eric zemmour e marine le pen

DESTRA SI' MA CON GIUDIZIO - MARINE LE PEN SI BUTTA AL CENTRO PER DISTINGUERSI DALL'ESTREMISTA ZEMMOUR - LA LEADER DI "RASSEMBLEMENT NATIONAL" HA CAPITO CHE LE POSIZIONI DURE E PURE TENGONO ALTO L'ONORE MA ALLONTANANO LE CHANCE DI ANDARE AL GOVERNO - LE PEN SI LANCIA UN TEMA "DE SINISTRA" COME LA LOTTA ALL'EVASIONE FISCALE, RISPOLVERA LA FORMULA DEL "PATRIOTTISMO ECONOMICO" E SI SCAGLIA CONTRO L'ISLAM PUR RASSICURANDO: "MA NON VOGLIO UNA GUERRA DI RELIGIONE…"

1 - NON SOLO DESTRA LE PEN ALLA SVOLTA

Leonardo Martinelli per “La Stampa”

 

eric zemmour e marine le pen

Nel salone dove le salsicce passano sulla griglia e le birre circolano generose, quella canzone, inevitabile, doveva arrivare: surreale qui, ma retaggio di altre feste, decenni prima. Intona "Bella ciao" la band, che sta intrattenendo il popolo di Marine (Le Pen, ma tutti la chiamano Marine e basta, come l'amica simpatica che chiami quando sei proprio giù di corda), in attesa che lei parli, qui nella periferia di Reims. E allora c'è chi abbandona piatti fumanti e balla, batte le mani.

 

marine le pen viktor orban

«O partigiano portami via», cantano in italiano. In una Francia dove la sinistra è allo sbando da anni, è a quel bacino, i ceti popolari, che si rivolge la zarina dell'estrema destra (ma Le Pen odia l'espressione, dice che destra e sinistra non esistono più, solo le vittime della mondializzazione contro le élite). Ieri, nel Nord della Francia, si è consumata una sfida a distanza, tra lei, a Reims, ed Eric Zemmour, il candidato sovranista, che ha parlato a Lilla ai suoi sostenitori, mentre a centinaia per strada gli gridavano contro «siamo tutti antifascisti» (pure loro in italiano).

 

emmanuel macron e marine le pen

Da quando Zemmour, già giornalista e star televisiva, si è candidato alle presidenziali di aprile, Marine l'hanno data finita a più riprese. Lui la insidia nei sondaggi, lei per ora non cede. Ieri ha convocato il suo popolo. L'atmosfera è di una sagra paesana, familiare e quasi melanconica. I ragazzi tatuati, con le giacche di cuoio, vagamente minacciosi, che ancora si mostravano a gruppetti nei suoi comizi nel 2017, alle ultime elezioni presidenziali, sono spariti.

 

La donna parla di «qualche nazista», partito tra le braccia di Zemmour, meglio così. Jackie, 60 anni, guardia municipale in un paesino a sud di Parigi, si sente tranquillizzato. Dice che «Zemmour è troppo estremista, mi fa paura. Marine è l'unica che vuole proteggere il popolo». Più in là, Chloé è sbarcata da un villaggio dell'Alsazia. Ha vent' anni, solare, avvolta in una bandiera francese.

marine le pen

 

Pure lei si fida di Marine, «la sola che parli ai giovani». Intanto Julien Odoul fa un selfie dietro l'altro. È il responsabile del Rassemblement National, il partito di Marine Le Pen, in Borgogna. Faccia d'angelo, stretto in una camicia attillata, è una presenza costante nei talk show delle tv. Ma con quel sorriso può dire cose terribili, come quando, in pieno consiglio regionale, si scagliò contro una donna musulmana, semplice visitatrice, presenza discreta ai margini dell'aula, dicendole di togliersi il velo dalla testa «in nome dei principi repubblicani e di laicità». Potrebbe coincidere con l'aggressività zemmouriana su questi temi. Ammette che «mi hanno contattato, per andare con loro. Ma io ho rifiutato».

 

marine le pen ed emmanuel macron

La provocazione è l'arma di Zemmour, come quando imperversava nei dibattiti tv. «Ma con quella le presidenziali non le vinci», sottolinea, ostentando sicurezza, Philippe Olivier, lo stratega di Le Pen dal 2017, dopo la sconfitta contro Macron. Sessant' anni, look da "gentleman farmer" (molto rassicurante), cognato di Marine (marito della sorella Marie-Caroline), l'ha spinta verso la normalizzazione, ad accelerare quella «dédiabolisation», per sdoganarsi dal padre Jean-Marie, che lei aveva già iniziato una decina di anni fa.

 

Negli ultimi giorni diversi esponenti del partito sono fuggiti direzione Reconquête, il movimento di Zemmour. Lei, stizzosa, ancora ieri mattina accennava a «qualche nazista», di cui si è liberata, tanto meglio. Ecco, ora, però, è arrivato il momento di parlare al suo popolo.

 

marine le pen mascherinata

Nel discorso non fa alcun accenno diretto a Zemmour, molti invece a Macron, come se si sentisse già al secondo turno. Lo definisce «sprezzante, ma anche deprimente». Poi, però, cede pure alle vecchie tentazioni, inanellando una serie di lugubri constatazioni sull'immigrazione e i suoi riflessi sulla delinquenza, come non ne faceva da tempo. "Marine", "Marine". Stanca, se ne va via sotto i soliti gridolini, le isterie, le sincere testimonianze di affetto del suo popolo, che con lei ritrova qualche illusione e la voglia di empatia. Il senso di comunità di un tempo, di una Francia rossa profonda. Quando si cantava Bella Ciao

 

marion marine le pen

2 - LA LE PEN RASSICURANTE, ZEMMOUR PIÙ FEROCE: SFIDA DI DESTRA IN PIAZZA

Francesco De Remigis per “il Giornale”

 

Toni brutali senza mezze misure. Il «derby elettorale del Nord» mostra i muscoli di Marine Le Pen ed Éric Zemmour nei primi due meeting politici dopo l'alleggerimento delle misure sanitarie in Francia.

 

Due comizi contrapposti, testi rivisti in corso d'opera e pronostici della vigilia azzerati da un sondaggio dell'ultimora. Secondo Ipsos-Sopra Steria per Le Parisien, i due antagonisti più a destra (rispetto ai neogollisti) per la prima volta sono testa a testa al 14% ciascuno, al primo turno per l'Eliseo; Valérie Pécresse li supererebbe col 16,5%, qualificandosi contro Emmanuel Macron (24%), con chance di battere il presidente uscente proprio grazie ai voti dei protagonisti della giornata di ieri.

MATTEO SALVINI CON MARINE LE PEN A PARIGI

 

Che vanno quindi all'attacco. Comincia Zemmour, capo del movimento «Riconquista!». Si proclama giustiziere di una Francia «dove le leggi dello Stato sono rimpiazzate dalla sharia». La «terribile verità» che qualcuno vuol negare, dice, è che «la Francia si sta islamizzando a gran velocità, prendiamo Roubaix, un Afghanistan a 2 ore da Parigi», si vedono più moschee che gonne. «Z» tuona contro il niqab, mentre la Francia «sparisce» sotto gli occhi del governo: «Scandaloso».

 

Poi lancia la proposta di destinare 10mila euro per ogni francese che nasce in una cittadina delle zone rurali, togliendo i finanziamenti ai richiedenti asilo per tamponare gli effetti della teoria della «grande sostituzione». «Lanceremo la più grande riforma di Stato dai tempi del generale De Gaulle, abbiamo cinque anni per cambiare il Paese più burocratico del mondo», insiste Zemmour.

jean luc schaffhauser marine le pen

 

Sferza la macchina transalpina, ma pure Macron, accusato d'aver speso «140 milioni di euro per aiutare lo sviluppo della Cina» in piena pandemia; e il governo, ignorare l'emergenza abitativa che vede «il 20% di stranieri occupare le case popolari». «La festa è finita, ridaremo gli alloggi ai francesi e aumenteremo gli stipendi netti, fino a 150 euro al mese in più». Se «Z» vuol usare i miliardi di aiuti agli stranieri per tagliare le tasse sul lavoro, nessuno dei due candidati, dal palco, vuol parlare dell'altro, vista l'inedita parità percentuale tra l'ex editorialista del Figaro in guadagno (+2%) e la leader del Rassemblement national in leggera perdita.

MATTEO SALVINI E MARINE LE PEN

 

«Z» riunisce a Lille circa 7mila persone, Le Pen oltre 4mila a Reims. Sfida ravvicinata: nel nord ormai deindustrializzato chiamato a raccolta dai due contendenti. Il conservatore-liberale-identitario contro la collaudata destra nazionalista. Sono in un fazzoletto. E Le Pen prova a rendersi più desiderabile.

 

 Su certi temi, è accusata dai supporter di «Z» di strizzare l'occhio alla sinistra. Per esempio quando cita dal palco la lotta all'evasione fiscale. Al suo terzo tentativo di conquistare l'Eliseo, BleuMarine rispolvera la formula del «patriottismo economico».

 

MARINE LE PEN

Vuol fare uscire la Francia dalla Nato, dice. Conserva i temi «forti»: anche per lei, potere d'acquisto, immigrazione e islam. Ma «non voglio una guerra di religione». È la prima volta che lo dice in modo così netto. Un videomessaggio di Viktor Orban e di Matteo Salvini.

 

Poi prende la parola e Macron diventa il bersaglio prediletto, accusandolo d'aver portato «immenso caos». «I francesi non sono condannati all'abbandono», promette Le Pen rilanciando pure la «laicità applicata nello spazio pubblico e nelle imprese». Se la prende con Bruxelles e con i «talebani del verde», schierandosi con gli agricoltori vittime di «campagne diffamatorie e aggressioni».

MARINE LE PEN 1

 

Boccia il patto Ue sui migranti: «È un patto col diavolo che dà all'Europa il potere di dire chi può trasferirsi da noi e chi dev' essere espulso»; e Macron «lo aggrava ogni giorno». Ma si abbandona pure a un momento di inedita intimità parlando del divorzio dei genitori quando aveva 16 anni. «La vita è fatta di sacrifici, difficoltà, prove». Ricorda l'arrivo dei suoi «meravigliosi» figli. Getta il suo privato nella campagna elettorale: «Sono stata una di quelle famiglie monoparentali per anni, conosco la difficoltà psicologica che ciò rappresenta». Anche così punta a distinguersi dal feroce Zemmour. Con un tocco di materna umanità.

Ultimi Dagoreport

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…