berlusconi brambilla cani

I DEBITI DELLA BRAMBILLA FANNO FINIRE NEI GUAI ANCHE SILVIO BERLUSCONI – L’EX MINISTRA, INDAGATA INSIEME A UN MANAGER NAPOLETANO, AVEVA CHIESTO UNA FIDEIUSSIONE AL CAV. MA UN COLLEGA DI PARTITO, CUI SI ERA AFFIDATA PER RISANARE LA AZIENDA PRIME GROUP, SI È INTASCATO I 2,5 MILIONI – BERLUSCONI NON RISULTA INDAGATO

Monica Serra per “la Stampa”

 

michela brambilla e silvio berlusconi

I debiti delle società di famiglia di Michela Vittoria Brambilla la fanno finire ancora una volta nei guai giudiziari. E trascinano nel fascicolo d'inchiesta aperto dalla procura di Milano anche Silvio Berlusconi, che non è indagato. Ma che, per salvare la sua fedelissima ex ministra dal baratro finanziario, le concede una fideiussione da due milioni e mezzo di euro.

 

Al centro dell'indagine per sottrazione fraudolenta al pagamento dell'Iva, fatture false e appropriazione indebita, c'è l'ex deputato del Popolo delle Libertà Massimo Nicolucci, manager napoletano di 65 anni con precedenti esperienze nella ristrutturazione di aziende in crisi. Che, ai primi di luglio, con altri tre indagati, sue presunte «teste di legno», si è visto sequestrare un milione e 379 mila euro, con un provvedimento d'urgenza del pm Paolo Storari che è già stato convalidato dal gip Domenico Santoro.

 

berlusconi brambilla cani

Tanto quanto, stando alle indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, in concorso con la deputata forzista, avrebbe sottratto al pagamento dell'Iva tra il 2017 e il 2020 dal «gioiellino» della famiglia Brambilla, la Prime Group spa, con sede a Brivio, nel Lecchese: una società da venti milioni di fatturato, forte dei contratti di fornitura di alimenti che vantava con clienti come Esselunga, Conad, Bennet, Iper Montebello, e poi svuotata dei suoi principali asset proprio da Nicolucci.

 

Quando Michela Brambilla ha scelto di rivolgersi al collega di partito - come si legge nel provvedimento di convalida del sequestro - era in fortissima difficoltà economica. La storica azienda di famiglia, la Trafileria del Lario spa, era vicina al fallimento, che nel 2019 è costato alla ex ministra un patteggiamento a un anno e quattro mesi per bancarotta; l'altra sua società, la Prime, aveva debiti milionari con le banche e con lo Stato.

 

SILVIO BERLUSCONI MICHELA VITTORIA BRAMBILLA

Tanto che «Brambilla avrebbe richiesto - si legge nell'atto - l'intervento personale di Silvio Berlusconi, ottenendo il rilascio da parte del suo capo di partito di una fideiussione del valore di 2,5 milioni euro (sottoscritta il 31 marzo del 2015 e valida fino al 15 maggio del 2018, poi prorogata per un anno) che avrebbe garantito la continuità aziendale», con la promessa che «non sarebbe mai stata escussa». A farlo però ci ha pensato Nicolucci, che non si è preoccupato neppure di tradire la fiducia del suo presidente.

 

«Mi sono stufato di sentire Michela, se non faccio un accordo con te la mando in galera veramente... La denuncio per estorsione, hai capito? Perché mi dovrà spiegare perché mi ha mandato le mail di Berlusconi, dicendo che se non creavo l'accordo con te il presidente mi avrebbe distrutto...», diceva intercettato Nicolucci. E ancora: «Cioè una cosa che vale dieci la dovrei pagare un euro. E perché dovrei accettare, per la riconoscenza del presidente? Così mi regala un'altra cravatta di Marinella con scritto presidente Berlusconi... sai quante ne ho a casa?».

 

SILVIO BERLUSCONI MICHELA VITTORIA BRAMBILLA MOVIMENTO ANIMALISTA

L'ex ministra si era rivolta a Nicolucci con l'obiettivo di «cedere l'intero pacchetto azionario della Prime (intestato al marito, Eros Maggioni, ndr) a un investitore che avesse le risorse per risanare l'azienda». Nicolucci, per l'accusa «amministratore di fatto» che ha gestito la società tramite suoi uomini di fiducia, come il commercialista Giovanni Graziano, l'avrebbe acquistata a un euro, assicurando a Brambilla, dopo «il risanamento e la successiva vendita, il quaranta per cento del profitto».

 

Quel che invece avrebbe fatto è ricostruito nella denuncia che la società Media Invest, che di recente ha acquistato il gruppo, ha presentato con l'avvocato Mario Zanchetti, dando il via all'inchiesta. Negli atti si legge come Nicolucci avrebbe «drenato il drenabile», svuotato dei suoi principali asset la Prime esposta col Fisco, per trasferirli a fronte di corrispettivi forfettari alla controllata Blue Line, evadendo così l'Iva anche attraverso la sottoscrizione di fatture inesistenti. Con tre presunti complici, tra cui il fratello Maurizio, Nicolucci è anche accusato dell'appropriazione indebita di 383 mila euro.

BERLUSCONI E BRAMBILLA

 

Tra i soldi che sarebbe riuscito a drenare anche per «amici e parenti» ci sono quelli per i fratelli comaschi Oscar e Luca Ronzoni, che hanno già patteggiato nell'ambito di un'altra grossa indagine per riciclaggio. Intercettato al telefono proprio con Oscar Ronzoni oltre che con l'amministratore della Blue Line, Paolo Intermite, forse anche per via di pressioni che riceveva da Brambilla - che per quanto indagata solo per la sottrazione al pagamento dell'Iva appare vittima della gestione dell'amico - Nicolucci diceva: «Vieni a vedere questa azienda: l'organizzazione, la serietà Aveva i telefoni staccati. Sai perché? Perché Michela faceva pagare alla Prime 50 mila euro il server per la segreteria politica!».

BERLUSCONI E BRAMBILLABERLUSCONI E BRAMBILLA

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