1. DAGOREPORT! - LETTA NON HA VINTO UN CAZZO! NON C’È UNA VITTORIA DEL CENTRO-SINISTRA, MA UNA SCONFITTA DEL CENTRO-DESTRA (DA ALESSANDRIA A VERONA). DOV'È LA VITTORIA DEL ‘’CAMPO LARGO’’ DI LETTA-CONTE? LE COCENTI SCONFITTE AL PRIMO TURNO A PALERMO E A GENOVA (“CITTÀ TRE VOLTE PIÙ GRANDI DI VERONA”)? L’EX CALCIATORE DAMIANO TOMMASI CHE SI È TENUTO BEL LONTANO DAL PALCO DEL COMIZIO PRESIEDUTO A VERONA DA LETTA E CONTE?
2. AGGIUNGERE CHE IN MOLTE DELLE CITTÀ HA AVUTO UN RUOLO SOVENTE DECISIVO, CHE NESSUNO SI ASPETTAVA, "AZIONE" DI CARLO CALENDA. IL CHURCHILL DEI PARIOLI HA CHIARITO A LETTA CHE NON VUOLE TRA I PIEDI NÉ CONTE NÉ DI MAIO: “PREFERISCO CORRERE DA SOLO”
3. IL SUPER-SCONFITTO È SALVINI. NON HA TOCCATO PALLA AL NORD E NON L'HA TOCCATA AL SUD E AL CENTRO. CERTO, NON SI PUÒ IMMAGINARE UNA SCISSIONE ALLA DI MAIO, MA DI SICURO GIORGETTI E I GOVERNATORI POTREBBERO CHIEDERE UN CAMBIO DI LINEA SU TUTTO E UN COMITATO POLITICO PER COMMISSARIARE IL SEGRETARIO O ADDIRITTURA DETRONIZZARLO

Condividi questo articolo


DAGOREPORT

GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA

In parole volgari: Letta non ha vinto un cazzo! In altre parole: non c’è una vittoria del centro-sinistra, ma una sconfitta del centro-destra disfattista (da Alessandria a Verona). In barba ai titoli sbandierati dai giornaloni in gloria di Enrichetto (“Una grande vittoria del Pd e del centrosinistra che rafforza il governo’’), ha ragione la Ducetta Meloni, in un video su Facebook, a prendere il pallottoliere e sgolarsi: “Non siamo soddisfatti di questi ballottaggi, il centrodestra poteva fare meglio ma, visto che il Pd festeggia, il dato complessivo ci obbliga a riportare Letta sul pianeta terra: centrosinistra e 5 stelle governavano 56 comuni, oggi 53. Il centrodestra 54, oggi 58".

 

GIORGIA MELONI GIORGIA MELONI

Dov'è la vittoria del ‘’campo largo’’ di Letta? Le cocenti sconfitte al primo turno a Palermo e a Genova (“città tre volte più grandi di Verona”)? L’ex calciatore Damiano Tommasi che, per espugnare una storica roccaforte del centrodestra, si è tenuto bel lontano dal palco del comizio presieduto a Verona da Letta e Conte? (Infatti foto di gruppo dei due dioscuri del “campo largo” con il boccoluto chierichetto veronese non esistono). C’è solo quel poverino di Francesco Boccia, che nel suo trip filo-grillino ereditato in Puglia da Emiliano, si spara pippe del tipo: “Il messaggio è semplice: la coalizione dei progressisti deve essere unita se vogliamo battere la destra”.

matteo salvini federico sboarina giorgia meloni matteo salvini federico sboarina giorgia meloni

 

Con queste 5 stelle ormai vaporizzate (“Un po' come quei giocatori squalificati alla fine del primo tempo. Praticamente, un osservatore. In panchina, al massimo per fare il tifo, mentre cerca di medicarsi le ferite. Così è apparso Giuseppe Conte ai ballottaggi”, scrive il Messaggero), solo un’overdose di Lsd permette a Letta e Boccia di vederela coalizione dei progressisti”.

 

Aggiungere che in molte delle città in preda al ballottaggio ha avuto un ruolo sovente decisivo, che nessuno si aspettava, il partito Azione di Carlo Calenda. Il Churchill dei Parioli ha già chiarito a Letta che non vuole tra i piedi né Conte né Di Maio: “Preferisco correre da solo”.

 

il comizio di giorgia meloni per vox, in spagna 2 il comizio di giorgia meloni per vox, in spagna 2

“Noi - spiega a La Stampa - alle elezioni andiamo da soli con Più Europa e con liste civiche. E se riusciremo a prendere tra l'8 e il 10 per cento eviteremo la formazione di un governo antieuropeo di destra e solo così si potrà andare avanti con Draghi. E non lo possiamo fare alleati col Pd, che correndo con i 5stelle non sarà attrattivo, dobbiamo presentarci con un'area forte e indipendente dai due poli”.

 

Quel che è certo è che il Pd, al di là dei Boccia, si sta rivelando come il solo partito organizzato, che ha una classe dirigente presentabile, a differenza della somma mediocrità degli esponenti di Fratelli d’Italia (in sostanza la Meloni vanta una sorella, il cognato Francesco Lollobrigida e il tuttofare Crosetto).

 

matteo salvini giorgia meloni federico sboarina matteo salvini giorgia meloni federico sboarina

Mentre la Lega, che ha quadri ben radicato sul territorio, a partire dai governatori del nord, è strozzata dalla miriade di gaffe pedestri e decisioni a cazzo di cane di Matteo Salvini ((e uno dei pochi successi è arrivato a Gorizia, nel Friuli di Fedriga). Il Super-Sconfitto è lui. Non ha toccato palla al Nord e non l'ha toccata al Sud e al Centro. Certo, non si può immaginare una scissione alla Di Maio, ma di sicuro Giorgetti e i governatori chiederanno al “Capitone” di riunirsi subito intorno a un tavolo per capire cosa fare, pena sciogliersi come neve al sole alle politiche del 2023.

 

astensionismo astensionismo

“Il bilancio si fa dopo i ballottaggi”, aveva detto Zaia. E ora dunque i governisti del Carroccio non solo non daranno tregua a Matteo sul tema dell'autonomia - il cui abbandono da parte del capo è considerato il vero motivo del flop al Nord - ma potrebbero chiedere un cambio di linea su tutto e un comitato politico per commissariare il segretario o addirittura detronizzarlo”, sottolinea il Messaggero.

 

A proposito di astensionismo. Ai seggi solo 4 su 10, hanno strillato i giornaloni non considerando minimamente che si trattava di ballottaggi che si sono svolti sotto la minaccia di tre grandi emergenze: il perdurare del Covid, la guerra in Ucraina e lo spauracchio sempre più presente della recessione economica.

 

 

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

“CARO OLAF SCHOLZ …”. L’IRRITAZIONE (EUFEMISMO) DEL QUIRINALE: UNA LETTERA CHE GIORGIA MELONI NON AVREBBE MAI DOVUTO SCRIVERE - COME SI PERMETTE DI DARE APPUNTAMENTO AL PREMIER TEDESCO PER UN CHIARIMENTO TRA DIECI GIORNI, A QUATTR’OCCHI, IN MODALITÀ COATTA-CASAMONICA? – LA DUCETTA HA SCELTO IL MOMENTO PEGGIORE PER SOSTITUIRE LA DIPLOMAZIA DI PALAZZO CHIGI CON L’AMATO MANGANELLO, DATO CHE A BRUXELLES IN QUESTI GIORNI SI STA NEGOZIANDO TEMI VITALI PER IL NOSTRO DISGRAZIATO PAESE: PATTO DI STABILITÀ, PNRR, MES - MEGLIO È ANDATA AD ANTONIO TAJANI IN MISSIONE A PARIGI (SOTTO L’ATTIVISMO DECISIONISTA DI DARMANIN SUI MIGRANTI, COVA IL SUO SOGNO DI SALIRE ALL’ELISEO)

FLASH - FUNERALI DI NAPOLITANO. LA PRESENZA DEL PRESIDENTE FRANCESE MACRON E DEL PRESIDENTE TEDESCO STEINMEIER, OSSEQUIO ALL’EUROPEISMO INDISCUSSO E IRREMOVIBILE DI “RE GIORGIO”, NON È CASUALE: C’È LO ZAMPINO DIPLOMATICO DEL QUIRINALE. ALL’EPOCA, INFATTI, AL PATTO ITALIA-FRANCIA DOVEVA POI ASSOCIARSI LA GERMANIA, INIZIATIVA CHE SALTÒ A CAUSA DELLA CADUTA DEL GOVERNO DRAGHI. CON IL DIPLOMATICO INVITO AL CAPO DI STATO TEDESCO, MATTARELLA HA VOLUTO RINSALDARE IL PATTO ITALIA-FRANCIA APRENDO LE PORTE ALLA GERMANIA…

DAGOREPORT – FU ENRICO LETTA A CONSIGLIARE GIORGIO NAPOLITANO DI NOMINARE MARIO MONTI A CAPO DEL GOVERNO, METTENDO ALLA PORTA SILVIO BERLUSCONI. QUANDO LA SITUAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA DEL PAESE PRECIPITÒ, IL COLLE AVREBBE PREFERITO UN PASSO INDIETRO DEL SATRAPO DI ARCORE A FAVORE DEL SUO MINISTRO DEL TESORO, GIULIO TREMONTI - MA IL DECISIONISMO DI RE GIORGIO NON AVEVA FATTO I CONTI CON L’EGO ESPANSO DI RE SILVIO, INCAPACE DI CEDERE LA SCENA - “BRUCIATA” L’IPOTESI TREMONTI PREMIER, CHE FARE? SCIOGLIERE LE CAMERE E ANDARE AL VOTO, SAREBBERO PASSATI ALMENO SEI MESI E CON LO SPREAD ARRIVATO A 550, L’ITALIA RISCHIAVA LA BANCAROTTA. A QUEL PUNTO…