vladimir putin giorgio starace

IL DIPLOMATICO CHE IMBARAZZA IL PARLAMENTO - L'AMBASCIATORE ITALIANO A MOSCA, GIORGIO STARACE (FRATELLO DELL’AD DI ENEL, FRANCESCO), IN AUDIZIONE SI OSTINA A DIFENDERE I RUSSI, MANCO FOSSE PETROCELLI: MOSTRA PREOCCUPAZIONE SOLO PER I CONTRACCOLPI ECONOMICI DELLE SANZIONI, SENZA PRENDERE POSIZIONE CONTRO PUTIN - MA È L’AMBASCIATORE D’ITALIA O AMBASCIATORE RUSSO A MOSCA? E QUALI INTERESSI TUTELA? AH, SAPERLO…

GIORGIO STARACE

Valerio Valentini per “il Foglio”

 

La sensazione è un po’ quella dell’indolenza di fronte al rivolgimento epocale.

 

E forse sta un po’ qui il senso dello stupore che i più convinti tra i deputati di Pd e Forza Italia hanno confessato dopo l’audizione dell’ambasciatore italiano a Mosca, quel Giorgio Starace che ieri mattina la preoccupazione maggiore, nel bel mezzo di una guerra, l’ha mostrata per i contraccolpi economici delle sanzioni sulle nostre imprese.

 

Solo che la risolutezza che i partiti chiedono al diplomatico, è la stessa che manca a loro nel decidere ciò che parrebbe ovvio: e cioè che non può uno come Vito Petrocelli a presiedere la commissione Esteri del Senato.

 

vito petrocelli 7

Enrico Borghi, responsabile della materia per il Nazareno, confessa che “è come se non ci fosse la sensazione di quanto sia profondo il solco che si è scavato”.

 

Parla insomma dal nuovo checkpoint Charlie romano, quello del Copasir: “E come se fossimo nel 1947: o si sta con la Nato o con la Russia”. Lo dice per commentare la fine dell’Aventino leghista in seno al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che durava da oltre sei mesi – da quando il Carroccio s’era vista sottrarre dagli odiatissimi amici di Fratelli d’Italia la presidenza a Palazzo San Macuto – e per rappresaglia aveva iniziato a disertare i lavori.

 

enrico borghi

Evidentemente il rischio di restare isolato nella terra di nessuno, Salvini deve averlo avvertito, se è vero che alle richieste di un colloquio all’ambasciata americana è seguito un dispaccio in cui i funzionari di Via Veneto esprimevano un certo scetticismo per le ambiguità del segretario leghista intorno alla guerra ucraina.

 

E non è un caso, allora, che anche ieri mattina i deputati del Carroccio siano stati gli unici, insieme a Yana Ehm di Potere al popolo (per dire del situazionismo …) a proporre a Piero Fassino, presidente della commissione Esteri, di enfatizzare le parole dell’ambasciatore Starace.

 

GIORGIO STARACE

Il quale s’è collegato in videoconferenza dalla sua residenza a Mosca sventolando un grafico del Fondo monetario internazionale in cui veniva fotografato l’effetto negativo delle sanzioni ai danni delle nostre imprese, in un approccio che assecondava, chissà quanto consapevolmente, quello di chi, come Salvini, professa i vantaggi di una pace ora e subito, a qualsiasi condizione.

 

yana chiara ehm 1

E certo, sarà pur vero che Starace, da sempre attentissimo a favorire la penetrazione commerciale dell’Italia nei paesi in cui ricopre incarichi, si è reso protagonista di risultati eccellenti in tal senso durante la sua permanenza a Tokyo; e però qual principio per cui “business is business” è parso un poco contraddittorio nel momento in cui lui, ieri, ha spiegato che dall’11 febbraio, dal giorno dell’umiliazione di Emmanuel Macron ad opera del Cremlino, all’ambasciata italiana avevano capito che gli eventi stavano precipitando – dando così nuova consistenza a certi sbuffi arrivati dalla Farnesina giorni fa, sul fatto che troppo a lungo dai nostri funzionari a Mosca si è registrata cautela, nelle ore in cui la diplomazia capitolava verso la guerra. Il tutto s’è poi concluso con l’ultima stranezza.

 

GIORGIO STARACE

Perché quando i deputati hanno chiesto conto della provocazione dell’ambasciatore russo a Roma, Sergey Razov, che ha spedito ai presidenti delle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato una lettera non proprio cordiale inviata dal Cremlino, Starace s’è limitato a proporre di chiedere a Roberto Fico di scrivere al suo omologo, il presidente della Duma.

 

E però, se da un lato il Parlamento italiano pretende fermezza e intransigenza, dall’altro s’accartoccia nelle sue convulsioni inconcludenti. E così, dopo tanto clamore per il suo voto contro il governo sull’invio del sostegno ai resistenti di Kyiv, il grillino Petrocelli sembra già essere stato graziato, blindato com’è nel suo ruolo di presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama.

 

sergey razov

Giuseppe Conte ha giurato al Nazareno d’averglielo chiesto, al suo senatore, un passo indietro. Ma quello, di tutta risposta, ha spiegato che “non devo rimproverarmi nulla su come per quattro anni ha gestito la commissione, e non vedo perché debba dimettermi”.

 

In uno slancio d’ironia, Vito Crimi due giorni fa è arrivato perfino a confessare che “se anche volessimo sanzionarlo non sapremmo chi, e come, dovrebbe farlo”, visto il caos giuridico in cui è avviluppato il M5s.

 

Al che, quando altri fedelissimi di Conte hanno rimproverato al Pd di utilizzare strumentalmente le simpatie russe di Petrocelli (“Ditelo, allora, che volete solo una presidenza di commissione in più”), Enrico Letta ha ritenuto saggio soprassedere, spiegando che “tutte le questioni che non sono la guerra vanno per ora accantonato”, e insomma evitando di stressare ancor più i rapporti complicati con Conte (tribolati anche dal passaggio della deputata grillina Angela Ianaro tra le file del Pd).

VITO CRIMI GIUSEPPE CONTE

 

Almeno fino a martedì prossimo. Quando è previsto un ufficio di presidenza della commissione Esteri in cui Petrocelli sarà chiamato a dire cosa vuole fare. “Vedrete che d’ora in poi terrò i toni bassi”, ha anticipato ai colleghi: come a mettere le mani avanti. Lui da lì non schioda.

vito petrocelli 5

vito petrocelli 3vito petrocelli 4

Ultimi Dagoreport

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…