CROCETTA IN CROCE: L’ALTRA FACCIA DELLA SEMPLIFICAZIONE

Paolo Bracalini per "Il Giornale.it"

Ma siamo sicuri che l'abolizione delle nove Province siciliane (ancora tutta solo sulla carta), offerta dal presidente Crocetta al segretario Bersani sul vassoio del dialogo Pd-M5S, farà risparmiare davvero «50 milioni di euro» l'anno? No, per niente.

Il dubbio viene anche ad un altro piddino, Antonio Saitta, rappresentante delle Province italiane: «Da 9 Province a 33 consorzi e 3 Città metropolitane. È questa la semplificazione?». Il punto è la sostituzione delle Province con «liberi consorzi di Comuni» siciliani prevista dalla legge «grillina» del presidente Crocetta. Qui le nubi si fanno nere.

Primo, la delibera non è affatto nuova ma ripropone la legge del 1986 istitutiva delle Province siciliane, definite allora proprio lì «aggregazioni di comuni in liberi consorzi». Quindi si vende per nuova una disposizione di 27 anni fa. Ma i dubbi peggiorano subito dopo. Mentre si annullano le Province, si istituiscono liberi consorzi di Comuni. Quanti? Il paletto è che raggruppino ciascuno 150mila abitanti, e questo permette di ipotizzare 30-35 consorzi, tra cui finalmente anche Gela, che da decenni rivendica una sua Provincia autonoma da Caltanissetta.

«Vuol dire - spiega a Il Sussidiario Stelio Mangiameli, professore ordinario di Diritto costituzionale - che al posto delle 9 province avremmo oltre 30 e più presidenti, 30 direttori generali, 30 macchine blu per i presidenti e altrettante per i direttori, 30 sedi invece di 9. I consorzi sono una moltiplicazione dei pani e dei pesci. Con oltre 30 consorzi sa quante persone si sistemano?».

E non basta. Chi li elegge i vertici dei Consorzi? Nessuno. A differenza delle Province i cui consiglieri e presidenti vengono eletti, gli amministratori dei consorzi saranno nominati dai Comuni, cioè dalla politica. «Il nostro progetto non prevede gettoni per i presidenti dei consorzi, ma solo dei rimborsi spese» assicura il governatore Crocetta. Ma anche qui è azzardato scommettere sul risparmio, vista l'incredibile fantasia che la politica esibisce quando si tratta di rimborsi spese. Le esperienze siciliane di Consorzi di Comuni, come quelli per a cui è stata affidata la raccolta dei rifiuti, hanno scavato un buco da 900 milioni di euro. C'è poco da stare allegri.

Una classica valvola di sfogo per i «trombati» della politica, che potranno trovare in questi consorzi una poltrona di sottogoverno, nominati dagli amici eletti nei Comuni. E i 50 milioni di euro di risparmio previsti da Crocetta? Anche qui i conti danno risultati strani, se è vero che nella legga Salva italia del governo Monti si prevede, con l'abolizione delle 110 Province italiane, un risparmio di 65 milioni di euro l'anno. Com'è possibile che tagliandone solo 9 se ne risparmino 50? Mistero. Anche perché, ovviamente, tutti i 5.600 dipendenti delle attuali Province siciliane non saranno tagliati, ma ricollocati nei Consorzi dei Comuni, o peggio ancora in Regione. E quindi peseranno sui bilanci degli altri Enti.

Il vero Titanic, in Sicilia, è proprio al Regione. Qui si incastra il problemi dei 292 milioni di euro di mutui contratti negli anni dalle Province per rifare le strade eccetera. Una volta aboliti quelli enti, i debiti passeranno alla Regione, che ha già sforato il Patto di stabilità e che dunque non può accollarsi ulteriori impegni di spesa. Un disastro di malagestione. Le ultime cifre della Regione Sicilia parlano da sole, soprattutto se messe a confronto con le Province.

I 17.157 dipendenti della Regione (l'11% sono dirigenti) costano a ciascun siciliano 321,33 euro, i 5.600 delle Province quasi un decimo in meno, 39,61 euro. I 206 enti intermedi della Regione Sicilia (consorzi, agenzie e società) sono costate nel 2012 oltre 28 milioni di euro. La spesa totale della Regione Siciliana è (nel 2012) di oltre 9 miliardi di euro, quella delle 9 Province 600 milioni di euro. Sicuri che con l'esercito di «liberi consorzi di Comuni» calerà?

 

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