CONTE HA MESSO FABRIZIO PALERMO NEL MIRINO. VUOLE DARE LA SUA POLTRONA AD ARCURI QUANDO IN PRIMAVERA SCADRÀ IL CDA DI CASSA DEPOSITI E PRESTITI INSIEME AD ALTRE CENTINAIA DI SUCCULENTE NOMINE STATALI - GLI ADDEBITA PERSINO IL CASINO CON AUTOSTRADE, CHE INVECE È TUTTO DEMERITO DI PAOLA DE MICHELI. MA SE IL PREMIER ''RIMPASTA'' LA MINISTRA DOVRÀ CAMBIARNE ANCHE ALTRI, E OGNI MODIFICA PUÒ SOLO INDEBOLIRLO O COMMISSARIARLO. DUNQUE SE LA PRENDE CON PALERMO, CHE INVECE PUÒ CONTARE SULL'APPOGGIO DI ZINGARETTI. ECCO PERCHÉ

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1. CONTE HA MESSO PALERMO NEL MIRINO. VUOLE DARE LA SUA POLTRONA AD ARCURI

DAGONEWS

 

DOMENICO ARCURI GIUSEPPE CONTE DOMENICO ARCURI GIUSEPPE CONTE

Tra chi si trova in difficoltà dopo il voto c'è anche Fabrizio Palermo, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti, la società che la pandemia ha trasformato ancora di più in una para-Iri strattonata dal governo e tirata in ballo per tutte le partite più importanti, da Autostrade alla rete unica, dalla Borsa Italiana fino agli hotel in crisi, fino a Webuild, quel coacervo di società attive nel settore delle infrastrutture e grandi opere capitanate da Salini-Impregilo.

 

PAOLA DE MICHELI ROBERTO SPERANZA PAOLA DE MICHELI ROBERTO SPERANZA

Il povero Palermo è finito nel mirino del premier per il dossier Autostrade. Lungi dall'essere risolto, i Benetton si sono aggrappati al gonnellone della Commissione europea, schierandola contro il governo italiano. Il vero responsabile di questa crisi nel negoziato è ovviamente la ministra dei Trasporti e Infrastrutture, quella Paoletta De Micheli che era già data per ''rimpastata'' prima dell'esito elettorale.

 

PAOLA DE MICHELI GIUSEPPE CONTE PAOLA DE MICHELI GIUSEPPE CONTE

Invece Giuseppi sa che a toccare gli equilibri del governo l'unico che rischia di essere commissariato è lui, e dunque gli tocca difendere a tutti i costi la ministra (già vedette della VeDrò lettiana sponsorizzata dalle Autostrade, oggi in mano al capo di gabinetto Alberto Stancanelli e all'''advisor'' Mauro Moretti). Un bersaglio però gli serve, e dunque ecco le frecciate a Palermo. Che si trova un mezzo nemico anche nel ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli, e un osservatore (critico) in Luigino Di Maio.

GIUSEPPE CONTE FABRIZIO PALERMO GIUSEPPE CONTE FABRIZIO PALERMO

 

L'unico schieratissimo a favore dell'ad di Cdp è Nicola Zingaretti, anche in virtù della promozione del ''dirigentissimo'' della Regione Lazio, il fedelissimo Giacomo D'Amico, che dalla Pisana è trasvolato alla comunicazione di Sia spa, società controllata da Cdp Equity. Dopodiché, visto che a Milano si annoiava, D'Amico ha trovato subito un altro posto e un altro stipendio, a Terna, altra partecipata CDP.

 

giacomo d'amico giacomo d'amico

A che serve il lavoro di logoramento del povero Palermo da parte di Conte? A preparare il campo per la primavera, quando la sua poltrona andrà in scadenza e il premier vorrebbe consegnarla a Domenico Arcuri. Ma quale, quello delle mascherine introvabili, dei ''clic day'' che durano meno di un minuto e dei banchi a rotelle che non arrivano e costringono gli studenti in ginocchio?

 

Sì, proprio quel genio. Conte è convinto che sia un grande manager e gli aveva promesso il vertice di Leonardo alla scadenza di Profumo. Ma poi ci si sono messi di mezzo coloro che l'hanno messo a fare l'ad di Leonardo, vale a dire Gentiloni (e Realacci) e Zinga non può certo fare uno sgarbo al Commissario europeo per l'Economia.

alessandro profumo foto di bacco alessandro profumo foto di bacco

 

Ecco allora che Arcuri resta al suo posto di super-commissario con super-stroncature universali solo in cambio della promessa della poltrona più ambita di tutte, visto che controllerà tutto, dall'energia alle telecomunicazioni, cioè quella di Cdp. Ci riuscirà? Ah, saperlo...

 

 

IN BALLO CI SONO 364 NOMINE ILVA E ATLANTIA PARTITE APERTE IN RITARDO LA NEWCO ALITALIA

Roberta Amoruso e Giusy Franzese per ''Il Messaggero''

NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE

 

Il piatto forte delle nomine pubbliche è stato servito prima dell'estate, tra Enel, Eni, Terna, Leonardo, Poste ed Enav. Ma passata la tornata elettorale c'è un'agenda ancora più ricca da mettere a posto per il governo. E non potrà non pesare il nuovo equilibrio tra i soci di maggioranza a Palazzo Chigi, con il Pd più forte e la necessità di puntare dritto ad agganciare Recovery Plan e ripresa. Sul tavolo non ci sono infatti soltanto le 364 caselle da riempire per rinnovare le nomine in 61 società controllate, direttamente e indirettamente dal Mef.

Arcuri Conte Arcuri Conte

 

Ci sono dossier da sbloccare con urgenza come il futuro della Rete unica, tracciato con l'accordo tra Tim e Cdp, il decollo della newco Alitalia, il disimpegno dei Benetton da Autostrade a favore della Cassa e del mercato e il salvataggio dell'Ilva. Ma il governo Conte blindato e più sensibile alla voce di Nicola Zingaretti dovrà anche occuparsi della privatizzazione di Mps, del risiko tv-tlc dopo la bocciatura da parte della Corte Ue della Legge Gasparri, ma del futuro di Borsa Italiana nel gruppo Euronext.

roberto gualtieri roberto gualtieri

 

LE NOMINE

In cima all'elenco delle nomine pubbliche perlopiù almeno formalmente in mano al ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri (e a Riccardo Fraccaro, il sottosegretario Cinquestelle alla presidenza del Consiglio) ci sono Consap, Consip , l'Istituto Poligrafico Zecca dello Stato e Sogesid, c'è Equitalia Giustizia, Trenitalia, Rete ferroviaria italiana, ma anche la nuova società di Alitalia.

 

E poi è da scegliere l'amministratore unico di Rete autostrade mediterranee (Autostrade del mare) e il commissario del Gestore servizi energetici (Gse). Tutti da nominare i board delle tre controllate dello stesso Gse: acquirente unico, Gestore dei mercati energetici e Ricerca sul sistema energetico. Ma sono da indicare anche gli organi di altre controllate da Cdp: Cdp Reti e Fintecna, Cdp Equity (manca il collegio sindacale) e la Sia, che gestisce infrastrutture e servizi per il mondo finanziario, solo per citarne alcuni.

 

I DOSSIER

giuseppe conte con mascherina e fraccaro giuseppe conte con mascherina e fraccaro

Si capirà già nei prossimi giorni, fino a che punto il nuovo equilibrio nella maggioranza può spingere a un avanzamento decisivo nella trattativa tra Cdp e Atlantia-Aspi. Domani il cda Atlantia discuterà dell'ipotesi di convocare a stretto giro l'assemblea chiamata ad approvare il progetto di scissione di Aspi, a conferma della determinazione della holding dei Benetton di seguire questa rotta (alternativa alla vendita con asta) mentre sono ancora in corso le trattative per far entrare Cdp nel capitale di Aspi, con un aumento di capitale dedicato, come chiede la Cassa, o attraverso un'asta, come chiedono i fondi internazionali. È possibile però che il post-elezioni favorisca un'accelerazione a fronte di «impegni rigorosi», come chiedeva Zingaretti a luglio scorso.

fabrizio palermo fabrizio palermo

 

Entro metà ottobre potrebbe arrivare il via libera al piano economico finanziario (Pef) presentato da Aspi. Due settimane fa il Mit aveva condizionato la firma dell'atto aggiuntivo che modifica la concessione (e quindi l'ok al Pef) alla vendita di Aspi a Cdp. Ma ora anche questo semaforo verde potrebbe sbloccarsi pur di far partire 14,5 miliardi di investimenti. Passando ad Alitalia, non sono bastati tre decreti legge in cui si parla della costituzione di una Newco a dare il via alla Nuova Alitalia.

 

patuanelli paola de micheli patuanelli paola de micheli

 A parte le schermaglie con l'Ue sugli aiuti di Stato, il piano è stato frenato dalle divisioni nel governo sulle nomine dei vertici. A giugno il premier Giuseppe Conte ha annunciato via Facebook che il nuovo presidente sarà Francesco Caio e l'ad sarà Fabio Lazzerini, ma mancano ancora gli atti formali. C'è poi il dossier bollente dell'Ilva. Oggi finalmente i sindacati torneranno al Mise (è dal 9 giugno che non venivano convocati), ma non ci sarà l'azienda. La vittoria di Emiliano in Puglia fa prevedere un'accelerazione verso la decarbonizzazione.

 

E d'altronde appena la settimana scorsa è stato l'intero Pd a presentare un documento per appoggiare la soluzione green. Che però è anche la più complicata. A Taranto una completa decarbonizzazione difficilmente potrà essere realizzata prima del 2026. E nel frattempo cosa faranno i dipendenti? C'è poi da stabilire - nel caso ArcelorMittal decidesse di rimanere - a quali condizioni, con quali quote e a quale prezzo Invitalia entrerà in Ami.

 

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