Francesco Battistini per il “Corriere della Sera”
Una donna a sfidare l'Orso. Per la prima volta, invece d'un ambasciatore americano, Mosca avrà un'ambasciatrice. Si chiama Lynne M. Tracy, è dell'Ohio, arriva dall'Armenia dove ha retto la rappresentanza Usa negli ultimi quattro (complicati) anni. La nomina di Joe Biden è già stata firmata, ma non si sa se e quando arriverà il necessario gradimento del Cremlino: «Difficilmente è possibile riporre speranze sull'ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca», commenta il portavoce di Putin, Dmitry Peskov.
Sanzioni e Ucraina a parte, le gelide relazioni fra i due Paesi hanno talvolta sfiorato la rottura per le inchieste ancora aperte sulle ingerenze nel voto Usa, per la vicenda della giocatrice di basket detenuta da Putin, per la guerra di spie che negli ultimi mesi ha portato all'espulsione incrociata di funzionari. L'ambasciatrice non è tipa da scoraggiarsi: console a Peshawar, gestì brillantemente gli oscuri legami fra i servizi segreti pachistani e i talebani. E c'era lei su quelle terre di confine, quando gli americani andarono a uccidere Osama bin Laden.
La tosta Tracy è molto legata a Hillary Clinton, di cui ha fatto la vicesegretaria al Dipartimento di Stato e dalla quale ricevette un'onorificenza speciale per «l'eroismo» con cui aveva assolto ai suoi compiti in Asia centrale. Parla un ottimo russo, perché ha già lavorato da capomissione a Mosca. E prende il posto di John Sullivan, nominato tre anni fa da Trump: il diplomatico ha chiuso il mandato in anticipo, per la malattia e la morte della moglie, ma anche perché considerato dai russi poco più d'una persona non grata.
Spesso convocato per protesta al Cremlino e richiamato per prudenza in patria, ha gestito i mesi prima dell'invasione ed è riuscito a non lasciare Mosca. Ora tocca a Lynne, tenere la posizione.
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