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DAGOREPORT - CHE COSA SI PROVA A DIVENTARE UNA GALLINA LESSA, UNA LINGUA IN SALMÌ, UNO ZAMPETTO CON MOSTARDA, SBATTUTA NEL CARRELLO DI BOLLITI, A UN PASSO DALL’IRRILEVANZA POLITICA? - VI RICORDATE QUANDO, UN ANNO E MEZZO FA, IN CAMPAGNA ELETTORALE, PARLANDO DI EUROPA, GIORGIA DUE-MELONI AVEVA DETTO, TRA SBARRAMENTI OCULARI E DIGRIGNAR DI DENTI, CHE CON LEI AL GOVERNO LA PACCHIA A BRUXELLES SAREBBE SICURAMENTE FINITA? COME NO, OGGI “LA PACCHIA È FINITA”, MA PER L’ITALIA - MESSA IN UN ANGOLO DAL QUINTETTO MACRON-SCHOLZ-SANCHEZ-TUSK-MITSOTAKIS, ABBANDONATA PURE NEL SUO GRUPPO ECR, IERI SI È CONSUMATO IL FALLIMENTO EUROPEO DEL CAMALEONTE MELONI - UNO PSICO-DRAMMA CHE SI TRASFORMA IN UNA FARSA DEMENZIALE CON SALVINI CHE BERCIA AL “COLPO DI STATO EUROPEO"

giorgia meloni sconfitta in europa meme by edoardo baraldi3

DAGOREPORT

 

Che cosa si prova a diventare una gallina lessa, una lingua in salmì, uno zampetto con mostarda, e finire sbattuta in un "carrello di bolliti misti", a un passo dall’irrilevanza politica?

 

Vi ricordate quando, un anno e mezzo fa, in campagna elettorale, parlando di Europa, Giorgia Due-Meloni aveva detto, tra sbarramenti oculari e digrignar di denti, che con lei al Governo la pacchia a Bruxelles sarebbe sicuramente finita? Come no, oggi “La pacchia è finita”, ma per l’Italia.

 

Messa in un angolo dal quintetto Macron-Scholz-Sanchez-Tusk-Mitsotakis, ieri si è consumato il fallimento europeo di Giorgia Meloni. Grazie alla sua arroganza coatta, isto che le vice presidenze esecutive in dote alla Commissione sono tre e sono appannaggio ovviamente di Germania, Francia e Polonia, alla fine Meloni si porterà a casa quel merluzzone di Fitto come commissario di seconda fascia con una vicepresidenza altrettanto di “bandiera”, cioè priva di deleghe operative.

 

giorgia meloni sconfitta in europa meme by edoardo baraldi1

(Deleghe che sarebbero cruciali per poter sostenere nel 2025 una situazione economica disastrosa. Il nuovo Patto di stabilità si traduce in oltre 12 miliardi di tagli l’anno per l’Italia. Tagli che ricadranno, è facile prevederlo, su sanità, scuola, lavoro e che comporteranno nuove tasse)

 

La più bruciante stronzata meloniana è stata sicuramente quella di aver votato no al socialista portoghese Costa come presidente del Consiglio Europeo, uno che viene eletto dai presidenti e premier dei 27 paesi dell’Unione e che ha ricevuto addirittura il voto favorevole pure del sovranista Orban.

 

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Ma la Poverina, per tenere a bada le sparate del mal-destro Matteo Salvini, aveva tuonato pubblicamente: “Mai con i socialisti” (come dice James Bond, in politica “Never say never!”). Come per “salvaguardare le sensibilità del governo”, si è astenuta poi su Ursula von der Leyen, cara al Ppe Tajani, con la speranza di un do-ut-des (voti FdI in cambio di un posto di primo piano in Commissione). Come finirà lo sapremo il 18 luglio con il voto in plenaria al Parlamento Europeo.

 

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

Altro capolavoro politico è stato poi il no all’invito del polacco Tusk che, su spinta di Tajani, l’aveva convocata a un pre-vertice del Consiglio ma doveva presentarsi unicamente in qualità di premier italiana, anziché di presidente dei Conservatori (i socialisti di Scholz e i liberali di Macron avevano posto un veto assoluto verso i sovranisti estremisti di Vox, Pis e compagnia cantante)

 

“Se qualcosa può andar male, lo farà”, prevede la Legge di Murphy. E così è stato. La presidentessa dei Conservatori si è pure ritrovata abbandonata come una orfanella sui gradini della chiesa dall’altro premier di Ecr nel Consiglio Europeo, il ceco Petr Fiala, che ha dato il suo assenso a tutti e tre i top jobs: Von der Leyen, Costa, Kallas.

 

SALVINI MELONI

E la “psiconana” (copy Grillo) lo sapeva benissimo, in quanto Fiala lo aveva prima del voto in Consiglio: “Per la Repubblica Ceca è fondamentale che la distribuzione rispetti non solo l’equilibrio politico, ma anche quello geografico. I nomi proposti soddisfano questi criteri. Inoltre li conosco tutti personalmente, hanno un rapporto positivo con la Repubblica Ceca e ho un’ottima esperienza di lavoro con loro”.

 

Il capitombolo di “Meloni, detta Giorgia” si è poi trasformato in un sadico “calci in culo” azionato dal giostraio ungherese Viktor Orban che ha pensato bene di sparigliare il “pacchetto top jobs”, infiocchettato da Macron-Sholz, votando contro Ursula, per astenersi poi sulla bella Kallas e infine votando addirittura a favore del socialista portoghese Costa.

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Ma questo è niente: fallita a Roma l’intesa per entrare in Ecr, l’impresentabile Orban ha subito ingranato la quinta annunciando di aver i numeri (23 eurodeputati) per dar vita al quarto gruppo sovranista europeo. Olè!

 

Ma il peggio per la Sora Giorgia doveva ancora arrivare: Mateusz Morawiecki, che guida i polacchi del Pis, ha definito “non scontata” la permanenza all’interno dei Conservatori. Tentato di sbarcare nel nuovo gruppo di Orban, ha dichiarato: “La darei al 50%, siamo tentati da tutte e due le direzioni”. Un casino tale che è stato rinviata la nomina dei capogruppo di Ecr nella nuova Commissione

 

Particolare importante: il Pis rappresenta nei gruppo dei Conservatori la seconda delegazione  (20 eurodeputati), dopo FdI con 24. In caso di trasloco, sarebbe una brutta botta per la Melona che aveva recentemente annunciato trionfate di essere il terzo gruppo europeo, sorpassando i liberali di Renew Europe di Macron.

 

matteo salvini giorgia meloni

Lo psico-dramma dell’Evita Peron del Colle Oppio diventa una farsa demenziale se si pensa che I tre partiti che compongono il governo Meloni viaggiano in Europa ognuno per i cazzi loro.

 

Se Fratelli d’Italia sceglie la via dell’astensione su von der Leyen, Forza Italia di Antonio Tajani conferma il suo sì convinto al bis della presidente di Commissione mentre Matteo Salvini alza le barricate: “Quello che sta accadendo sulle nomine Ue puzza di colpo di Stato“, ha tuonato il leader della Lega, al fine di costringere la premier della Garbatella a mantenere la sua sconsiderata posizione anti Consiglio Europeo.

 

GIORGIA MELONI SCONFITTA IN EUROPA

Una dichiarazione talmente folle, quella del leader della Lega, che ha fatto rizzare i peli e capelli a tutta Bruxelles, compresi i più moderati: fino a prova contraria, Salvini è vicepremier del governo italiano. Se Tajani ha infatti subito precisato alle agenzie che “quel linguaggio non appartiene al Forza Italia”, la Melona non ha aperto la boccuccia.

 

‘’La Meloni ha preferito restare nel ghetto degli anti-europei e ha trascinato nella quarantena politica anche il Paese che rappresenta”, sottolinea l’editorialista di “Repubblica”, Andrea Bonanni. ‘Messa in un angolo dai governi europeisti, la premier rischia di essere rinnegata anche dai suoi camerati nazionalisti e anti-Ue. Un bel risultato, per chi voleva “andare in Europa a testa alta”, ma non sa che cappello mettersi”.

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