento delle cancellerie meno austere è semplice: l'unico modo per sostenere la ripresa senza aumentare la spesa sono le riduzioni d'imposta. Per l'Italia non è una sfida semplice, e l'esito si saprà solo nel primo trimestre del 2021, dopo aver presentato un piano dettagliato che dovrà essere passato dal giudizio della Commissione e del Consiglio dei capi di Stato. L'Italia si gioca più di duecento miliardi di risorse e le residue speranze di riprendersi da una crisi di crescita ormai ventennale.

 

 

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