matteo salvini - mario draghi - enrico letta - matteo renzi - giuseppe conte - luigi di maio giorgia meloni quirinale

DOPO DRAGHI CHI? – SE MARIOPIO TRASLOCA AL QUIRINALE RIMANE IL PROBLEMA DI CHI ANDRÀ A DIRIGERE IL TRAFFICO A PALAZZO CHIGI. VERDERAMI: “UN TECNICO AL QUIRINALE E UN ALTRO A PALAZZO CHIGI SANCIREBBERO IL DEFINITIVO COMMISSARIAMENTO DELLA POLITICA. SE IL PREMIER DOVESSE TRASLOCARE SUL COLLE, NESSUNA FORZA POTREBBE RIVENDICARE LA GUIDA DI UN GOVERNO DI LARGHE INTESE A UN ANNO DALLA SCADENZA ELETTORALE: DI CONSEGUENZA ANCHE PALAZZO CHIGI FINIREBBE A UN TECNICO. E SAREBBE GAME OVER” - E SPUNTA IL NOME DI... 

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

MARIO DRAGHI

Un tecnico al Quirinale e un altro a palazzo Chigi sono una combinazione che i partiti non intendono accettare, perché sancirebbe il definitivo commissariamento della politica. È attorno a questo nodo che s' ingarbuglia la corsa al Colle ancor prima di iniziare. Il problema non è Berlusconi, che non è più in campo anche se rimane in mezzo al campo, e con la sua scelta potrebbe indirizzare la sfida.

 

mattarella draghi

Il punto è che i partiti vorrebbero riguadagnare lo spazio e il ruolo persi negli ultimi anni, vedono nell'elezione del presidente della Repubblica l'estrema occasione per rilanciarsi, ma temono quella che l'ex ministro Lupi definisce «la teoria del flipper»: «Nel flipper, la pallina prima o poi scende. E Draghi è come un flipper». Indubbiamente l'ex presidente della Bce è oggi il nome più accreditato per il Quirinale, «la soluzione verso la quale - secondo Renzi - finiremmo per scivolare per l'incapacità della politica di fare politica».

mario draghi funerale david sassoli 7

 

In effetti, se il premier dovesse traslocare sul Colle, nessuna forza potrebbe rivendicare la guida di un governo di larghe intese a un anno dalla scadenza elettorale: di conseguenza anche Palazzo Chigi finirebbe a un tecnico. E sarebbe «game over». Per sfuggire a un simile scenario, sta prendendo corpo l'idea (bipartisan) di tentare una difficile convergenza, da costruire per di più in extremis, quando le urne per il Quirinale stanno per aprirsi.

 

Il gioco del «candidato di blocco» non regge: centrodestra e centrosinistra l'hanno constatato, bruciando tempo e nomi. Fino all'altro ieri ognuno si è presentato agli appuntamenti con rose già sfiorite: Salvini con Pera, Casellati e Moratti; Conte con Riccardi e Severino. Solo Letta ha evitato la lista, visto che quella del Pd sarebbe stata troppo lunga. Mentre Di Maio - pur di restare alla Farnesina - si è promesso a tutti, affiancando addirittura un proprio sherpa ad ogni candidato.

giorgia meloni silvio berlusconi matteo salvini renzi quirinale by macondo

 

Essendo operazioni a somma zero, alla fine di ogni incontro si è tornati sempre a Draghi, criticato dai leader di maggioranza perché «non è disposto a fare accordi politici, di cui ci sarebbe invece bisogno». Ma se il premier non si espone per sollecitare intese, è perché non vuole restare incastrato in manovre di parte. Dunque l'alibi dei partiti non regge: tocca a loro dirimere la vertenza. E se riescono, a evitare il paradosso descritto da una vecchia volpe come Mastella: «Il Consiglio di Stato è presieduto da Frattini, che è un politico. La Consulta sta per essere presieduta da Amato, che è un altro politico. Possibile che al governo e alla presidenza della Repubblica debbano starci due tecnici? È il mondo alla rovescia».

mario draghi cammina sulle acque

 

Perciò il ministro Franceschini, che non può essere annoverato tra gli sponsor di Draghi al Colle, ha spiegato ad alcuni dirigenti di Forza Italia come rimettere il mondo a posto: «Noi e voi dobbiamo capire che non abbiamo i numeri per imporre all'altro un candidato. L'unico spazio che resta è una mediazione su una figura intermedia». Casini è il nome che si adatta all'identikit di Franceschini.

 

È il candidato che Salvini - pur di evitare Draghi - potrebbe accettare se anche Berlusconi e Meloni fossero d'accordo. È il punto di convergenza che nel caso troverebbe Letta disponibile, come il segretario del Pd ha spiegato all'ex presidente della Camera. Casini sarebbe insomma la possibile risposta della politica al «doppio incarico» dei tecnici. È vero che in questa fase si è parlato anche di Amato. E Amato si è mosso per sondare l'opinione dei partiti.

PIER FERDINANDO CASINI PALOMBARO - MEME BY DEMARCO

 

Ma solo dopo aver chiesto al presidente del Consiglio se ritenesse la sua eventuale candidatura un atto ostile. Ovviamente Draghi non ha avuto nulla da obiettare. Al contrario della Lega e dei grillini. La pallina del «flipper» continua intanto la sua pazza corsa. Ed è destinata a scendere senza un altro tipo di accordo. Di Maio sostiene che il premier avrebbe l'appoggio di M5S, perché «tra di noi ci sarebbero al massimo quaranta franchi tiratori. Se ci fosse un accordo di governo».

matteo salvini silvio berlusconi giorgia meloni quirinale by macondo

 

Ma è la politica che deve trovare la soluzione, esercitando la fantasia che ha smarrito. Renzi, a cui le trovate non mancano, un'idea ce l'ha: «Se Draghi salisse al Quirinale, a Palazzo Chigi dovrebbe andare una figura istituzionale». E chi non ha mai avuto incarichi di governo e non sarebbe vissuto dai partiti come un avversario? Casini. È «il piano B» per evitare il commissariamento dei tecnici.

pier ferdinando casinidraghi

Ultimi Dagoreport

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO