nicolas sarkozy angela merkel silvio berlusconi

DAGOREPORT – ANGELA MERKEL NON CE LA RACCONTA TUTTA QUANDO DICE DI NON AVER AVUTO UN RUOLO NELLA CADUTA DEL GOVERNO BERLUSCONI NEL 2011 - NON È STATA LEI A CALARE LA MANNAIA (CI PENSÒ IL DUO FRANCESE SARKOZY-TRICHET CON LA FAMOSA LETTERINA DELLA BCE, CONDITA DI DIKTAT AL GOVERNO ITALIANO), MA NON MOSSE UN DITO PER IMPEDIRLO. ANZI, LE SUE RISATINE DI DILEGGIO AL CAV, CONDIVISE CON SARKO’ A MARGINE DI UN CONSIGLIO EUROPEO, FURONO IL COLPO DI GRAZIA…

 

 

DAGOREPORT

angela merkel cover

La vecchiaia, si sa, appanna anche le menti più lucide, e i ricordi tendono a confondersi fino a mutare forma. È capitato anche alla 70enne Angela Merkel, che ha dato alle stampe la sua autobiografia, intitolata “Libertà”, a cui ha lavorato alacremente negli ultimi due anni.

 

In uno dei passaggi del libro, l’ex cancelliera tedesca torna sui fatti del 2011 che travolsero l’allora governo Berlusconi e alla nascita del Governo Monti.

 

Frau Angela smentisce di aver messo lo zampone sulla politica italiana, e ha ribadito, in un’intervista al “Corriere della Sera”: “Non ho chiesto io la sua testa. Con Silvio Berlusconi ho lavorato più amichevolmente di quanto molti pensavano”.

 

berlusconi merkel sarkozy

Parole, queste, che descrivono una mezza verità. Perché se la Merkel non calò la ghigliottina direttamente sul capoccione del Cav, non mosse un dito per impedirne la decapitazione.

 

Per capire il contesto, bisogna fare un piccolo salto nel tempo.

 

Correva l’anno 2011, Berlusconi era impegnatissimo a sollazzarsi tra cene eleganti e bunga bunga, dormiva poco di notte e si assopiva spesso di giorno, durante i vertici importanti. Sonnecchiava durante il Consiglio dei ministri, che ormai non controllava più, e crollava durante i vertici internazionale, stremato dalle performance notturne.

berlusconi merkel

 

I conti pubblici italiani, già provati dagli scossoni della crisi dei mutui sub-prime del 2008, erano in grande affanno e al Mef siedeva Giulio Tremonti, contrario ai tagli delle tasse e alle misure di finanza allegra sognate dal premier.

 

L’intransigenza del tributarista di Sondrio destò più di un malumore fino a diventare una spina nel fianco per i Berluscones: al punto da essere poi descritta, da Renato Brunetta, nel saggio “Berlusconi deve cadere. Cronaca di un complotto”, come una smisurata ambizione di prendere il posto di Berlusconi a Palazzo Chigi, con la complicità dell’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

 

angela merkel 1

A questa tormentata fase domestica, si aggiungeva il complesso scenario internazionale di cui Berlusconi era una pedina chiave: da un lato, per i suoi speciali rapporti con Gheddafi, a cui Francia e Stati Uniti mossero guerra proprio a marzo del 2011 (intervento militare a cui il Cav tentò in tutti i modi di opporsi), dall’altro per la sua personale amicizia con Vladimir Putin, da sempre vista con sospetto a Washington.

 

Anche la stessa Merkel aveva ottimi rapporti con lo zar del Cremlino, ma si trattava di intese politico-industriali, che portò a risultati come il gasdotto Nord Stream, non di rapporti privati e “familiari” come quelli coltivati da "Sua Emittenza".

 

nicolas sarkozy angela merkel

In questo contesto, a calare la scure sul Governo Berlusconi fu il tandem francese Sarkozy-Trichet. L’antipatia dell'ex inquilino dell'Eliseo era nota, essendo lui e Silvio ontologicamente agli opposti, e esacerbata dal sarcasmo con cui Berlusconi parlava di Sarkò, liquidandolo con l’espressione “è stato il mio avvocato”, con riferimento agli anni ’80, quando il francese assunse il ruolo di legale della Fininvest nella causa contro “La Cinq”.

 

E se Sarkozy aveva lanciato la sua fatwa, l‘esecutore materiale del “Silvicidio” fu l’allora Governatore della BCE, Jean-Claude Trichet. Fu lui, con il sostegno dell’intero board della Banca Centrale europea, tra cui figurava anche Mario Draghi, a vergare la famosa letterina del 5 agosto 2011, in cui si chiedevano al Governo italiano misure draconiane di risanamento economico, pena lo stop al sostegno europeo all’Italia.

 

Lo spread schizzò alle stelle (il differenziale tra i Btp e il Bund tedesco arrivò a 574 punti), gli speculatori si lanciarono famelici in una corsa a vendere i titoli italiani, e Berlusconi non poté più resistere: il 9 novembre 2011 il presidente del Consiglio salì al Colle a rassegnare le dimissioni.

 

angela merkel e nicolas sarkozy ridono di silvio belrusconi

Che fece Angela Merkel per impedire che gli eventi degenerassero, fino a scuotere fin nelle fondamenta il Sistema-Italia? Niente, a parte quella celebre e indecorosa conferenza stampa, a margine del Consiglio europeo del 21 ottobre 2011, in cui la Cancelliera e il Presidente francese sghignazzarono davanti ai giornalisti quando fu chiesto loro se avessero avuto ancora fiducia nell'Italia e in Berlusconi. Non sarà stata un’ingerenza, ma fu un chiodo sulla bara del Governo italiano...

 

 

 

VIENI AVANTI, RENATINO - L’ULTIMA BARUFFA TRA I VECCHI COMPAGNI SOCIALISTI BRUNETTA E TREMONTI - IL CAPOGRUPPO FI ACCUSA L’EX MINISTRO DELL’ECONOMIA: ‘NEL 2011 TRAMÒ CON NAPOLITANO PER PRENDERE IL POSTO DI BERLUSCONI’

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/vieni-avanti-renatino-ultima-baruffa-vecchi-compagni-socialisti-77541.htm

 

 

ANGELA MERKEL: “NON CHIESI IO LA TESTA DI BERLUSCONI”

Estratto dell’articolo di Mara Gergolet e Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”

 

berlusconi merkel

[…] Il «Wall Street Journal» scrisse che lei ha avuto una parte nella caduta di Silvio Berlusconi, il quale si rifiutava di fare le riforme per fermare la speculazione sull’euro e ridurre gli spread. In particolare, lei avrebbe sollecitato un cambio di governo a Roma durante una telefonata con Giorgio Napolitano. Frau Merkel, lei ha chiesto la testa di Silvio Berlusconi?

«No, smentisco categoricamente. Non mi sono mai immischiata negli affari interni di un Paese amico. E di questa variante non avevo mai sentito parlare. È stato anche detto che una conferenza stampa di Nicolas Sarkozy e mia (Consiglio europeo di Bruxelles 2011 n.d.r.) avrebbe contribuito alla caduta di Berlusconi.

 

Non lo credo. Non è assolutamente possibile che un capo di governo straniero causi la caduta di un altro. Questo ha sempre a che fare con i fatti interni di un Paese».

 

 

In sedici anni, lei ha conosciuto otto capi di governo italiani: Prodi, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte e Draghi. Ci può descrivere brevemente i rapporti con loro?

SARKOZY E MERKEL RIDONO DI BERLUSCONI

«Prodi è stato il primo, per breve tempo. Lo avevo conosciuto quando era presidente della Commissione europea. Mi aveva colpito che spingesse con entusiasmo per l’ampliamento a Est dell’Unione. Citava volentieri Helmut Kohl: “La Storia è la Storia”. Così motivava la posizione che tutti i Paesi dell’Europa centro-orientale entrassero allo stesso momento.

 

trump angela merkel

Con Silvio Berlusconi ho lavorato più amichevolmente di quanto molti pensavano. Si adoperava sempre per raggiungere comuni compromessi europei. Questo l’ho apprezzato. Durante la crisi dell’euro la cooperazione con lui si è fatta più difficile. Mario Monti lo conoscevo e lo stimavo da quando era commissario Ue alla concorrenza. Era da un lato affascinato dalla Germania, dall’altro sempre in guardia, e a ragione, perché a causa della sua forte economia non avesse un ruolo speciale. È stata la sua idea fissa da capo del governo durante la crisi monetaria».

ANGELA MERKEL VS TRUMPla gran croce dell ordine al merito per angela merkel sergio mattarella angela merkelbeate baumann angela merkel angela merkel ha un malore durante la visita del capo di stato ucraino zelensky a berlino 1ANGELA MERKEL LICIA RONZULLI SILVIO BERLUSCONI ANGELA MERKEL SILVIO BERLUSCONI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…