pasquale grasso

LA CORRENTE TI FULMINA - IL CAPO DELL'ANM, PASQUALE GRASSO, LASCIA MAGISTRATURA INDIPENDENTE: LA SUA CORRENTE AVEVA CHIESTO ALL'UNANIMITÀ DI RITIRARE L'AUTOSOPENSIONE AI TRE MEMBRI COINVOLTI NEL CASO PALAMARA-LOTTI, MENTRE L'ANM NE VOLEVA ADDIRITTURA LE DIMISSIONI - ''SIAMO FINITI CONTRO UN ICEBERG, MAGISTRATURA INDIPENDENTE SBAGLIA NELLA DIFESA FIDEISTICA DEI SUOI CONSIGLIERI''. CHE ORA DOVREBBERO TORNARE AL LAVORO

1. ANM: GRASSO, SIAMO FINITI CONTRO UN ICEBERG, MI SBAGLIA

 (ANSA) - "Sono giorni che cerco di convincere il mio gruppo a non suicidarsi e a seguire una condotta realista. Mi pare di vedere dei ballerini che ballano sul ponte mentre il Titanic va verso l'iceberg. Il mio cruccio è di non essere riuscito a far passare un principio che dovrebbe essere condiviso da tutti". Così, in un'intervista a Repubblica, il presidente dell'Anm Pasquale Grasso, che ieri sera ha annunciato le dimissioni da Magistratura Indipendente (MI). "Magistratura Indipendente sta sbagliando nella difesa fideistica dei suoi consiglieri", ribadisce Grasso.

pasquale grasso anm 2

 

 "Mi dicono che generalmente al Csm l'interfaccia con i politici non è una novità, ma il punto qui è che Lotti non è solo un politico, ma un politico inquisito. La mia corrente ha torto perché soggetti che hanno interloquito con un imputato per trattare il destino della procura di Roma devono dimettersi". In merito al fatto che i centristi di Unicost e le toghe progressiste di Area abbiano sfiduciato la giunta, "chiedere il rinnovo della giunta adesso vuol dire approfittare di un momento di debolezza di MI", dichiara Grasso.

 

 

2. CASO PALAMARA, CRISI NELL' ANM GRASSO LASCIA LA SUA CORRENTE

Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera

 

SERGIO MATTARELLA DAVID ERMINI

Le mancate dimissioni dei quattro componenti autosospesi dal Consiglio superiore della magistratura - con tanto di appello a tornare al proprio posto sottoscritto da Magistratura indipendente, la corrente moderata a cui appartengono tre dei quattro - se per ora non paralizza l' attività del Csm, provoca una crisi profonda al vertice dell' Associazione nazionale magistrati.

 

Culminata ieri sera con le dimissioni del presidente Pasquale Grasso dalla sua corrente, proprio Mi, irremovibile nella difesa a oltranza dei suoi consiglieri.

Il «sindacato delle toghe» aveva chiesto mercoledì scorso che i consiglieri coinvolti negli incontri notturni per pianificare il futuro assetto della Procura di Roma con due deputati del Pd (Cosimo Ferri, leader ombra di Mi, e l' ex sottosegretario renziano Luca Lotti) abbandonassero «l' incarico istituzionale del quale, evidentemente, non appaiono degni». Un verdetto dal quale Mi s' è dissociata ufficialmente, determinando le altre tre correnti ad estrometterla dalla Giunta che guida l' Anm.

Antonio Lepre

 

Secondo la sinistra giudiziaria di Area, i centristi di Unità per la costituzione e Autonomia e indipendenza (il gruppo di Piercamillo Davigo nato da una scissione da Mi) l' invito rivolto ai propri consiglieri a riprendere pienamente le loro funzioni «crea un incidente istituzionale senza precedenti e potrebbe condurre all' adozione di riforme dell' organo di autogoverno dal carattere "emergenziale", con il rischio di alterarne il delicato assetto voluto dalla Costituzione a garanzia dell' autonomia e dell' indipendenza della magistratura, senza risolvere i problemi posti dalle gravi recenti vicende». In pratica i tre gruppi accusano il quarto di offrire il destro alla politica di modificare il Csm secondo le volontà contingenti dei partiti, a danno delle toghe e della loro indipendenza.

 

Per eleggere un nuovo governo dell' Anm, è stata chiesta la convocazione urgente di un comitato direttivo che il presidente Grasso aveva già in animo di riunire al più presto.

Finché ieri sera, di fronte al precipitare della crisi, ha deciso di abbandonare il suo gruppo: «Ci sono momenti in cui la casa natale ci sta stretta - spiega -, e si inizia a vedere le cose in modo diverso. È nella natura delle cose umane».

pasquale grasso anm 3

 

In attesa di capire il destino del «sindacato», da oggi si riapre il problema nel Csm. Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli e Antonio Lepre, che si sono astenuti da ogni attività dopo la scoperta della loro partecipazione alle riunioni con Luca Palamara (oggi indagato per corruzione), Ferri e Lotti, dovrebbero tornare al lavoro forti del «mandato» ricevuto dalla corrente. Situazione un po' diversa per il quarto autosospeso, Gianluigi Morlini di Unicost, rimasto senza l' appoggio del gruppo.

 

 In assenza delle dimissioni, nell' organo di autogoverno rimane una situazione di imbarazzo che il vice-presidente Ermini, d' accordo con il Quirinale, ha tentato fino di rimuovere con l' appello al «senso di responsabilità istituzionale» rivolto ai quattro. Caduto per ora nel vuoto. Ieri Area ha nuovamente sollecitato il passo indietro «per consentire una ripresa dell' attività del Csm a pieno regime, evitandone lo scioglimento». E l' ex presidente dell' Anm Eugenio Albamonte, candidato alla guida della corrente, insiste: «Dobbiamo tutelare la fiducia nel Csm, e l' unico modo è quantomeno che restino le auto sospensioni. Non mantenere neanche questo vuol dire portare al caos istituzionale».

 

Paolo Criscuoli

Se non ci saranno ripensamenti, solo qualche iniziativa giudiziaria (da parte dei pm di Perugia titolari dell' inchiesta su Palamara) o disciplinare (del procuratore generale della Cassazione o ministro della Giustizia) nei confronti dei quattro potrebbe determinare ulteriori sviluppi. Gli altri componenti del Csm hanno le mani legate dal vincolo di segretezza imposto dai pm sulle trascrizioni delle intercettazioni degli incontri con magistrati e politici registrati con il telefonino di Palamara.

 

Sul fronte politico l' ex segretario del pd Matteo Renzi denuncia un presunto «festival dell' ipocrisia», sostenendo che le nomine dei procuratori sono sempre frutto di accordi tra magistratura e politica: «Sono state decise con quel metodo lì, che non è stato inventato da Luca Lotti».

Senza però fare cenno al particolare che il suo ex sottosegretario, impegnato nelle discussioni sui nuovi vertici della Procura di Roma, è imputato proprio di quell' ufficio.

EUGENIO ALBAMONTE

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