elly schlein enrico letta

IL COTO-LETTA IMPANATO E FRITTO – SFINITO DAL BRACCIO DI FERRO CON LE CORRENTI PD SULLA DATA DELLE PRIMARIE, SECONDO "LA STAMPA" ENRICHETTO POTREBBE DIMETTERSI IN ASSEMBLEA MA IL NAZARENO SMENTISCE: "IL SEGRETARIO E' IMPEGNATO A PRESENTARE UN SOLUZIONE PER SUPERARE LE COMPLESSITA' REGOLAMENTARI AL CONGRESSO" - I MOVIMENTI DELLA SINISTRA DEM CHE ASPETTA IL RIENTRO DI BERSANI & COMPANY, E RAGIONA SUL TICKET ORLANDO-SCHLEIN (PER AFFOSSARE DEFINITIVAMENTE IL PD)

PD: NAZARENO, DIMISSIONI LETTA SONO UNA NOTIZIA INFONDATA 

(ANSA) - "Dimissioni Letta? La notizia è del tutto infondata. In queste ore il segretario è completamente assorbito dall'impegno a presentare sabato, in Assemblea nazionale, una soluzione che superi le attuali complessità regolamentari e statutarie e consenta lo svolgimento con successo del Congresso". Lo riferisce in una nota il Nazareno in riferimento ad un articolo pubblicato su La Stampa.

 

Carlo Bertini per “la Stampa”

 

LETTA

Il tam tam rimbomba ieri mattina in aula alla Camera: sfinito da giorni e giorni di braccio con tutte le correnti dem, di Guerini e Franceschini, di Orlando e Provenzano, sulla data delle primarie (22 gennaio, 12 febbraio - no, 12 marzo o il 26), incapaci di trovare una intesa sul congresso, pressato da chi vuole chiuderlo subito e chi vuole una lunga fase costituente, Enrico Letta ha minacciato di dimettersi. Ovvero di gettare la spugna in assemblea sabato. «Se lo fa sul serio - si sono allarmati i pezzi grossi del Pd - da statuto rimarrebbe da sola la giovane Valentina Cuppi, in quanto presidente, a reggere le sorti del partito». «Però quando un segretario si dimette - ha fatto notare qualcun altro - si può eleggere in assemblea un traghettatore fino alle primarie, come fu con Maurizio Martina o Epifani...».

 

enrico letta manifestazione per la pace a roma

Ecco, a quel punto scatta come riflesso condizionato la ricerca spasmodica di una figura che possa svolgere quel ruolo, per evitare al partito una definitiva implosione e procedere poi dopo mesi con le primarie. E comincia a girare qualche nome, il primo quello di Graziano Delrio, ex ministro e uomo forte del partito, restato nel Pd dopo l'uscita di Matteo Renzi, autonomo e autorevole nelle sue prese di posizione, non ultima quella sulla pace. Ma c'è chi butta lì anche il nome di Francesco Boccia, per il suo forte legame con il sud e con l'ossatura del partito, in quanto responsabile enti locali. Ma troppo sbilanciato sul bisogno di un'alleanza con i 5stelle per mettere d'accordo tutti. Un caos.

 

 

graziano delrio foto di bacco

Nel pomeriggio, nei corridoi di Montecitorio, si assiste ad altre scene: un lungo colloquio di Andrea Orlando con Elly Schlein, («uno non si può candidare a segretario di un partito senza conoscerlo, sarebbe come se uno si proponesse di fare l'amministratore di un'azienda senza sapere cosa produce», è il pensiero dell'ex ministro, cui Schlein pare concordare, tanto da appoggiare una fase costituente vera). Con lei parla a lungo anche Peppe Provenzano, altro esponente di spicco della sinistra dem. Area interessata, per mancanza di candidati sicuri, a capire se con lei si possa costruire una prospettiva comune (qualcuno ha immaginato un ticket Orlando-Schlein).

 

E se sia d'accordo sulla proposta di sviluppo del congresso lanciata dal numero due del Pd Provenzano: «Si discute se anticipare le primarie, ma la vera priorità è anticipare l'inizio del congresso, non la fine. E bisogna decidersi. Se vogliamo fare seriamente la Costituente non si possono comprimere i tempi di questa prima fase di apertura all'esterno e di discussione sui nodi da sciogliere. Altrimenti si passi direttamente alla conta sui nomi: per me è una scorciatoia sbagliata, che non risolverà i nostri problemi, ma almeno ci risparmiamo le ipocrisie».

GRAZIANO DELRIO DEBORA SERRACCHIANI

 

Una provocazione per dire che solo la fase delle primarie può essere ristretta nei tempi: la sinistra del Pd propone di svolgere fino al 20 gennaio la fase di apertura ai nuovi ingressi - come quello di Schlein e il ritorno di Bersani e compagni - e la discussione sui nodi cruciali, lavoro, pensioni, eccetera. Per poi restringere la fase del voto degli iscritti sui vari candidati, a sole due settimane, lasciando altre due settimane per la campagna delle primarie tra i due nomi vincenti nei circoli.

 

Se così non fosse, anche il ritorno a casa di Speranza, D'Alema e gli ex compagni di Articolo 1 sarebbe congelato. Letta voleva dimettersi la notte del voto, ma poi lo hanno convinto ad aspettare, quindi stavolta potrebbe sciogliere il nodo gordiano, anche se è molto amareggiato e preoccupato, vuole lasciare il partito con una «transizione ordinata». Se si dimette sabato o nei giorni seguenti, si può fare una mozione per nominare un nuovo segretario-traghettatore legittimato, «ma così si perpetua la fase di stallo», fa notare un dirigente di peso. Già le capogruppo sono transeunti e in Parlamento il partito è fermo e questo a Letta non piace.

ELLY SCHLEIN

Ultimi Dagoreport

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…