Matteo Persivale per il “Corriere della Sera”
Walt Disney era un artista. Quello che la storia ricorda come uno dei più grandi innovatori e businessmen del Novecento era un artista che aveva cominciato da bambino a vendere i suoi disegni nelle fattorie dei vicini, in Missouri.
Robert Iger, attraverso tutto il primo trionfale mandato (2005-2020 con market cap quintuplicato) da ceo della Disney ricordava sempre che Disney è la casa di Topolino, e Topolino non è stato creato da un comitato di manager.
Bob Chapek, a sinistra, e Bob Iger
Adesso che Iger è stato richiamato d'urgenza in servizio, domenica scorsa, dal board della Disney, ha subito dimostrato nella sua prima e-mail a tutti i dipendenti che cambiano le circostanze - il post-pandemia, il rapidissimo mutamento degli scenari dello streaming - ma la sua filosofia è la stessa: «Raccontare storie è la linfa vitale di questa azienda, e deve essere messo al centro del modo in cui organizziamo le nostre attività».
Ecco così che dopo aver tagliato il responsabile dello streaming Kareem Daniel, Iger come prima cosa ha annunciato la totale ristrutturazione della sezione che nonostante il successo di abbonamenti - Disney controlla con Espn, Hulu, e Disney+ più sottoscrizioni di Netflix - ha perso nell'ultimo trimestre 1,5 miliardi di dollari (i parchi divertimenti sono con i servizi via cavo i settori in forte attivo che coprono le perdite dello streaming).
Il dilemma dello streaming - escluse Amazon e Apple che hanno sostanzialmente budget pressoché illimitati - è brutale: per non perdere gli abbonati che già ci sono e aggiungerne altri bisogna fornire un fiume inarrestabile di novità, e produrle costa moltissimo.
La forza di Iger? Topolino. Mettere al centro la creatività.
Le più importanti medaglie della sua gestione sono le acquisizioni (della Pixar nel 2006 per 7,4 miliardi di dollari, della Marvel Entertainment nel 2009 per 4 miliardi, della Lucasfilm nel 2012 per 4,06 miliardi, e degli asset di intrattenimento della 21st Century Fox nel 2019 per 71,3 miliardi) che avevano però l'obiettivo, centrato, di produrre creatività, cioè nuovi film, nuove serie tv, e puntare sul catalogo Fox.
Nelle business school si studia Iger e la sua enfasi ossessiva su aspetti generalmente trascurati dai ceo dell'intrattenimento, per esempio le lunghe riunioni sull'argomento: «Chi è la principessa Disney?». Prima che un solo disegno di Frozen (2013) fosse realizzato, Iger aveva fatto mettere a fuoco i valori del personaggio, il motivo per il quale bambine di tutto il mondo avrebbero dovuto amare il cartoon (1,3 miliardi al box office, dvd e blu-ray e streaming, e il merchandising durerà decenni).
Iger ha spiegato il suo metodo nel libro best-seller Lezioni di leadership creativa. I segreti che ho imparato come CEO di Walt Disney (edito in Italia da Sperling & Kupfer): «Non metterti nel business di andare sul sicuro, mettiti nel business di creare la possibilità di qualcosa di grande». Wall Street gli crede: il titolo Disney subito dopo l'annuncio della nomina a sorpresa è salito del 7,5%.
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