salvini eutanasia legale

DOPO LA BOCCIATURA DEL REFERENDUM SUL FINE VITA, SALVINI E’ PREOCCUPATO: SE DECADONO LE CONSULTAZIONI PIU’ POPOLARI (ANCHE QUELLO SULLA DEPENALIZZAZIONE DELLA CANNABIS HA POCHE CHANCE DI PASSARE), IN POCHI ANDRANNO ALLE URNE E IL REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA RISCHIA DI NON AVERE IL QUORUM – CAPPATO DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI: “BRUTTA NOTIZIA PER CHI SOFFRE DA ANNI CI RESTA SOLO LA DISOBBEDIENZA CIVILE” – OGGI LA CONSULTA SI PRONUNCERA’ SUGLI ALTRI QUESITI, DALLA CANNABIS ALLA GIUSTIZIA

Valentina Errante per il Messaggero

referendum eutanasia

 

No all'omicidio del consenziente. Se tra maggio e giugno si andrà alle urne, ma questo la Consulta lo stabilirà solo oggi, quando deciderà sull'ammissibilità degli altri sette referendum, gli italiani non si pronunceranno sull'eutanasia. Per i 15 giudici costituzionali, che dopo le otto udienze di ieri hanno affrontato in camera di consiglio solo l'abrogazione dell'omicidio del consenziente, il quesito che prevedeva di fatto la parziale depenalizzazione del crimine è inammissibile, perché non tutela la vita.

 

suicidio assistito 7

Le motivazioni della decisione non ci sono ancora, ma l'Ufficio comunicazione della Corte ha già chiarito le riserve che hanno determinato la decisione: «A seguito dell'abrogazione, ancorché parziale, della norma sull'omicidio del consenziente cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili». Una prudenza inevitabile in qualche modo già annunciata da molti giuristi.

 

suicidio assistito 6

IL QUESITO Il comitato, promosso dall'associazione Luca Coscioni, per questo referendum aveva raccolto oltre 1 milione e 200mila firme, fisiche ed elettroniche. Il quesito proponeva l'abolizione dell'omicidio del consenziente, che prevede pene tra i 6 a 15 anni.

 

Con alcune eccezioni: ovvero in caso di consenso dato da un minorenne, da una persona inferma di mente, o che si trovasse in condizioni di deficienza psichica, per un'altra infermità o per l'abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti; oppure nel caso in cui il consenso fosse stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione, oppure carpito con inganno. Tutti questi casi avrebbero continuato ad essere puniti come omicidi dolosi. Ma la Consulta, dopo tre ore di camera di consiglio, non ha giudicato ammissibile il quesito.

 

MATTEO SALVINI

LE REAZIONI E se per il segretario del Pd, Enrico Letta, la decisione della Consulta è quasi un'opportunità: «La bocciatura ora deve spingere il Parlamento ad approvare la legge sul suicidio assistito, secondo le indicazioni della Corte stessa». Sulla stessa linea Giuseppe Conte, leader M5S, che parla di un «imperativo politico e morale di dare risposte.

 

La grande partecipazione alla raccolta di firme lo impone al Parlamento». Si rammarica invece Matteo Salvini: «Sono dispiaciuto la bocciatura di un referendum, non è mai una buona notizia». Il vero timore del leader della Lega è che, se in primavera, i quesiti più popolari, l'altro è quello sulla depenalizzazione della cannabis (che pure ha poche chance di passare) non saranno sottoposti agli italiani, in pochi andranno alle urne. Impedendo anche ai referendum sulla giustizia, presentati dal Carroccio e dai Radicali, di raggiungere il quorum. Non nasconde «tanta tristezza», soprattutto «pensando alle persone più vulnerabili le cui richieste resteranno inascoltate», Mina Welby. «Ero sicura - dice - che la Corte avrebbe deliberato a favore di questo referendum e sono rimasta molto delusa».

 

suicidio assistito 5

LA CANNABIS Oggi la Corte, oltre che sui sei quesiti referendari sulla giustizia, si pronuncerà sull'ammissibilità del referendum per la depenalizzazione della cannabis, che vede tra promotori ancora l'Associazione Coscioni con +Europa, Radicale italiani, Possibile. Si chiede di cancellare le pene per chi coltiva cannabis (attualmente si prevedono pene tra i 2 e i 6 anni e multe che vanno da 26mila a 260mila euro) e la sanzione amministrativa della sospensione della patente. Anche in questo caso sembra improbabile un via libera da parte della Consulta.

 

 

 

CAPPATO

Claudia Guasco per il Messaggero

 

 

MARCO CAPPATO PROMUOVE IL REFERENDUM EUTANASIA

L'amarezza per una battaglia persa, la consapevolezza di una guerra ancora lunga da combattere. Dopo la dichiarazione di inammissibilità del referendum da parte della Consulta Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, non nasconde la delusione. Per lui che ha accompagnato Fabiano Antonini a morire in Svizzera, che è stato processato per aiuto al suicidio e assolto «perché il fatto non sussiste», è un duro colpo. La vigilia aleggiavano pensieri foschi - «ho letto i retroscena, sono in allarme» - la decisione dei giudici è pesante.

 

suicidio assistito 4

«Questa per noi è una brutta notizia. È una brutta notizia per coloro che subiscono e dovranno subire sofferenze ancora più a lungo. Una brutta notizia per la democrazia», afferma. «Il cammino sulla legalizzazione dell'eutanasia non si ferma, proseguiremo su strade diverse, abbiamo altri strumenti a disposizione. Come con Piergiorgio Welby e Dj Fabio. Andremo avanti con la disobbedienza civile, faremo ricorsi. Eutanasia legale contro eutanasia clandestina».

 

Cosa sarebbe cambiato con il referendum?

«Oggi in Italia si possono compiere alcune scelte in materia di fine vita: interrompere terapie, fare testamento biologico, ricorre alla morte volontaria nell'ambito delle condizioni previste dalla Corte costituzionale. Come nel caso di Mario, marchigiano, tetraplegico immobilizzato da dieci anni, che è la prima persona ad aver ricevuto il via libera al suicidio assistito nel nostro Paese.

 

suicidio assistito 3

 La sentenza 242/2019 della Consulta sulla vicenda di Fabiano Antoniani, Dj Fabo, pur aprendo a determinate condizioni a una procedura lecita nell'ambito del suicidio assistito, permette a una persona di procurarsi la morte assistita solo in modo autonomo. Ma se il malato non vuole procedere da solo o non può, a causa di una malattia totalmente inabilitante, resta escluso da questo diritto.

 

Obiettivo del referendum era dare alle persone la libertà di potere scegliere fino alla fine e quindi anche di non dovere subire condizioni di sofferenza insopportabile. Invece, al contrario di ciò che avviene in Spagna, Olanda, Belgio e Lussemburgo, per morire in Italia non si può essere aiutati da un'altra persona: l'omicidio del consenziente prevede condanne fino a quindici anni di carcere».

 

Altro punto centrale della consultazione popolare era l'eliminazione delle disparità tra malati sul fine vita.

suicidio assistito 1

«I malati oncologici terminali, per esempio, ne sono esclusi. Il referendum avrebbe superato questa discriminazione, che è il risultato dell'inerzia del parlamento perché con la trasmissione degli atti da parte della Corte d'Assise di Milano nel 2018 la Corte costituzionale ha potuto esprimersi solo su quali pazienti possano essere aiutati a morire.La materia era pertinenza della politica, ma nonostante le numerose sollecitazioni da parte della Consulta non è stato fatto nulla».

 

Quante firme avete raccolto?

«Un milione e 240 mila. Non solo: dai sondaggi degli ultimi anni emerge la necessità di una regolamentazione dell'eutanasia. Una mobilitazione massiccia che non sarebbe stata possibile se ormai nella società italiana il tema non fosse cosi presente e radicato, perché fa parte del vissuto delle persone. Nei nostri incontri non dovevamo nemmeno spiegare i motivi del referendum, chi ci ascoltava già conosceva i tormenti di un malato senza speranza».

 

In quanti vi chiedono aiuto?

«Solo alla nostra associazione due o tre malati al giorno, me ne faccio carico personalmente per non creare problemi legali a nessun altro. Ma è solo la punta dell'iceberg».

MATTEO SALVINIsuicidio assistito 2

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."