travaglio grillo conte di battista di maio

CONTE È SEDUTO SU UNA POLVERIERA 5 STELLE – “REPUBBLICA” RISPONDE AGLI ATTACCHI DEL “FATTO”: IL NOSTRO WINSTON CHURCHILL ALLE VONGOLE “SA CHE IL VERO PERICOLO, PER LUI, È LA RIVINCITA DEL DELL'ESTREMISMO DEGLI IRRIDUCIBILI (NO-TAV, NO-TAP, NO-ILVA, NO-AUTOSTRADE, NO-MES). MAGARI SOTTO L'OMBRELLO DI CARTA DI MARCO TRAVAGLIO, IL CERBERINO SUSLOVIANO CHE OGGI MONTA DI GUARDIA DAVANTI ALLA PORTA DI CONTE SPARANDO CON LA MIRA DI UN CECCHINO CONTRO CHIUNQUE OSI ALZARE UN SOPRACCIGLIO, PERCHÉ SI RITIENE, ANCORA PIÙ DI GRILLO, IL VERO CUSTODE DELL'ORTODOSSIA GRILLINA”

di maio conte

Sebastiano Messina per ''la Repubblica''

 

Se anche Luigi Di Maio giura di aver messo da parte ogni riserva e ogni gelosia e dice "mi fido ciecamente di Giuseppe Conte", se perfino Alessandro Di Battista, il subcomandante Dibba, dichiara che "lui è un galantuomo", il presidente del Consiglio non dovrebbe avere dubbi sul suo futuro.

 

beppe grillo luigi di maio alessandro di battista contro la legge elettorale

E invece un dilemma continua a rimbalzare nei pensieri di Conte, anche ora che alcuni sondaggi gli assicurano il gradimento di due italiani su tre: all'uscita dal tunnel coronavirus, i cinquestelle lo seguiranno davvero sulla strada che lui sta silenziosamente tracciando, giorno dopo giorno - quella di un pragmatico riformismo light, accanto agli ex nemici del Pd - oppure si faranno affascinare dalle sirene del populismo giustizialista, tornando al settarismo delle origini in nome della perduta identità?

conte meme

 

Che il premier abbia grandi progetti per il suo avvenire politico non è un mistero. "Non mi vedo novello Cincinnato", diceva già a dicembre. Vuole restare, dunque, ma per far cosa? Certo non aspira a fare il "capo politico", un ruolo che non lo attira per nulla, e infatti i rapporti con i ras grillini li tiene Casalino, che di tutti conosce la vita e soprattutto i miracoli di cui hanno beneficiato. Conte ormai vede se stesso come uno statista chiamato dalla Storia a gestire la nostra ora più buia. Come Churchill, che gli piace citare. O come De Gasperi, di cui l'estate scorsa volle incontrare la figlia, Maria Romana.

 

conte casalino

Ma anche se lui si considera un cattolico di sinistra, come Moro, oggi il suo modello sembra piuttosto Giulio Andreotti, che guidò sette governi senza mai neanche pensare di candidarsi alla segreteria della Dc.

 

Se infatti al Divo Giulio riuscì l'impresa di governare sia con la destra liberale di Malagodi sia con il Pci di Berlinguer, Conte è passato dall'alleanza con Salvini a quella contro Salvini senza lasciare Palazzo Chigi neanche per un giorno. E sia prima sia dopo s'è dimostrato un abilissimo mediatore, troncando e sopendo, smussando gli angoli e aggirando ostacoli che a occhio nudo parevano insormontabili.

 

beppe grillo davide casaleggio giuseppe conte 2

Dal giorno in cui è nato il suo secondo governo (era il 5 settembre) il presidente del Consiglio ha capito che il suo futuro politico dipende da quella che una volta sembrava una missione impossibile: portare definitivamente il Movimento 5 Stelle nel campo del centrosinistra. E a questa impresa lavora, neanche tanto sotterraneamente.

 

Una volta sarebbe stato fermato da Beppe Grillo o da Davide Casaleggio. Ma ora le cose sono cambiate. Il fondatore del Movimento è stato il primo a benedire l'alleanza con gli ex "Pdmenoelle", e ora si dedica nel suo dorato iperuranio all'utopia dell'economia circolare. Quanto al giovane Casaleggio, ha perso da tempo il suo potere di burattinaio invisibile.

conte meme

 

La conferma si è avuta qualche giorno fa, quando ha riunito in videoconferenza i notabili pentastellati (da Crimi a Lombardi, da Taverna a Toninelli), vedendosi bocciare all'unanimità la richiesta di eleggere subito, online, il nuovo "capo politico". E il riemergente Di Maio è arrivato a dirgli in faccia - via Skype - che affidare alla piattaforma Rousseau la scelta dei parlamentari si è rivelata alla prova dei fatti una scelta fallimentare. Un doppio schiaffo, un tempo inimmaginabile.

travaglio conte

 

Ma Conte sa che il vero pericolo, per lui, è la rivincita del fondamentalismo qualunquista. Dell'estremismo degli irriducibili (No-Tav, No-Tap, No-Ilva, No-Autostrade, No-Mes). Magari sotto l'ombrello di carta di Marco Travaglio, il cerberino susloviano che oggi monta di guardia davanti alla porta di Conte sparando con la mira di un cecchino contro chiunque osi alzare un sopracciglio, ma poiché si ritiene - ancora più di Grillo - il vero custode dell'ortodossia grillina, lui concepisce l'alleanza con questo Pd "irredimibile" come un'opera di salvezza dei peccatori, i quali dovrebbero "camminare in punta di piedi, con gli occhi bassi e il capo chino". Una visione diametralmente opposta a quella di Conte, definito da Zingaretti "un fortissimo punto di riferimento di tutte le forze progressiste".

LUIGI DI MAIO MARCO TRAVAGLIO GIUSEPPE CONTE

 

Oggi dunque tutti sostengono il premier, e il premier ha bisogno di tutti. Ma presto arriverà il momento delle decisioni. Per il Movimento. Per i suoi trecento parlamentari. E per Conte, che spera di essere la conferma vivente del motto di Prezzolini: "In Italia nulla è più definitivo del provvisorio".

LUIGI DI MAIO MARCO TRAVAGLIO GIUSEPPE CONTEconte travaglioBEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO ALESSANDRO DI BATTISTA

Ultimi Dagoreport

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA