giorgia meloni

LA DUCETTA HA PERSO LA GRANDE OCCASIONE - PER ESSERE ACCETTATA DAI POTERI FORTI EUROPEI E AMERICANI, ALLA MELONI BASTAVA DISTINGUERSI DA SALVINI VOTANDO CONTRO IL PUTINIANO ORBAN – LA POVERINA NON CE L’HA FATTA E ORA E’ UN’OCA ZOPPA, CON UN BERLUSCONI CHE MINACCIA DI SFILARSI E CON UN SALVINI CHE HA SONDAGGI TALMENTE DISASTROSI (10%) DA METTERE IN PERICOLO LA SOLIDITÀ DI UN EVENTUALE GOVERNO DI CENTRODESTRA. DOVE VA CON L’UNIONE EUROPEA E STATI UNITI CONTRO? CHISSA' NE PENSA IL CONSIGLIORI CROSETTO...

Marcello Sorgi per “La Stampa”

berlusconi orban

 

Alla vigilia, ormai, delle elezioni del 25 settembre, è destinato ad avere forti ripercussioni interne il voto dell'Europarlamento che ha preso posizione contro Orban e ha spaccato il centrodestra italiano, con Berlusconi nella larga maggioranza che ha stigmatizzato il leader ungherese, e Salvini e Meloni all'opposizione.

 

Il problema è non tanto per il leader leghista, da sempre schierato con quello di Budapest senza ripensamenti, ma per l'aspirante presidente del Consiglio di Fratelli d'Italia, che ha scelto da tempo di vestire l'abito presidenziale, sposando la tradizionale collocazione internazionale atlantista ed europeista dell'Italia.

 

viktor orban incontra matteo salvini a roma

Ma se sui rapporti con gli Usa Meloni ha più volte rassicurato gli osservatori internazionali, sull'Europa, in altre occasioni, ha lasciato intendere di non essere disposta più di tanto ad annacquare le posizioni sovraniste del suo partito.

 

Inoltre, come presidente del gruppo dei Conservatori europei, la leader di FdI difficilmente avrebbe potuto accettare il severo giudizio su Orban naturato a Strasburgo. Anche se è la prima a sapere che questo non sarà senza conseguenze, nell'eventualità di dover assumere la guida del governo dopo il voto.

MELONI ORBAN URSO

 

Dopo una campagna elettorale attraversata fin qui in carrozza, il centrodestra trova così serie difficoltà sulla politica estera. Berlusconi arriva a dire che non entrerebbe in un governo che mettesse in discussione i valori (europeismo, atlantismo) nei quali Forza Italia si riconosce dalle origini.

 

GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN

Mentre Salvini, a parte Orban, può tirare un sospiro di sollievo dopo la telefonata tra Draghi e Blinken in cui il segretario di Stato americano ha ribadito che l'Italia non è nell'elenco dei 25 Paesi finanziati da Mosca. Quella stessa telefonata, che ha aperto la strada al viaggio in Usa del presidente del Consiglio, appuntamento conclusivo della sua esperienza a Palazzo Chigi in cui, a giudicare dalle parole del segretario di Stato, sarà ricevuto con tutti gli onori, con un pizzico di malizia si può anche leggere come la seconda puntata della vicenda dei finanziamenti russi che da tre giorni agita la fase finale della campagna elettorale.

GIORGIA MELONI

 

Un messaggio rivolto, non solo a Salvini, al momento scagionato da qualsiasi sospetto, ma anche a Meloni, come possibile premier. Se quello di Draghi diventa il governo-modello per le relazioni con gli alleati occidentali, e in particolare con Washington, la leader di Fratelli d'Italia non potrà non tenerne conto. E non comprendere che non bastano generiche rassicurazioni sulla propria fedeltà atlantica per far sì che le relazioni si mantengano buone.

 

SALVINI PUTIN

Meloni insomma dovrà rispondere per sé e per il suo governo. Un esecutivo in cui, va ricordato, Salvini vorrebbe entrare di nuovo come ministro dell'Interno. Il campanello d'allarme è suonato proprio mentre dentro FdI è in corso una riflessione sul rischio che il ruolo di Salvini in un eventuale governo di centrodestra torni a essere più o meno quello che il leader leghista aveva avuto nell'esecutivo gialloverde: un continuo logoramento, svolto approfittando della piattaforma di visibilità concessa dal Viminale.

LA PREVALENZA DEL CREMLINO - VIGNETTA DI ELLEKAPPA

 

La valutazione che si fa nel giro stretto dei collaboratori della Meloni è che sarà difficile non accontentare la pretesa salviniana: a meno che il risultato della Lega sia così insoddisfacente, e talmente più basso del 17 per cento delle politiche del 2018, da aprire dentro la Lega una riflessione sulla leadership del Capitano.

 

È una prospettiva, tuttavia, che in Fratelli d'Italia non sanno se augurarsi o scongiurare, perché un calo eccessivo del Carroccio metterebbe in pericolo la solidità della maggioranza parlamentare del centrodestra. Curiosamente, ma poi non tanto, questa valutazione coincide con quella degli osservatori americani, che al fondo si augurano soprattutto che l'Italia possa recuperare con il voto del 25 settembre la stabilità politica che le è mancata negli ultimi cinque anni. -

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...