giuliano ferrara cia

A COSA FA RIFERIMENTO MARCOLINO TRAVAGLIO, QUANDO NELLO SCAZZO CON GIULIANO FERRARA DICE: "MI DISPIACE CHE NON PRENDA PIÙ SOLDI DALLA CIA"? - L'ELEFANTINO, TRA IL 1985 E L'86, FU UN "INFORMATORE PREZZOLATO" DEGLI AMERICANI, LO RIVELO' LUI STESSO NEL 2003 NELLA SUA "AUTOBIOGRAFIA" USCITA SUL "FOGLIO": INCONTRAVA L'AGENTE IN UNA "STAMBERGA DI TRASTEVERE" O AL PINCIO, A ROMA - FERRARA: "MI LIMITAVO A SPIEGARE, ERA L'ANNO DI SIGONELLA. GLI AMERICANI ERANO AVIDI DI SAPERE CHI CAVOLO FOSSE QUESTO OMACCIONE (CRAXI) CHE GLI AVEVA MANDATO I CARABINIERI CONTRO IN UNA BASE USA - I DOLLARI? ERANO AVVOLTI IN UNA BUSTA GIALLINA, FANTASTICA..."

Articoli correlati

VIGNETTE SUGLI EBREI,FERRARA E TRAVAGLIO:ANTISEMITISMO ALLA CARBONARA\',\'LA REPLICA DI MARCOLINO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Estratto dell'articolo di Giuliano Ferrara per “Il Foglio” - 13 maggio 2003

 

giuliano ferrara

[...] Per un anno circa, tra la fine del 1985 e la fine del 1986, tra i tanti lavoretti fatti da F. c'è anche quello di informatore prezzolato della Cia. F. ha già spiegato ieri che nella sua bulimia passionale aveva bisogno di una nuova comunità, e che l'aveva trovata in una relazione professionale, civile e politica con gli ex di Lotta continua che facevano Reporter. Ma una comunità e un leader (Craxi era ormai entrato stabilmente nella sua vita, dopo l'outing) non gli bastavano, al bulimico, e l'ex comunista si procurò un altro Stato guida.

 

SIGONELLA CRISI ACHILLE LAURO

Da eretico divenne, come nel rendiconto sublime di Isaac Deutscher, un rinnegato. O un piccolo “lupo mannaro”, così la Pravda definiva i sessantottardi come Marcuse e Cohn Bendit a cui dava di agenti della Cia venti anni prima. F. ricorda ancora gli incontri, nella stamberga di Trastevere con il giovane sveglio e simpaticissimo agente americano, una cara persona che non vede da quasi vent'anni e di cui serba un magnifico ricordo (il cui nome, naturalmente, F. non farebbe non si dica a richiesta ma nemmeno, come si dice quando si è spavaldi, sotto tortura).

 

Qualcuno aveva corrotto F. e F. si lasciò corrompere senza troppi problemi. E che faceva questo hijo de puta? Ammazzava la gente con l'ombrello avvelenato? Trafugava documenti sulla sicurezza dello Stato approfittando della sua amicizia con Craxi? Bè, purtroppo F. non era così importante. Non era the quiet italian, non viveva in un romanzo di Greene. Si limitava a “spiegare”, cosa che ha fatto tutta la vita, dagli operai torinesi ai riveriti telespettatori.

 

cia central intelligence agency 1

Era l'anno di Sigonella, gli americani erano avidi di sapere chi cavolo fosse questo omaccione che gli aveva mandato i carabinieri contro in una base Usa, erano interessati a capire la sua logica politica. E F. si profondeva in dettagli, analisi, interpretazioni: dalla parte di Craxi, dicendogli quanto era fico e quanto era occidentale.

 

Dettagli molto apprezzati. Una specie di Radio Londra dall'interno del paese più complicato del mondo. Il frisson, il brivido, c'era già a far quattro chiacchiere con l'amico americano, ma tutto cambiò, in meglio, quando cominciarono a offrire qualche dollaro, poca cosa perché mi spiegò, l'amiko, che la legge Gramm-Rundmann aveva tagliato i fondi della Cia. I dollari erano avvolti in una busta giallina, fantastica, del peso giusto. E perdere l'innocenza era meraviglioso.

Giuliano Ferrara _2

 

Qualche conversazione avveniva al Pincio, tra i riverberi della più bella luce del mondo, vicino all'orologio ad acqua, e il passaggio di mano della busta aveva qualcosa di erotico, alludeva alla colpa come nell'adulterio perfetto. Nella politica italiana, buste mai: viste tante, prese nessuna. Non piaceva a F. quell'onesto lavoro dei funzionari di partito. Era un suo difetto (detto senza l'ombra dell'ironia).

 

E non essendo ricattabile, era amato dai compagni che sapevano il fatto loro ma trattato come un alieno, perché in politica non è la capacità di ricatto che fa le carriere ma la disponibilità ad essere ricattati. L'innocenza, si diceva. In fondo poi, per tutta la vita, F. non ha fatto che cercare di capire che cosa sia l'innocenza e quanta vita ci voglia per perderla senza rinnegare un elemento spurio di onestà che negli uomini, per il fatto di essere uomini, deve starsene appartato, riservato, sennò si diventa sciaguratamente persone perbene.

bettino craxi ad hammamet

 

La faccenda spionistica finì alla fine del 1986, complice la televisione. F. teneva su invito di Antonio Ghirelli, che era direttore del Tg2 e gli dava di Falstaff, a F., una rubrichina notturna di politica in cui spiegava Craxi, dalla sua parte, e Andreotti e De Mita e la solita Repubblica, che combatteva apertamente, nella disperazione di Biagione Agnes, rimestando con grazia, sì con molta grazia, nei labirinti avvelenati della prima Repubblica al suo apogeo.

 

Ma se la scrittura è compatibile con la loscaggine, diverso è per la tv. F. la tv la capiva, per così dire, nel profondo della sua coscienza intima. E l'amava come strumento di lotta politica aperta, un altro Ersatz, non era possibile stringere mani di fan e avere quel tipo di riscontro personale, che la parola scritta non conosce, e contemporaneamente continuare con gli incontri al Pincio. Non era possibile per lui.

 

cia central intelligence agency

Così disse: basta. L'amico americano era molto dispiaciuto, tra l'altro cambiava l'interlocutore perché lui se ne rientrava a Langley per altre destinazioni, e tutto venne più facile. Insistettero un po', molto garbatamente, e poi tutto tacque. Molti anni dopo, ai tempi dell'Usa Day dopo la tragedia, ma anche prima in ogni contatto con loro, gli amerikani,

 

F. si domandava: ma lo sanno o non lo sanno che dieci anni fa ero io a confezionargli le schede della politica italiana? E da qualche sguardo birichino, così, nelle more di un cocktail, gli sembrava che sapessero quel che ufficialmente si saprà solo dopo l'apertura degli archivi. Chissà quando. [...]

giuliano ferrara foto di bacco (1)giuliano ferraragiuliano ferrara SIGONELLAGIULIANO FERRARA SI TRUCCA COL ROSSETTO IN PREVISIONE DELLA MANIFESTAZIONE A PIAZZA FARNESE giuliano ferrara a spasso con i cani foto colantoni gmt BETTINO CRAXIgiuliano ferrara (4)GIULIANO FERRARA CANTA CON LA PARRUCCA ROSSA IMITANDO ILDA BOCCASSINI GIULIANO FERRARA NEL VIDEO SU RENZI PORCELLIN giuliano ferraragiuliano ferrara (2)

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…