unione europea ursula von der leyen giorgia meloni tusk scholz macron weber orban

DAGOREPORT – GRANDE È LA CONFUSIONE SOTTO IL CIELO DI BRUXELLES: O IL QUINTETTO AL COMANDO, FORMATO DA MACRON, SCHOLZ, TUSK, SANCHEZ E MITSOTAKIS, TROVA UN ACCORDO IL 28 GIUGNO O SALTA TUTTO - IL BALLO DI SAN VITO SI GIOCA SUL NOME DI URSULA VON DER LEYEN. INVISA A UNA PARTE DEL PPE, CORRE IL RISCHIO DI ESSERE AFFONDATA DAL VOTO SEGRETO DEL PARLAMENTO - URGE AGGIUNGERE UN POSTO A TAVOLA. E QUI IL PPE SI SPACCA: ALLA CORRENTE DI WEBER, CHE VORREBBE IMBARCARE IL GRUPPO ECR GUIDATO DALLA REGINA DI COATTONIA, SI CONTRAPPONE LA CORRENTE DI TUSK. IL LEADER POLACCO CONTA IL MAGGIOR NUMERO DI PARLAMENTARI NEL PPE E ACCETTEREBBE SOLO I FRATELLI D’ITALIA. E PER MAGGIOR TRANQUILLITÀ, ANCHE I VOTI DEI VERDI, MA GIORGIONA NON CI STA - IL GUAZZABUGLIO SI INGROSSERÀ DOMANI, LUNEDÌ, CON L’INCONTRO DI UN IMBUFALITO ORBAN CON LA DUCETTA, REA DI AVER ARRUOLATO I RUMENI ANTI UNGHERESI DI AUR, E PRONTO A SALIRE SUL CARRO DI MARINE LE PEN - ALLA EVITA PERON DELLA GARBATELLA, CHE RISCHIA L’IRRILEVANZA POLITICA NELL’UNIONE EUROPEA, NON RESTA ALTRO CHE FAR SALTARE IL BANCO DEL 28 GIUGNO…

 

DAGOREPORT

antonio tajani ursula von der leyen manfred weber donald tusk

Grande è la confusione sotto il cielo di Bruxelles: o si decidono a scegliere i “Top Jobs”, le quattro nomine al vertice delle principali istituzioni dell’Unione Europea, entro il 28 giugno o salta tutto. Un ballo di San Vito che si gioca sul nome di Ursula von der Leyen, rappresentante del Partito Popolare Europeo (Ppe), che da un anno si sbatte come un Moulinex per un secondo mandato alla Commissione europea, il socialista portoghese Antonio Costa al Consiglio, la liberale estone Kaja Kallas al ministero degli Esteri Ue. 

 

Nell’occhio del ciclone balla il twist la poltrona del Presidente della Commissione europea perché è il ruolo più influente tra le istituzioni dell’Ue: non solo propone nuove leggi, ma è anche l’organo esecutivo supremo dell’Ue ed è scelto dal partito che ottiene il maggior numero di seggi al Parlamento europeo: il Ppe. Gruppo che storicamente guida il governo europeo con i liberali di Macron, i socialdemocratici di Scholz, i socialisti di Sanchez, i conservatori di Mitsotakis.

 

tazze per ursula von der leyen al vertice ppe

Come più volte raccontato, la volubile Ursula è invisa a una parte del popolari e una volta designata dal Consiglio, rischia di brutto di essere affondata dal voto segreto del Parlamento da parte dei franchi tiratori del suo gruppo. Urge quindi aggiungere un posto a tavola. E qui c’è la spaccatura: una corrente filo-destra capitanata da Manfred Weber vorrebbe imbarcare i conservatori di Ecr guidati da Giorgia Meloni.

 

A Weber si contrappone la corrente del leader polacco Tusk che conta il maggior numero di europarlamentari nel Ppe e non ci pensa proprio di avere come alleati i partiti di ultradestra come i detestati connazionali del Pis, gli spagnoli di Vox, i francesi di Zemour e i rumeni di Aur. Di Ecr, Tusk accetterebbe solo i Fratelli d’Italia della Ducetta. E per maggior tranquillità, il polacco sarebbe pronto a imbarcare i Verdi, un gruppo fissato con il Green Deal, quindi troppo a sinistra e Giorgiona non ci sta.

 

MANFRED WEBER URSULA VON DER LEYEN DONALD TUSK

A questo punto, la Reginetta di Coattonia sa bene che il suo camaleontismo è giunto al capolinea, quindi non può avere la siringa piena e la moglie drogata: se i “Camerati” si alleano solitari con il Ppe, dovrebbero uscire da Ecr. Non solo: essendo Forza Italia nei popolari, con un Tajani culo e camicia con Weber, l’eventuale alleanza scatenerebbe la “pazzia” della terza gamba del governo, Matteo Salvini, alleato di Marine Le Pen, che guida l’altra formazione destrorsa, Identità e Democrazia. 

 

Facile immaginare il Capitone lombardo che, per non sentirsi irrilevante, non perderà l’occasione per mettere un fascio di bastoni tra le ruote dell’autoritarismo senza limitismo della Melona, rinfacciandole il suo tonante “Mai con i socialisti”, con le solite e parolaie minacce di mollare il governo. Il guazzabuglio si ingrosserà domani, lunedì, con lo sbarco di Viktor Orban a Roma. 

manfred weber antonio tajani

 

A quell’attrice di borgata diventata premier, il premier ungherese rimprovererà subito l’ingresso in Ecr degli odiati rumeni di Aur (tipini fino del tipo: no ai vaccini, Olocausto "tema minore", odio per l'Ungheria), accusandola di supino atlantismo filo Nato e quindi di non averli imbarcati allo scopo di chiudere la porta in faccia a un soggetto filo-Putin e anti-Ucraina, con un debole per Trump. 

 

GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN

Dunque, una volta al cospetto della Melona, Orban sarà tranchant: per aderire a Ecr, fuori i rumeni oppure chiedo asilo a Le Pen-Salvini. Occorre aggiungere che dal primo luglio il despota ungherese andrà a ricoprire la carica di presidente di turno del Consiglio, ruolo da non sottovalutare in quanto decide l’agenda dei temi da discutere. E molti si aspettano i fuochi di artificio dal despota di Budapest che all’epoca è stato espulso dal Ppe per aver cestinato la democrazia nel suo paese.

 

La situazione è così in movimento che alle pressioni di Tajani di arruolare il partito di Meloni (“L’Italia è uno dei paesi fondatori dell’Unione Europea”), Weber ha replicato piccato che “L’Italia è talmente ‘’fondatore’’ che è l’unico paese che non ha ratificato le modifiche salva-banche del Mes”. Una firma che è oggetto di una trattativa-ricatto: in cambio della accettazione, Meloni vuole ottenere deroghe al Patto di Stabilità, un cappio economico per il suo governo. Cosa difficile. I cosiddetti “paesi frugali” del nord Europa non ne vogliono sapere di farla felice.

 

emmanuel macron olaf scholz

A questo punto, alla Evita Peron della Garbatella non resta altro che far saltare il banco. E il 28 giugno si vedrà quanto conta il quintetto al comando, formato da Macron, Scholz, Tusk, Sanchez con il greco  Kyriakos Mitsotakis. Ultima chance per trovare un accordo prima dell’arrivo del Dux ungherese alla presidenza del Consiglio.

 

Post scriptum: Criteri di scelta e tempistiche

 

(Sole 24 Ore) I leader dell’Ue devono raggiungere un consenso su una lista di candidati che necessita poi del sostegno di una “maggioranza qualificata”, ovvero almeno 15 dei 27 leader dell’Ue, rappresentanti insieme almeno il 65% della popolazione dei 27 Stati membri. Il presidente della Commissione europea deve ricevere anche la maggioranza dei voti nel Parlamento europeo.

 

OLAF SCHOLZ URSULA VON DER LEYEN EMMANUEL MACRON

Le nomine ufficiali sono previste durante il Consiglio europeo di fine giugno. Il nuovo Parlamento, che si riunirà per la prima volta il 16 luglio, avrà il compito di approvare la nomina del presidente della Commissione durante la sessione plenaria di settembre.

GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ E EMMANUEL MACRON ALL'HOTEL AMIGO DI BRUXELLES EMMANUEL MACRON - OLAF SCHOLZ - DONALD TUSK

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