draghi kissinger biden putin xi jinping

DAGOREPORT - IL DISCORSO CON CUI KISSINGER HA PARLATO DELLA NECESSITA’ DI UN DIALOGO TRA STATI UNITI E CINA E’ AVVENUTO DAVANTI AL GOTHA DELLA FINANZA EBRAICA, CON IN TESTA L’AD DI BLACKSTONE STEPHEN SCHWARZMAN - ERA UN PIZZINO PER LA CASA BIANCA: SERVE LA PACE PER FARE AFFARI E QUI NESSUNO VUOLE RIMETTERCI ALTRI SOLDI - L’ACCORDO VERBALE TRA BIDEN E XI JINPING: PER ORA LA CINA NON ATTACCHERA’ TAIWAN (RESTERANNO LE SCARAMUCCE VERBALI) - VA BENE ANCHE A PECHINO: UNA GUERRA MINEREBBE IL BENESSERE DEI CINESI E POTREBBE DESTABILIZZARE IL SISTEMA DI POTERE DEL DRAGONE - IL RUOLO DELLA GERMANIA - I PAESI EX SOVIETICI MOLLANO PUTIN E GUARDANO ALLA CINA…

MARIO DRAGHI E IL RABBINO ARTHUR SCHNEIER

1 - DAGONEWS

Nulla avviene mai per caso, soprattutto lì dove il potere ha il suo punto debole: gli interessi. Bisogna sempre unire i puntini che collegano luoghi, cerimonie, relazioni.

 

Durante la consegna del premio “Statista dell’anno” a Mario Draghi, da parte dell’organizzazione guidata dal potente rabbino Arthur Schneier, l’ex segretario di Stato americano Kissinger ha parlato dei rapporti tra Stati uniti e Cina.

 

Il suo discorso non è stato pronunciato a caso: aveva intorno a sé il gotha della finanza ebraica, con in testa l’amministratore delegato di Blackstone Stephen Schwarzman. L’invito alla distensione, che aveva come destinatario soprattutto Joe Biden, è stato chiaro: “Serve un dialogo con Pechino per evitare l’escalation della guerra in Ucraina. E’ necessario non solo per problemi immediati”.

KISSINGER DRAGHI

 

Tradotto: nessuno ha intenzione di compromettere gli affari per future tensioni con la Cina. La Casa bianca, che non è insensibile ad alcuni dei suoi ‘grandi elettori’ (e veri poteri forti d’America), si è già attivata: un canale di comunicazione con Xi Jinping è già stato aperto e coltivato in questi ultimi mesi.

 

Non è un caso, infatti, che il regime cinese si sia rifiutato (su pressione americana) di fornire armi alla Russia. Né è piovuta dal cielo l’insistenza con cui Xi Jinping ha chiesto a Putin di desistere da ogni ipotesi nucleare: “Invitiamo le parti coinvolte al cessate il fuoco e a impegnarsi per il dialogo”.

 

stephen schwarzman di blackstone

A Washington e a Pechino hanno compreso che “l’operazione speciale” di Putin all’Ucraina è stata una picconata al sogno ingenuo della globalizzazione: facciamo soldi, non la guerra. Un mondo instabile, in cui i conflitti rischiano di andare fuori controllo, rende impossibili gli scambi commerciali.

 

E se oggi è il conflitto in Ucraina a minare gli affari globali, domani i guai potrebbero arrivare da Taiwan. Intorno all’isola le tensioni si sono via via gonfiate fino alla visita della Speaker della Camera americana, Nancy Pelosi, vissuta dai cinesi come una provocazione. Era contraria persino l'amministrazione Biden che ha vissuto, anzi subìto, il viaggio come un atto di pura vanità da parte della Pelosi.

 

Per evitare che un nuovo marasma mondiale s’accenda a causa di un isolotto, Biden e Xi Jinping avrebbero trovato un accordo verbale: la Cina non attaccherà Taiwan. Almeno per il momento. Resteranno le solite schermaglie parolaie, a favore di propaganda, ma sarà scongiurata un’invasione. Ora come ora, non conviene a nessuno.

 

JOE BIDEN XI JINPING

Attaccare Taipei vorrebbe dire innescare una sarabanda di sanzioni, reazioni, blocchi navali e commerciali, ritorsioni di ogni sorta che minerebbero il sogno di prosperità economica che è il prerequisito politico su cui si basa la legittimità al potere del Partito comunista cinese.

 

Come si potrebbe garantire pane e benessere a 1,5 miliardi di cinesi con una guerra che impegni il regime contro l’Occidente? Trascinare il Dragone in trincea, con un balzo all'indietro verso la miseria dei decenni passati, avrebbe come primo effetto quello di togliere solidità e consensi all’establishment cinese, Xi Jinping in testa. Nessuno vuole perdere poltrona, carriera e potere per giocare a Risiko nel Pacifico.

 

XI JINPING JOE BIDEN

A lavorare per la distensione sino-americana c’è in prima fila la Germania. I tedeschi avranno anche a lungo flirtato con Putin nei decenni di Angela Merkel al potere ma è a Pechino che hanno i loro più consistenti interessi: la Cina è il primo partner commerciale dei crucchi, con un interscambio che nel 2020 ha toccato quota 212 miliardi di euro.

 

La recessione che s’annusa in Germania è anche figlia dei due anni di covid che in Cina hanno innescato lockdown severissimi e blocchi all’import-export. I tedeschi non vogliono lasciare in deposito neanche una Mercedes: ecco perché spingono per spegnere i fuochi della tensione tra Washington e Pechino.

 

Ps: per Putin aumentano i guai: i paesi ex sovietici suoi alleati (Kazakistan in testa) si stanno spostando sempre più nell’area di influenza cinese…

 

vladimir putin

2 - LA NUOVA FASE DELLA GUERRA DI PUTIN E L’APPELLO DELLA CINA: «SERVE UNA TREGUA E IL RITORNO AL DIALOGO»

Guido Santevecchi per www.corriere.it

 

Che cosa pensa Xi Jinping della nuova fase della guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina e il campo occidentale? Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, a domanda ha risposto: «La posizione della Cina è stata sempre coerente e chiara nel chiedere un cessate il fuoco attraverso il dialogo e il negoziato, il rispetto della sicurezza, sovranità e integrità territoriale di tutti i Paesi, l’osservanza dei principi contenuti nella carta delle Nazioni Unite». Il diplomatico ha aggiunto che «servono sforzi internazionali per una risoluzione pacifica delle crisi».

XI JINPING JOE BIDEN

 

Sono mesi che Pechino parla in linea di principio della necessità di un dialogo che porti a una tregua. All’inizio ha invocato ragioni umanitarie, ora comincia a fare i conti anche economici su quello che Xi chiama «il caos mondiale» e fa riferimento all’Onu (dove peraltro si è ripetutamente astenuta nei voti sulla crisi ucraina). Parlare di nuovo ora di cessate il fuoco potrebbe essere uno sviluppo?

 

Anche il rifiuto cinese di definire l’azione russa per quello che è, un’aggressione, era stato letto da alcuni governi ottimisti come un espediente di Xi per mantenersi neutrale e poter agire da mediatore (prima o poi). Di fatto, la Cina ha solo mantenuto la sua ambiguità strategica, non ha mai segnalato una volontà di impegnarsi in un negoziato tra le parti. L’interesse strategico di Pechino sembra la disunione dell’Occidente, più che la vittoria della Russia.

vladimir putin

 

Una novità notevole è venuta da Vladimir Putin, che incontrando Xi a Samarcanda la settimana scorsa ha ammesso che «la Cina è preoccupata e ha delle domande sulla questione ucraina». Tradotto: significa che in questi mesi sono emerse tensioni con l’alleato. E che in realtà gli interrogativi cinesi sono centrati non sulla sorte di Kiev ma sulla tenuta di Mosca.

 

JOE BIDEN XI JINPING

Interessante la reazione sui social media mandarini. Ieri mattina, subito dopo la dichiarazione incendiaria di Putin su mobilitazione di 300 mila soldati e nucleare, su Weibo sono piovuti commenti di cinesi comuni «colpiti dalla determinazione dei russi» e sulla «opportunità di porre fine all’egemonia degli Stati Uniti». E ancora, ha scritto qualcuno sullo sviluppo nella guerra d’Ucraina che subito è diventato il secondo argomento più dibattuto online: «La chiave è che se la Russia dovesse crollare, l’Occidente potrebbe concentrarsi sulla Cina».

 

Ecco forse perché Xi gioca da equilibrista. La Cina sarà anche preoccupata, ma per preparare il suo colloquio faccia a faccia con l’amico Putin, la settimana prima di Samarcanda Xi aveva mandato in Russia Li Zhanshu, il numero 3 del suo Politburo.

VLADIMIR PUTIN E LA NATO MEME

 

E il compagno Li aveva detto che «la Cina comprende e sostiene la necessità di tutte le misure prese da Mosca per proteggere i suoi interessi nazionali quando Stati Uniti e Nato hanno cercato di chiuderla in un angolo alla sua porta di casa (evidentemente l’Ucraina, ndr)». Quella dichiarazione è stata propagandata dalla stampa di Mosca e non citata dalla stampa di Pechino. E anche dopo Samarcanda, nel resoconto cinese del colloquio tra Xi e Putin, l’Ucraina non è comparsa nemmeno in una riga.

 

Qualche osservatore ha notato una coincidenza: Putin aveva lanciato la sua «operazione militare speciale» in Ucraina (l’aggressione) pochi giorni dopo l’incontro di febbraio con Xi a Pechino, quando i due proclamarono la famosa e famigerata «collaborazione senza limiti». E ora, la «mobilitazione parziale» delle forze militari russe arriva poco dopo che lo Zar ha parlato con Xi a Samarcanda.

 

vladimir putin 1

Le difficoltà militari dei russi lanciati in un territorio che sembrava facile da conquistare hanno ricordato a Pechino quanto sarebbe incerto e pericoloso uno sbarco a Taiwan. Significativo quanto ha appena detto il ministro degli Esteri Wang Yi al vecchio Kissinger che invocava prudente realismo: «C’è un vecchio detto in Cina: è meglio perdere mille soldati che un palmo di terreno».

 

Molto più che di Ucraina, in questi mesi i cinesi hanno parlato di riunificazione taiwanese; arrivando a fare le prove generali di blocco aeronavale ad agosto, con la scusa della visita a Taipei di Nancy Pelosi. È per scongiurare l’apertura di un secondo fronte nel Pacifico che Joe Biden ha ripetuto che l’America difenderebbe militarmente l’isola in caso di attacco.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?