francesco greco stefano erbani luca palamara laura pedio

COSÌ SPROFONDA IL “SISTEMA” DELLA GIUSTIZIA ITALIANA - PALAMARA SHOW AL CSM: DALLE SOFFIATE SUL TROJAN (STEFANO ERBANI, CONSIGLIERE DELLA GIUSTIZIA DI MATTARELLA) ALLE NOMINE LOTTIZZATE ALLE PROCURE DI ROMA (CASCINI, IELO, SABELLI E PESCI) E DI MILANO (L’INCONTRO A ROMA TRA L’EX PM E IL CAPO DELLA PROCURA FRANCESCO GRECO PER IL PM LAURA PEDIO) – GLI ATTACCHI A GRECO, A NOVEMBRE IN PENSIONE, INFLUIRANNO SULLA SCELTA, CHE SI ANNUNCIA LUNGA E CRUENTA, DEL SUO SUCCESSORE A MILANO

PALAMARA SHOW AL CSM

Giacomo Amadori per “la Verità”

 

sergio mattarella e luca palamara

Luca Palamara show ieri ha fatto tappa al Consiglio superiore della magistratura. Con un certo coraggio i membri della prima commissione, quella che si occupa di incompatibilità ambientale, lo hanno convocato come testimone su alcune delicate questioni, che non erano mai state trattate nel procedimento disciplinare che ha portato alla sua espulsione dalla magistratura.

 

ALESSANDRO SALLUSTI INTERVISTA LUCA PALAMARA - IL SISTEMA

Al centro dell' audizione, quindi, non sono stati i mai dimostrati casi di corruzione, ma il suk degli incarichi, nella sua accezione correntizia e spartitoria. E su questi temi, Palamara, già ingranaggio di un sistema perfettamente oliato, non si risparmia.

 

E così, in un' ora e mezza di serrato botta e risposta, ha svelato le logiche che determinano le nomine degli aggiunti nelle due più importanti procure d' Italia, quelle di Roma e Milano, e ha risposto a domande su alcuni riferimenti, contenuti nelle intercettazioni del procedimento penale a suo carico, a Stefano Erbani, consigliere per gli Affari dell' amministrazione della giustizia del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

 

stefano erbani

Infine, Nino Di Matteo, con un suo quesito, ha consentito a Palamara di rispolverare un tema tabù, l' esposto del pm Stefano Fava contro l' ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone. Una segnalazione che verteva sul presunto conflitto d' interesse dell' ex capo degli inquirenti capitolini, il cui fratello Roberto è stato consulente di diversi indagati della Procura di Roma.

 

Ma partiamo dal Colle. Palamara lo aveva tirato in ballo lo scorso 13 gennaio, nel suo ultimo interrogatorio perugino, davanti al procuratore Raffaele Cantone e ai pm Gemma Miliani e Mario Formisano. «Come emerge dalle intercettazioni nella cena del 28 maggio 2019 viene detto che uno di noi aveva il trojan []» aveva detto.

PALAMARA CANTONE

 

«In quel contesto Ferri (Cosimo, ex consigliere del Csm, ndr) mi aveva riferito [] che Antonio Lepre (all' epoca consigliere del Csm, ndr) gli aveva detto che Stefano Erbani aveva confidato a Gianluigi Morlini (pure lui ex membro del parlamentino dei giudici) che sul mio apparecchio era installato un trojan».

nino di matteo

 

Ieri i consiglieri hanno mostrato interesse a capire meglio come abbia funzionato questo presunto telefono senza fili. Anche se Erbani ha già decisamente smentito di aver riferito una simile notizia a chicchessia, versione confermata con noi da Morlini.

luca palamara a passeggio con cosimo ferri

 

Certo il trojan ha registrato altri passaggi in cui viene citato il consigliere. Per esempio in un' intercettazione Palamara sostiene che «Erbani terrorizza Morlini» e si lamenta che «siccome è molto amico di Cascini (Giuseppe, consigliere del Csm e aggiunto della Procura di Roma, ndr) gli raccontano le cose mie».

 

Altra questione spinosa è quella che riguarda le nomine alla Procura di Milano. I consiglieri si sono concentrati su una chat tra il giudice Nicola Clivio, all' epoca consigliere del Csm in quota Area (il cartello delle toghe progressiste), e Palamara. La mattina del 21 settembre a poche ore dal voto in commissione Clivio è preoccupato perché vede in pericolo la nomina di Tiziana Siciliano e la cosa non gli sembra giusta.

 

nicola clivio

Spiega, infatti, che ha la sensazione che la stessa possa essere fatta fuori non perché meno qualificata, ma solo perché meno inserita nel sistema delle correnti. «È la meno schierata e quindi la più vulnerabile» dice.

Nello scambio che ne segue, Palamara prova a sondare il terreno per verificare se ci sia la possibilità di inserire un suo candidato.

 

Sia all' inizio che alla fine della conversazione Clivio sollecita Palamara a farsi due chiacchiere con il procuratore meneghino Francesco Greco per «chiarirsi il quadro» della situazione e Palamara a un certo punto sembra convincersi a farlo («Ora ci parlo»). Clivio e Palamara discutono anche di una candidata considerata vicina a Greco, Laura Pedio. L' ex pm annuncia di volere «rompere le palle su quel nome». Clivio lo sconsiglia: una tale mossa «fa incazzare Greco e tutto il mondo».

beppe grillo francesco greco

 

Che Palamara e il procuratore si siano sentiti nel breve lasso di tempo intercorso tra questo scambio di messaggi e il voto in commissione non è provato e probabilmente su questo punto Palamara è stato chiamato a rendere chiarimenti, anche se l' 1 ottobre 2017 l' ex pm e Greco si danno appuntamento a Roma. «Al solito posto» specifica il procuratore. Forse l' hotel Montemartini di Roma.

 

Alla fine i nominati saranno esattamente quelli sostenuti dal gruppo di Area (quello di Greco), compresa la Pedio, mentre Palamara riuscirà a far entrare nella cinquina dei promossi una sua candidata, Letizia Mannella, dando la sensazione che un accordo possa esserci stato.

 

francesco greco1laura pedio 3

Colpisce che il Csm si interessi a questa vicenda a distanza di tre anni mezzo dai fatti e un anno dopo la pubblicazione delle chat da parte di questo giornale. Non si può non notare come la posizione di Greco sia più debole rispetto al passato: è sulla via del pensionamento e in questi giorni con i suoi pm è finito al centro delle polemiche, anche interne al suo ufficio, per la sconfitta della Procura nel processo Eni, i cui vertici sono stati assolti dall' accusa di aver pagato tangenti in Nigeria.

laura pedio 2

 

Palamara, sollecitato su Greco, ha preso i commissari in contropiede e ha spostato l' attenzione sulle nomine degli aggiunti di Roma. Ha spiegato che il sistema di lottizzazione delle nomine che emerge dal dialogo con Clivio è stato applicata, con le stesse identiche logiche e modalità, anche per la Procura di Roma.

luca palamara giuseppe cascini

 

Palamara ha ricordato alcune specifiche nomine trattate al tavolo con lui, in particolare quelle di Giuseppe Cascini, Paolo Ielo, Rodolfo Sabelli e Stefano Pesci. In particolare, l' ex pm ci ha tenuto a sottolineare come Pesci non fosse candidabile, dal momento che la moglie, Nunzia D' Elia, era aggiunto dello stesso ufficio. Eppure Pesci, nonostante questa presunta incompatibilità, è stato promosso dall' attuale Csm depalamarizzato.

 

Palamara si è detto disponibile a un confronto su questi tempi con il consigliere Cascini. Un annuncio che ha certamente fatto tremare più di una sedia. Il consigliere Di Matteo si è mostrato, invece, incuriosito da una conversazione di Palamara con il procuratore aggiunto di Roma Antonello Racanelli in cui si faceva riferimento all' esposto di Fava.

PAOLO IELO

 

Un' interlocuzione probabilmente inedita. Ricordiamo che in un' intercettazione del 16 maggio 2019 Racanelli criticava il comportamento del segretario generale del Csm Paola Piraccini che, a suo giudizio, stava facendo ostruzionismo sulla segnalazione di Fava: «Sta facendo un casino per la prima non vuole dare gli atti». Cioè gli allegati dell' esposto. Palamara ipotizzava: «Questa è omissione di atti d' ufficio».

racanelli

 

L' esposto giunse in prima commissione il 7 maggio 2019, alla vigilia del pensionamento del procuratore Pignatone, dopo un percorso travagliato e un' anomala attività istruttoria da parte del comitato di presidenza. Ieri il consigliere Mario Suriano ha chiesto a Palamara il motivo per cui Fava avesse aspettato la fine della carriera del procuratore per accusarlo. Ma l' ex presidente non è la persona più adatta a rispondere.

michele prestipino e giuseppe pignatone (1)

 

Forse prima o poi al Csm qualcuno troverà il coraggio di convocare Fava e di chiedere a lui delucidazioni sulla sua denuncia, ormai una specie di lettera scarlatta.

 

 

2. IL CASO PALAMARA ORA INVESTE LE NOMINE ALLA PROCURA MILANESE

Luca Fazzo per “il Giornale”

 

Una delle Procure più importanti d' Italia viene investita in pieno dalle ondate del caso Palamara alle nove e mezza di ieri mattina, quando l' ex presidente dell' Associazione nazionale magistrati va a sedersi in un' aula del Consiglio superiore della magistratura.

 

È l' istituzione su cui Palamara ha regnato a lungo, prima, durante e dopo il periodo di cui ne faceva formalmente parte. E che lo ha radiato dopo lo scandalo che lo ha investito.

RODOLFO SABELLI

Ieri mattina, Palamara compare, convocato con poche ore di preavviso dalla prima commissione del Csm senza indicazione dell' argomento.

 

E lì scopre che il tema dell' interrogatorio è quanto avvenne quasi quattro anni fa, quando il Consiglio di cui faceva parte nominò i cinque procuratori aggiunti di Milano. Una informata di nomine senza precedenti, che doveva ridisegnare il volto della Procura di Mani Pulite dopo la faida che l' aveva attraversata negli anni precedenti.

Stefano Pesci

 

Nel telefono sequestrato a Palamara, le chat raccontano per filo e per segno come vennero scelti i cinque «vice» del capo Francesco Greco. Ieri mattina, al Csm, a Palamara viene chiesto di spiegare quelle chat e quelle nomine.

Lui va giù piatto: «È stata una lottizzazione tra le correnti».

 

Nulla di nuovo sotto il sole, si potrebbe dire. Ma il problema è un altro. Perchè la commissione che interroga Palamara è quella che si occupa delle «incompatibilità ambientali» dei magistrati. È lo strumento che permette di cacciare dalla loro carica magistrati che, anche senza illeciti disciplinari, non possano più stare lì.

luca palamara al csm

 

L' ultimo è stato Marco Mescolini, rimosso dalla Procura di Reggio Emilia proprio per il caso Palamara. Chi c' è ieri, nel mirino del Csm? La risposta, racconta chi ha partecipato alla riunione segreta e a porte chiuse, è netta: Francesco Greco, il capo della Procura milanese.

 

A Greco non è stato finora notificato nulla di ufficiale, d' altronde tecnicamente i lavori della commissione contro di lui sono nella fase «preistruttoria». Ma l' insistenza con cui ieri la commissione ha insistito sulle nomine dei cinque aggiunti ha un significato difficilmente equivocabile.

 

Alessandra Dolci, Tiziana Siciliano, Laura Pedio, Letizia Mannella, Fabio De Pasquale

E non può essere casuale che l' apertura del fronte milanese del «caso Palamara» avvenga in un momento drammatico per la giustizia nel capoluogo lombardo, dove le spaccature e i veleni seguiti ai processi sull' Eni hanno investito anche la gestione dell' ufficio da parte di Greco.

 

Oggi Greco è un capo indebolito, anche perché prossimo alla pensione. E gli attacchi influiranno inevitabilmente sulla scelta, che si annuncia lunga e cruenta, del suo successore.

 

Greco non compare direttamente nelle chat. A parlare delle nomine milanesi con Palamara è Nicola Clivio, all' epoca consigliere del Csm per la corrente di Area. Si discute di un pacchetto di cinque nomi già pronto, che Palamara cerca invano di mettere in discussione.

luca palamara a non e' l'arena

 

Su alcuni dei candidati fioccano giudizi impietosi. Ma alla fine passa il pacchetto precotto. E il ruolo del procuratore aleggia su tutta la conversazione. Quando Palamara cerca di escludere un nome, Clivio risponde: «Fa incazzare Greco e tutto il mondo. È sua». Ieri a Palamara viene fatta la domanda cruciale: parlò con Francesco Greco della nomine? «Sì», risponde lui. Anche se colloca il discorso in un confronto col procuratore di Milano su problematiche più vaste.

 

Qualcuno, in Csm, non voleva che a Palamara venisse dato modo di dare la sua versione sull' infornata di nomine. Alla fine, però, ci si è arresi all' inevitabile. E ieri, in aula, Palamara conferma tutto e riassume: è stata una lottizzazione, con un occhio fisso sulla tessera di corrente dei candidati. Questa era la regola, d' altronde, prima e dopo che arrivassi io: è il mantra di Palamara, la sua linea di difesa. Milano, dice, non ha costituito eccezione.

 

Ma se si parla di Milano, dice, bisogna parlare anche del resto. Di Roma, per esempio.

luca palamara

Non solo della tormentata vicenda della nomina del procuratore capo Michele Prestipino, al cuore dell' indagine di Perugia. Come per Milano, dice l' ex presidente dell' Associazione nazionale magistrati, bisogna scavare anche su come le gerarchie della Procura vennero decise con la nomina degli aggiunti: e fa i nomi di Paolo Ielo, Stefano Pesci, Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli, tutti nominati dal Csm attualmente in carica. Dopo di me, dice Palamara, non è cambiato niente.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”