renzi conte

CONTE HA FATTO “BECCO” RENZI? MATTEUCCIO COME UN MARITO CORNUTO TEME DI ESSERE L’ULTIMO A SAPERE LE COSE: “IL PREMIER E' TROPPO SERENO. MAGARI HA GIÀ UN ACCORDO CON BERLUSCONI, MAGARI UN PEZZO DI FORZA ITALIA GLI HA GIÀ GARANTITO I VOTI IN PARLAMENTO. MI SEMBRA UN ERRORE POLITICO E UN AZZARDO NUMERICO" - E POI DICE NO ALL’IPOTESI RIMPASTO, INSISTE SUL MES E TORNA A MENARE SUL RECOVERY PLAN – LE CRITICHE AL PD E  L'ATTACCO AL CONTE-CASALINO: "SI STA GRANDEFRATELLIZZANDO UNA QUESTIONE VITALE PER L'ITALIA"

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/qui-radio-colle-ndash-avvisate-conte-non-trovera-rsquo-sponde-257579.htm

 

 

Tommaso Labate per corriere.it

renzi mejo dello sciamano di washington

«Conte mi sembra troppo sereno. Dovrebbe essere preoccupato, invece mi pare che non lo sia affatto. Magari ha già un accordo con Berlusconi, magari c’è un pezzo di Forza Italia che gli ha già garantito i voti in Parlamento che verrebbero meno senza Italia Viva. Non riesco a spiegarmi altrimenti questa sua tranquillità. A questo punto della storia non si può escludere nulla. E poi oh, com’è che si dice, il “becco”», che è il modo in cui in Toscana si identifica il marito tradito, «è sempre l’ultimo a sapere le cose? Magari hanno già combinato tutto e io non lo so».

 

 

 

GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI - BY GIANBOY

Raggiungere telefonicamente Matteo Renzi ieri pomeriggio significa avere accesso in prima visione a una scena del film della crisi che prima o poi doveva arrivare. È il momento in cui anche il giocatore più esperto, di fronte alla mano che può cambiargli la vita, mette in conto lo scenario peggiore. Quello di perdere tutto. Ci sono precedenti storici fin troppo noti in cui tra Renzi e il premier in carica c’è di mezzo quell’aggettivo, «sereno». Ma stavolta la storia è diversa. Renzi non invita alla serenità, come fu con Enrico Letta; la vede già, la serenità, nell’atteggiamento di Conte.

 

«Che cosa sta combinando nel momento in cui il Paese è nella melma (la parola è un’altra, ndr)? Nulla, se non “grandefratellizzare” una questione politica di vitale importanza per il futuro dell’Italia», ragiona l’ex premier. E ancora: «Venerdì sera hanno fatto uscire questa storiella secondo cui Italia Viva pretendeva di mettere il Ponte nello Stretto tra i progetti del Recovery. Gli ha detto sfiga, e ha detto fortuna a me, che proprio in quel momento ero intervistato in diretta tv su Rete 4 da Barbara Palombelli e le stavo giustappunto dicendo che il Ponte, nel Recovery Plan, non ci può stare...».

renzi conte

 

 

 

Non c’è nulla nel tono della voce di Renzi che lasci immaginare, dietro quel telefono, le sembianze di un uomo che ha paura. Tutt’altro. Eppure in questa partita lunghissima, che Conte e il leader di Iv possono pareggiare ma che uno dei due può anche perdere male, la sconfitta va messa in conto. O no? «Guardate, io non dico che Conte se ne deve andare a casa a tutti i costi. Per me può anche rimanere premier fino a fine legislatura e farsi la maggioranza con Brunetta o con chi vuole lui, se riesce. Dico però che se l’andazzo continua a essere questo, e cioè il governare senza combinare un tubo, io non voglio essere corresponsabile... Iv non ha mica paura di andare all’opposizione, sa?».

 

L’uomo che a ragione si vanta di aver confinato all’opposizione Salvini nell’agosto del 2019, insomma, non mostra la paura di fare la stessa fine nel gennaio del 2021. «Così, avanti, non andiamo. Se Conte ha un accordo con Berlusconi possiamo passare ai banchi dell’opposizione», ripete. Il filo dei contatti con il premier si è interrotto. Ma, stando alle confidenze che Renzi fa ai suoi, quando due non si sentono spesso la colpa è di entrambi e non di uno solo.

GIUSEPPE CONTE - MATTEO RENZI

 

«Ho letto», dice sorridendo, «che mi avrebbe cercato e che io non gli avrei risposto. Mi chiama la vigilia di Natale, io non potevo rispondere, mi manda un messaggio del tipo “era solo per scambiarci gli auguri” e io rispondo con cortesia “anche a te e famiglia”. Ci sono dei messaggi poi alla fine dell’anno, dello stesso tenore. E un ultimo di Conte in cui gli preannunciava una telefonata di Gualtieri sulla revisione del Recovery plan. E poi più nulla». Il film della crisi è arrivato a uno di quei momenti che sembra un punto morto. Che magari, come spesso succede quando si è convinti di osservare il nulla, nasconde un colpo di scena. Oppure no.

 

 

CRISI DI GOVERNO

 

Giada Ferraglioni per open.online

 

Il leader di Italia Viva: «Il premier è convinto di avere i voti in Aula. Un errore politico e un azzardo numerico». E sul Recovery Plan dopo l’incontro con Gualtieri: «Solo approssimazioni e nessun contenuto»

conte renzi

 

«Non chiedetemi di essere paziente» aveva detto Giuseppe Conte ieri, 9 gennaio, in un post su Facebook che risuonava come un’ultima chiamata a Matteo Renzi. La prospettiva dei prossimi giorni è quella di un piano di marcia serrato: martedì 12 gennaio l’approvazione del Recovery Plan, poi il tavolo per il patto di legislatura e, infine, un corposo rimpasto. Se Italia Viva la respingerà – fa intendere il premier – è pronta la sfida in Aula (in piena crisi da Coronavirus). Ma Renzi fa ancora resistenza: non cede, dice, nemmeno davanti a un Ministero di peso per lui e i suoi. E dubita che quello del premier sia un piano realistico: «Conte è già convinto di avere i voti in Aula, forse di Forza Italia: ma mi sembra un errore politico e un azzardo numerico».

 

 

 

conte renzi

A Renzi non è bastato nemmeno l’incontro con Roberto Gualtieri, ministro del Tesoro, sui contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). «Solo approssimazioni e nessun contenuto», ha detto in un’intervista a Repubblica. Italia Viva ha presentato 62 richieste di correzioni al testo e ora, prima di dire se siano soddisfatti o meno, vogliono vedere la nuova versione. Non bastano, quindi, le modifiche su infrastrutture e sanità già ottenute: se il piano definitivo non soddisferà le loro richieste, al prossimo Cdm andrà in scena lo showdown.

 

matteo renzi roberto gualtieri

I renziani ormai sono allo scontro aperto su tutto: chiedono a Conte di dire sì al Mes – pur conoscendo le difficoltà che avrebbe nel far passare la decisione con il principale azionista di governo, il M5s -, premono sulla delega dei servizi segreti, lo accusano di non ave criticato esplicitamente Donald Trump per i fatti di Capitol Hill. E criticano anche il Partito Democratico, che non si è detto disponibile a un governo senza Conte o a esecutivi tecnici. «Non esiste – dice Renzi – che il Pd si suicidi in nome della difesa del premier, che ha firmato con Matteo Salvini i decreti sicurezza e che si è proclamato populista e sovranista al fianco di Trump».

 

MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE

La questione sembra diventata un braccio di ferro tra Giuseppe e Matteo, oltre che tra gli uomini politici. Una disputa personale. Ma il fondatore di Iv smentisce: «Magari fosse una questione di relazione umana: la verità è che noi facciamo proposte politiche e cadono nel vuoto». Su una cosa i leader dell’esecutivo e di Iv sono d’accordo: «Non c’è più tempo». Dopo le aperture verso le richieste di Renzi, Conte non sembra più disposto a tirarla ancora per le lunghe. Ma i renziani restano pronti alla rottura con le dimissioni delle due ministre, Elena Bonetti e Teresa Bellanova, sulla punta delle dita. E la crisi di governo è uno scenario tutt’altro che spazzato via.

 

MATTEO RENZI E GIUSEPPE CONTE COME BUGO E MORGANmatteo renzi come antonio conteMATTEO RENZI GIUSEPPE CONTEMURALES A MILANO – MATTEO RENZI E MATTEO SALVINI ACCOLTELLANO GIUSEPPE CONTE GIULIO CESARE

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO