davigo palamara

DAVIGO PROVA A RESISTERE E SCARICA ARDITA - L'EX PM MILANESE, RICUSATO DA PALAMARA CHE LO HA INSERITO NELLA LISTA TESTI, NON INTENDE ABBANDONARE IL COLLEGIO DISCIPLINARE, MENTRE LA CASSAZIONE BOCCIA LE ISTANZE DEL DEPUTATO FERRI. UDIENZA RINVIATA A SETTEMBRE ANCHE PER I 5 TOGATI DELL'HOTEL CHAMPAGNE

 

Giacomo Amadori e Giuseppe China per “la Verità

 

GIOVANNI LEGNINI LUCA PALAMARA

A Milano, ai tempi del pool di Mani pulite, era soprannominato «Piercavillo» Davigo per quella capacità di spaccare in quattro il capello da giurista di rango. Ma ieri, forse, ha chiesto troppo anche alla sua testa fina per tentare di uscire dall'angolo in cui lo aveva ficcato Luca Palamara con la sua richiesta di ricusazione. L'ex presidente dell'Anm, oggi indagato a Perugia, ritiene infatti che Piercamillo Davigo non possa essere uno dei componenti della sezione disciplinare del Csm che dovrà giudicarlo visto che è stato inserito nella lista testi della difesa di Palamara.

 

L'avvocato Giaime Guizzi con l'istanza di ricusazione del 17 luglio scorso citava altri due testimoni, i magistrati Stefano Fava ed Erminio Amelio, i quali si incontrarono nel marzo 2019 con Davigo e Sebastiano Ardita, altro consigliere del Csm, per discutere della candidatura di Fava nella corrente di Autonomia&indipendenza, fondata dallo stesso Davigo, ma anche per parlare dell'esposto di Fava contro l'ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone. Ma se Davigo e Ardita sapevano già dell'esposto a fine marzo (quando ci fu l'incontro), Palamara non potrebbe essere accusato di aver divulgato la notizia dell'arrivo della denuncia di Fava al Csm.

luca palamara a passeggio con cosimo ferri

 

Eppure Davigo ieri ha dichiarato di non ravvisare motivi d'astensione e in un minuto d'intervento è parso chiaro a tutti che Piercavillo ha provato a distinguere la propria posizione da quella di Ardita (che incontrò Fava anche successivamente), scaricando il collega che, tra l'altro, ha fatto parte del collegio che ha deciso la sospensione cautelare di Palamara dalle funzioni e dallo stipendio: «Nella stessa istanza si distingue il colloquio che avrebbe avuto il dottor Fava con me da quello avuto con altro componente del consiglio e a mio parere alla luce dello stesso testo dell'istanza solo il colloquio avuto con l'altro componente del consiglio potrebbe avere rilevanza rispetto ai fatti contestati in questa sede» ha dichiarato Davigo con voce incrinata dall'emozione. E ha aggiunto che, invece, non avrebbero rilevanza «quelli di cui avrei parlato io».

 

Poi ha concluso: «Non ravviso un motivo di astensione». Davigo, che dovrebbe andare in pensione a ottobre, ha dato l'impressione di essere pronto a seguire il procedimento almeno sino a dicembre, mese in cui sono già state calendarizzate delle udienze. Piercavillo ha fatto una sola concessione, bontà sua: «Ovviamente non compete a me in ordine alla ricusazione». Infatti a decidere sarà un nuovo collegio, in cui subentrerà con decreto del vicepresidente David Ermini, a sua volta astenuto, un sostituto pro tempore.

 

sebastiano ardita al csm con di matteo e davigo

Sulla prima udienza del procedimento disciplinare a Luca Palamara, le istanze di ricusazione hanno avuto un notevole peso. Tanto che la prossima udienza per Palamara è stata fissata al 15 settembre (anche per il legittimo impedimento invocato dal suo avvocato Guizzi). Due richieste di ricusazione sono state presentate anche dal deputato di Italia viva Cosimo Ferri e anche per il parlamentare ed ex giudice l'udienza è slittata a metà settembre. La prima istanza di ricusazione coinvolge tutti i membri del Csm in carica fino alla data del 9 maggio 2019. La difesa di Ferri li ha citati tutti come testimoni in relazione al capo 1 di incolpazione che lo riguarda, ossia l'accusa di aver interferito sulle attività della quinta commissione.

 

Gli stessi consiglieri che nella tesi accusatoria vengono individuati come possibili parti lese dovranno dunque essere sentiti nel procedimento per verificare, questa è la tesi di Ferri, se quelle interferenze ci siano state. La seconda istanza di ricusazione riguarda il membro togato di Area Elisabetta Chinaglia, alla quale vengono contestate alcune sue dichiarazioni rilasciate durante un dibattito (trasmesso da Radio Radicale) di presentazione per la sua candidatura alle elezioni suppletive di Palazzo dei Marescialli.

DAVIGO TRAVAGLIO

 

Era il 16 novembre 2019 e secondo Ferri «il parere della dottoressa Chinaglia sulle condotte ascritte al sottoscritto è inequivocabile, si risolve in una chiara anticipazione del giudizio e non garantisce comunque in alcun modo l'imparzialità e la terzietà della medesima». Per esempio laddove dice: «Il ruolo politico del Consiglio superiore significa non che i componenti [...] fanno la politica nelle cene o nei bar o in altri luoghi» oppure quando critica il vecchio presidente dell'Anm Pasquale Grasso, di Magistratura indipendente, «il gruppo che non si è distaccato da determinati fatti, non si è distaccato da Cosimo Ferri».

 

Nel corso dell'udienza di ieri la procura generale della Cassazione si è espressa sulle due istanze dichiarandole «manifestamente inammissibili», però, la decisione finale spetta a un nuovo collegio della disciplinare. Capitolo a parte le intercettazioni che riguardano lo stesso Ferri, in quanto parlamentare. Il collegio valuterà la richiesta presentata dalla Procura generale della Cassazione alla Camera per l'utilizzo delle conversazioni captate. Prima di Ferri è toccato comparire di fronte alla sezione disciplinare ai cinque ex consiglieri del Csm. Che parteciparono all'ormai celebre dopocena dell'hotel Champagne del 9 maggio 2019, insieme a Palamara, Ferri e il deputato del Pd Luca Lotti, appuntamento in cui si discusse delle nomine di alcuni dei più importanti uffici giudiziari del Paese, in particolare quello della procura della Repubblica di Roma.

 

cosimo ferri 4

Dei cinque incolpati in aula ieri c'erano solo Antonio Lepre e Pierluigi Morlini, assenti, invece, Luigi Spina, Corrado Cartoni e Paolo Criscuoli (rappresentati dai loro legali). Anche per il fascicolo che riguarda i cinque ex membri togati è stato disposto il rinvio dell'udienza al 15 settembre, anche se per loro è bastata l'assenza, per impedimenti personali del presidente titolare del collegio, il laico del M5s Fulvio Gigliotti. Pure lui, però, potrebbe risultare incompatibile essendo stato citato come teste sia da Palamara che da Spina. Stilato anche il calendario del procedimento: dieci udienze tra settembre e dicembre.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…