draghi meloni

DRAGHI SFANCULA LA MELONI: “HO FATTO TUTTO IL POSSIBILE, LE HO LASCIATO IL LAVORO FATTO. ADESSO TOCCA A LEI” – LA DUCETTA AVEVA DEMOLITO LA GESTIONE DEL PNRR, QUINDI IL SUO RIFIUTO DI ANDARE AL CONSIGLIO EUROPEO, E MARIOPIO SI E' IMBUFALITO – DA BRAVA SARTINA, GIORGIA TENTA DI RICUCIRE: “NON C'È NESSUNO SCONTRO CON DRAGHI”. MA POI S'INCAZZA ANCHE LEI: ''L'ITALIA HA SPESO SOLO UNA PARTE DEI FONDI EROGATI, 5,1 MILIARDI CONTRO I 13,7 RICEVUTI, COME SPIEGATO DAL MINISTRO DANIELE FRANCO…'' CON SALVINI E BERLUSCONI FUORI DI TESTA, LA MELONI COMINCIA A MALEDIRE IL GIORNO CHE HA VINTO...

Alessandro Barbera, Francesco Olivo per “la Stampa”

 

LA DRAGHETTA - BY EMAN RUS

Mario Draghi è furioso: «Ho fatto tutto il possibile, le ho lasciato il lavoro fatto. Adesso tocca a lei». Le critiche di Giorgia Meloni alla gestione del Pnrr e il suo rifiuto di andare al Consiglio europeo sono vissute come un attacco personale. Non se lo aspettava, non dalla leader alla quale ha sempre riconosciuto lealtà, ricambiando piena disponibilità nel passaggio di consegne.

 

A sera, quando l'incendio ormai è divampato, Giorgia Meloni manda un messaggio per cercare di rasserenare gli animi: «Non c'è nessuno scontro con Draghi». La presidente di Fratelli d'Italia non ha interesse nell'alimentare un duello che giura di non aver cercato e che di sicuro non le giova. La «transizione ordinata», lo ha ribadito ieri, è un tassello fondamentale dell'inizio di un mandato che, ancora prima di cominciare, già si presenta complicatissimo. L'urgenza di dover precisare («non si è trattato di un botta e risposta») è direttamente proporzionale alla vastità dell'incendio scoppiato nel pomeriggio di ieri.

 

Quando il presidente del Consiglio legge le agenzie, nelle quali il suo probabile successore critica la gestione del Pnrr, il fastidio sfocia presto nell'ira. Lo stato d'animo, se possibile, peggiora qualche ora più tardi. Intorno alle 17 viene pubblicata una frase che Meloni avrebbe detto durante l'esecutivo del suo partito: «Non andrò al Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre. A cosa serve forzare i tempi per un appuntamento in cui si rischia di portare a casa poco, o peggio ancora, un fallimento?».

giorgia meloni mario draghi

 

La testimonianza è di un deputato di FdI, e la circostanza viene confermata da altri dirigenti presenti alla riunione in Via della Scrofa. Draghi si sente chiamato in causa, è toccato sul vivo: da una parte Meloni sta mettendo in discussione quello che per lui è un punto d'onore - aver compiuto sforzi enormi per permettere all'Italia di ottenere i fondi europei - e dall'altra crede che definire «un fallimento» un negoziato che ancora deve entrare nel vivo è una mossa che indebolisce il Paese. Il premier, peraltro, è convinto del contrario: quella sul tetto al prezzo del gas è una partita che l'Italia può vincere.

 

Dire poi, in sostanza, che è meglio mandare lui a fare una brutta figura a Bruxelles viene vissuto come una scortesia personale. «L'Italia ha raggiunto ancora una volta tutti gli obiettivi del Pnrr, come ha accertato la Commissione la scorsa settimana», chiarisce Draghi in cabina di regia. Il punto di vista di Meloni è un altro.

 

GIORGIA MELONI MARIO DRAGHI BY DE MARCO

Per prima cosa, ci tiene a precisarlo, durante la riunione del partito a Roma il passaggio sul Pnrr non voleva essere un'accusa al premier, ma una constatazione: l'Italia ha speso solo una parte dei fondi erogati, 5,1 miliardi contro i 13,7 ricevuti, come spiegato nella primavera scorsa dallo stesso ministro dell'Economia Daniele Franco alle commissioni di Camera e Senato. Quindi un conto è l'attuazione normativa e i bandi, un'altra è la cosiddetta "messa a terra" dei progetti.

 

C'è poi un'altra obiezione che fanno i Fratelli d'Italia: il Pnrr è stato pensato prima della guerra e dell'aumento dei costi delle materie prime e quindi andrebbe adeguato alle nuove esigenze, «non penso sia un reato dirlo», ha ripetuto spesso Meloni durante la campagna elettorale. I fondi di compensazione per l'aumento dei prezzi delle materie prime viene considerato «assolutamente insufficiente» dagli esperti del partito che si stanno occupando del dossier: circa 7 miliardi a fronte dei 36 necessari. «In questo modo i bandi andranno deserti», ha spiegato spesso Meloni in questi giorni.

 

comizio di giorgia meloni dopo il voto al senato su draghi 3

Per evitare questo scenario, i collaboratori più stretti della futura premier stanno pensando di modificare la struttura dedicata al Pnrr presente attualmente a Palazzo Chigi, una nuova task force è allo studio, così come resta in piedi l'idea di creare un ministero ad hoc per la gestione dei fondi europei.

 

Poi c'è la questione del Consiglio Ue. Al di là del pronostico negativo sull'esito, ci sono molti motivi che spingono la futura premier a evitare questa trasferta. Per FdI si tratterebbe di fatto di una trappola, anche in vista dei rapporti con la Commissione. A Bruxelles Meloni dovrebbe recarsi senza la fiducia delle Camere, ma solo da premier incaricata e soprattutto con un dossier da difendere frutto del lavoro del governo precedente.

MELONI DRAGHI

 

«Si rischia di dover andare a litigare per ottenere un pugno di mosche», ribadiscono in Via della Scrofa. Con un timore ulteriore: l'accoglienza che potrebbe ottenere un governo vissuto con grande diffidenza all'estero. Se si scavallasse la data del 21 ottobre, inoltre, ci sarebbe molto più tempo per definire la formazione del governo, un'operazione che si sta rivelando molto più complessa del previsto. In serata Meloni twitta: «La lettera del presidente della Commissione europea Von der Leyen ai capi di Stato e di Governo Ue è un passo in avanti per far fronte alla crisi energetica». Un altro passo per stemperare gli animi di una giornata tesa.

giorgia meloni dopo l'incontro con draghi 1giorgia meloni dopo l'incontro con draghigiorgia meloni mario draghi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…