salvini trumpizzato

DAGONEWS! - ''TORNO DAGLI USA CON UNA CARICA ECCEZIONALE'': DIETRO A QUESTA FRASE DI SALVINI SI NASCONDE LA CRISI DI GOVERNO? QUESTO TEMONO CONTE, MATTARELLA E DI MAIO DA QUI AL 20 LUGLIO, ULTIMA DATA PER IL VOTO A SETTEMBRE - NON È CHE IL CAPITONE, FORTE DEL SOSTEGNO DI TRUMP, HA CAMBIATO IDEA E PUNTA AL VOTO ANTICIPATO? DA QUANDO È TORNATO PARLA SOLO DI FLAT TAX E MINIBOT, DUE TEMI DA ROTTURA IMMEDIATA CON BRUXELLES (E M5S), E IL TWEET DI TRUMP CONTRO DRAGHI È UNA CONFERMA DELLA SPINTA ANTI-UE CHE ARRIVA DA WASHINGTON

DAGONEWS

 

matteo salvini come donald trump

''Torno dagli USA con una carica eccezionale''. Questa frase non di circostanza è stata pronunciata da Salvini appena tornato dal viaggio a Washington, e ha causato non poche preoccupazioni in Italia, da Palazzo Chigi al Quirinale, e in Europa.

 

Facciamo un passo indietro. Al Capitone è stata apparecchiata una visita nella capitale americana degna di un capo di Stato, di un premier, o almeno di un ministro degli Esteri, dunque totalmente irrituale. Il vicepresidente Mike Pence e il Segretario di Stato Mike Pompeo di solito non parlano di politica internazionale con il titolare degli Interni, anzi manco lo incontrano.

 

matteo salvini mike pence

Pence si è spinto a parlare di alleanze e di fedeltà atlantica, chiedendo a Salvini di chiarire la sua posizione, non solo sulla Russia (tasto dolente) ma anche sull'Unione Europea. Matteo si è lanciato in una netta critica dell'attuale assetto comunitario: troppo burocratizzato, troppi poteri a Bruxelles che hanno svuotato gli stati membri delle loro prerogative sovrane.

 

SALVINI E MIKE POMPEO

Un Salvini totalmente appiattito sulla posizione americana contro l'Europa, che ha parlato anche di Orbàn e della sua speranza di vederlo uscire dal PPE per costruire un'alleanza con lui e Marine Le Pen. Quella Le Pen cui Macron ha giurato una guerra senza frontiere, apparentemente intenzionato a non riconoscerle alcuna legittimità politica (in realtà gli serve come l'aria per consolidare il suo traballante ruolo di paladino degli anti-populisti).

trump e merkel 2

 

Durante la commemorazione del D-Day in Francia, ''Manù'' ha detto a Trump che chi si schiera con la Le Pen si schiera contro la Francia (pur essendo, quello della duciona d'Oltralpe, il primo partito...)

 

Quando si è parlato di Putin, il vicepremier si è trovato in difficoltà: la Lega è stata da sempre – e continua a esserlo – contro le sanzioni alla Russia. Diciamo che se l'è cavata ribadendo che, se messo di fronte a una scelta tra i due blocchi, non avrebbe dubbio a schierare l'Italia con gli USA.

macron e trump d day in normandia

 

Torniamo alla ''carica eccezionale''. Da dove arriva? Cosa è cambiato in Salvini dopo il viaggio? Oltre all'irritazione ''istituzionale'' di Conte e Mattarella, scippati delle rispettive competenze, anche nei gruppi parlamentari dei 5 Stelle si è avvertito un certo nervosismo. Le posizioni salviniane sulla Cina e la Via della Seta, sulla Russia e sul Venezuela, nonché la spinta sulla Flat Tax e sui minibot, vanno tutte in direzione contraria al M5S, dritte dritte verso lo strappo.

 

macron e trump d day in normandia

A tastare il polso del cerchio magico di Di Maio, questa ''carica'' è un segnale di possibile crisi di governo, e l'accordo che i due avevano appena rimesso in piedi torna pericolosamente a ballare. Non è che Salvini l'americano punta ad andare al voto a settembre forte del sostegno di Trump? Magari alleandosi solo con Fratelli d'Italia per raggiungere il 40%, trovare una maggioranza e spingere su una manovra tutta in deficit fatta di flat tax e shock fiscale?

 

Il leghista ringalluzzito dal sostegno atlantico pensa che dare retta alla linea soft di Mattarella, Conte, Tria – e ormai pure Di Maio –, sia garanzia di sconfitta a Bruxelles, su tutti i fronti: niente flessibilità sui conti, niente commissario europeo di peso, e rischio sempre attuale di procedura d'infrazione. E la procedura, in barba a tutti i celodurismi, alla Lega farebbe perdere consensi, trattandosi di miliardi buttati senza avere niente in cambio.

MARIO DRAGHI E GIOVANNI TRIA

 

Un Salvini che indossa l'elmetto-toupet e cavalca l'alleato Trump per alimentare la guerra contro gli eurocrati a scopo elettorale, fa incazzare ancora di più Macron e Merkel (nemica giurata del puzzone americano), ma l'ipotesi trova conferma nei tweet ''da paura'' e mai visti prima che ieri Trump ha sparato contro Draghi, citato personalmente come autore di politiche ''scorrette'' che favoriscono l'Europa, in particolare la scorrettissima Germania, a danno degli Stati Uniti.

 

 

 

 

 

matteo salvini giancarlo giorgetti

Questo atteggiamento ultra-trumpiano di Salvini ha però scosso anche i suoi, visto che il puzzone arancione non è famoso per le promesse mantenute, a meno che non siano di strettissima convenienza politica (la sua). L'opzione ''rottura subito'', con Mattarella costretto a sciogliere le camere e voto dopo l'estate, sta mandando nel pallone il leader felpato, tentato dalla strategia del ''chi mena per primo, mena due volte''.

 

Giorgetti gli ha opposto un ''ma'' di non poco conto: ma se si va al voto subito, chi va a trattare per le cariche in Europa, dalla Commissione alla BCE? Se ci va Conte, premier in proroga di un governo dimissionario, non conta una cippa. ''Conte'' – ha risposto Salvini – ''non conta una cippa a prescindere''.

matteo salvini luigi di maio

 

Ovviamente, se si sciogliessero le camere nelle prossime settimane e si andasse a una campagna elettorale-lampo, a Bruxelles ci sarebbe sempre la stessa Commissione, con gli stessi Moscovici (smanioso di farsi riconfermare, tra l'altro), Juncker e Dombrovskis. Che sarebbero ben lieti di puntare tutte le munizioni che gli rimangono per sparare contro l'Italia, spaventando i famigerati mercati e regalandoci un altro agosto di quelli da brivido (remember 2011?).

 

conte e tria

Il Quirinale, l'unico a tenere i rapporti con le cancellerie europee non sovraniste, è decisamente preoccupato dall'atteggiamento trumpiano del vicepremier, perché in un colpo solo è in grado di tagliare i fragili fili che Conte e Tria tessono con l'Europa. L'endorsement da Washington viene visto come un modo per mettere zizzania nella già riottosa Europa, e sgambettare Merkel e Macron, proprio come ha fatto la Cina con la Via della Seta, e come aveva tentato di fare Putin in passato facendo schierare molti leghisti e grillini contro le sanzioni europee e americane. L'Italia insomma resta il solito burattino utile ai giochi di potenze più grandi. Riuscirà il Capitone a sfruttare questa occasione o finirà per essere sfruttato?

 

tria moscovici 4MOSCOVICI E DOMBROVSKIS BOCCIANO LA MANOVRA ITALIANA

 

Ultimi Dagoreport

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")