ponte morandi de micheli conte di maio

DAGONEWS: LA REVOCA DELLE CONCESSIONI AUTOSTRADALI CI SARÀ, MA PARZIALE. OVVERO SOLO SU QUEI TRATTI DOVE SIA GIÀ EMERSA LA CARENZA DELLA MANUTENZIONE - LO STOP ALLA SOLUZIONE ''FINALE'' ARRIVA DA CASALINO-CONTE, PER NON REGALARE UNA VITTORIA SCHIACCIANTE A DI MAIO - IN CASA BENETTON È PARTITA LA GUERRA NUCLEARE, CON MION CHE MANDA CASTELLUCCI ALL'INFERNO: ''DOVEVA DIMETTERSI SUBITO''

 

DAGONEWS

ROCCO CASALINO GIUSEPPE CONTE

 

I rapporti tra il duo Conte/Casalino e Di Maio sono così marci, ma così marci, che persino sulle concessioni autostradali riescono a consumare vendette incrociate. Mentre il premier e Zingaretti tubano felici, con il Pd che ogni giorno si sveglia e prega san Giuseppi che l'ha riportato al governo col 18%, le cose con Luigino vanno sempre peggio, e soprattutto con il Rasputin Rocco.

 

Tanto che quando Zingaretti (come Dago-rivelato) è andato da Conte pronto a sostenere la revoca delle concessioni ai Benetton, Casalino è saltato sulla sedia: la revoca è un assist troppo gustoso per Di Maio, che dal primo giorno dopo il disastro del Ponte Morandi ha cavalcato l'idea, mentre Conte predicava raziocinio e certezza del diritto. All'epoca la battaglia di Di Maio sembrava una cosa da Don Chisciotte di Pomigliano, e invece si è concretizzata (anche grazie agli altri elementi emersi dalle indagini).

 

Insomma, da Palazzo Chigi è arrivata una nuova soluzione, per far contenti (quasi) tutti: una revoca PARZIALE, che coinvolga solo alcuni tratti gestiti da Autostrade per l'Italia, quelli dove sia già emersa una carenza di manutenzione o gestionale. Un piano che, sulla base delle verifiche del Ministero di Paoletta De Micheli e dei magistrati che già hanno accumulato un bel po' di dossier.

 

LUIGI DI MAIO NICOLA ZINGARETTI

Solo la Guardia di Finanza ha stilato una lista di 100 tunnel – la metà gestiti da Aspi – che non sono a norma secondo le regole comunitarie. Ovviamente ci sarà mezza Liguria, dove ogni giorno crolla un pezzo di galleria, un viadotto viene chiuso, il traffico viene deviato per qualche intervento straordinario.

 

Quindi una revoca parziale, condita da un indennizzo economico per evitare il default della società e di Atlantia (con tutto lo tsunami giudiziario che ne seguirebbe). Questa soluzione si è resa necessaria non solo come esempio di sfolgorante cerchiobottismo italico, ma anche perché, come vedasi dall'intervista che segue, i manager della famiglia Benetton sono impegnati in una lotta interna durissima, con Mion che scarica Castellucci (da cui fu, a suo tempo, scaricato), con l'intenzione di chiudere una fase e cercare di ripartire da zero. Ci riusciranno? Ah, saperlo…

 

 

2. MION: COMMESSI ERRORI COLOSSALI CASTELLUCCI DOVEVA LASCIARE SUBITO

Mariano Maugeri per ''la Stampa''

 

GIANNI MION 1

«Siamo sotto revoca, siamo sotto revoca» Gianni Mion, mente finanziaria dei Benetton e una sorta di quinto fratello della famiglia trevigiana, si aggira tra gli uffici di Autostrade per l' Italia di Milano in corso di Porta Vittoria, quasi di fronte al tribunale, e ripete meccanicamente lo scenario raccontato dalla cronache di questi mesi. Mion è un uomo di numeri. E i numeri dicono 43, il numero dei morti seppelliti dal cemento del Ponte Morandi di Genova. E sempre i numeri dicono uno, un uomo solo al comando, cioè Giovanni Castellucci. «Un manager dalla mostruosa capacità di lavoro» ammette Mion, che impose l' ad convinto di aver fatto la scelta migliore.

 

Castellucci arrivava in Atlantia con i galloni della rivoluzione coronata dal successo agli aeroporti di Roma. Un amministratore delegato despota, allenato a sottomettere tutto e tutti, compreso un consiglio di amministrazione succube della narrazione del capo che non sbaglia mai. Nelle aziende vince il conformismo e s' impone chi moltiplica ricavi e utili. Castellucci inanellava risultati che facevano venire l' acquolina in bocca agli azionisti. Argomenti convincenti per il mercato e gli stakeholder.

GIOVANNI CASTELLUCCI E FABIO CERCHIAI

 

E per i collaboratori adoranti di cui si circondava. Nessuno che si preoccupasse di argomentare che in aziende così complesse, con centinaia di ponti e viadotti arrampicati in cielo, il potere di un Ad deve trovare un bilanciamento in un board di esperti che faccia da contrappeso. «Noi siamo intoccabili» ripetevano fino all' ultimo i manager. E Mion ora s' infuria. «Castellucci doveva andarsene all' indomani del crollo del ponte, l' ho detto e ripetuto in ogni occasione». Ora che Castellucci se n' è andato con le tasche ricolme di milioni, Mion tratteggia la dottrina del "ravvedimento operoso".

castellucci e cerchiai

 

I brogliacci delle intercettazioni telefoniche svelate dai magistrati tra gli uomini della Spea, la società che doveva occuparsi della manutenzione, sono state come una fucilata in pieno petto. L' uomo di Edizione, la cassaforte dei Benetton, lo dice senza giri di parole: «Sono stati commessi errori colossali e paradossali». Dopo quelle parole non si torna più indietro. C' era un intreccio di interessi, di convenienze, una sequenza di leggerezze che mettono in fila coscienze nere come il catrame. Errori reiterati.

 

«Venti miliardi» dice Mion d' un fiato. E tutto quello che questa cifra trascina con sé. Compresi 1, 5 miliardi di investimenti per la manutenzione messi sul piatto dal nuovo ad di Autostrade Roberto Tomasi. Certo, i grandi progetti di Atlantia che intendeva allargare il suo perimetro non solo alle infrastrutture ma anche alle energie alternative e alle reti elettriche in 18 Paesi sembrano essere andati in fumo per sempre. Bisogna salvare il salvabile. Magari stringendo accordi con nuovi azionisti che abbiano sviluppato lunga e consolidata esperienza nei settori in cui si investirà. Combattere con a fianco alleati competenti è sempre meglio che andare alla guerra da soli.

 

LA DEMOLIZIONE CONTROLLATA DEL PONTE MORANDI

Ci voleva la tragedia di Genova per inchiodare Aspi alle sue «distrazioni» e alla sua governance su misura di Castellucci, Spea alle sue presunte colpe, il ministero delle Infrastrutture alle sue «amnesie».

Finalmente - assicura Mion - tra il ministero (il controllore che non controllava) e Aspi è stata avviata una proficua e sistematica collaborazione. Finalmente.

 

 

Ultimi Dagoreport

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…