giovanni tria

UNO, DUE E TRIA! - “IL BLOCCO DEI PAESI DEL NORD TENDE A OSTACOLARE L'INTEGRAZIONE EUROPEA - OGGI NON VEDO UNA CRISI DEI DEBITI SOVRANI, MA PROBLEMI DI CRESCITA - VOGLIAMO RIDURRE LA PRESSIONE FISCALE AI CETI MEDI, SOTTOPOSTI AD ALIQUOTE DISEGNATE PER I RICCHI CON L'INFLAZIONE DI 30 ANNI FA - ALITALIA? ATLANTIA E’ UN PARTNER FORTE. È DEI BENETTON, MA HA COME AZIONISTI GRANDI FONDI INTERNAZIONALI - AVANTI TAV''

Marco Bresolin per “la Stampa”

 

GIOVANNI TRIA MATTEO SALVINI

Sorride, Giovanni Tria. Sorride come non lo si vedeva fare da tempo. Seduto nel suo ufficio di via XX Settembre, dice che «sui mercati abbiamo riconquistato la fiducia». Che «in Europa il clima è cambiato». Che nel governo le cose vanno per il meglio perché «c'è convergenza» e lui «non ha avuto ostacoli» nel gestire la politica di bilancio. È convinto di poter fare altrettanto anche nel prossimo autunno: rispettare i vincoli Ue «senza aumentare le tasse», ma soltanto con i tagli di spesa. E soprattutto annuncia che l'Italia è pronta a giocare un ruolo da protagonista a Bruxelles per cambiare le regole. A partire dal Fiscal Compact.

 

Ministro, cosa la spinge a essere così ottimista?

MARIO DRAGHI E GIOVANNI TRIA

«Le priorità in Europa sono cambiate: in ottobre c'era chi sosteneva che si era in piena crescita e quindi serviva una politica fiscale restrittiva per prepararsi al futuro. Adesso il focus del dibattito è la crescita, il tono della discussione è diverso. C' è una convergenza sul fatto che bisogna rilanciare i grandi programmi europei di investimento. Fino all' anno scorso questo dibattito era molto difficile. Certo, anche oggi una parte dell' Europa non è d' accordo, ma l' Italia non è isolata. In questo contesto sarà possibile rilanciare il dibattito sul Fiscal Compact. Dobbiamo discutere su come cambiare queste regole».

 

Con quali alleanze?

LA SOLITUDINE DI GIOVANNI TRIA

«Le alleanze si fanno sui grandi temi. L'Italia sta accanto certamente a Francia, Spagna e in parte anche alla Germania. Ci sono i presupposti per cambiare le politiche economiche Ue. Come strutturare il bilancio dell' Eurozona, come mettere un accento sugli investimenti, sulle politiche industriali per accelerare la convergenza».

 

Il blocco dei Paesi del Nord, però, frena.

«Loro hanno posizioni che tendono a ostacolare l'integrazione europea. Ma ci sono grandi temi che non possono essere ignorati. La crisi della Germania è temporanea o strutturale? Gli allarmi arrivano da tutte le parti. Dobbiamo avere la capacità di salire a bordo di questo dibattito».

MARIO DRAGHI E GIOVANNI TRIA

 

La revisione del Fiscal Compact sarà il punto di partenza?

«Può essere una conseguenza dell'adozione delle nuove politiche economiche europee. Fu adottato in un momento particolare di crisi, in parte fu presentato come condizione per far passare le politiche monetarie di Draghi. Ma ora siamo in una fase molto diversa. Oggi ci troviamo di fronte a tassi di interesse estremamente bassi a livello europeo. Il problema oggi è la mancanza di investimenti, non l'indebitamento. Non vedo una crisi dei debiti sovrani, ma problemi di crescita. Serve una gestione più discrezionale della politica economica, e non commissari vincolati da regole rigide».

 

In che direzione vanno cambiate?

GIOVANNI TRIA

«In Europa non c' è coordinamento tra politiche fiscali e monetarie. La Commissione raccomanda ai Paesi che hanno spazio fiscale di spendere di più, di ridurre gli squilibri macroeconomici, compresi i surplus. Ma non ci sono strumenti per attuare queste indicazioni, mentre ci sono maggiori vincoli dal lato dei saldi di bilancio. Non dobbiamo fare guerre, ma ragionare insieme sulle regole. Che sono strumenti per raggiungere gli obiettivi».

 

Christine Lagarde guiderà la Bce in continuità con Mario Draghi?

«Da quel che si può prevedere penso di sì. Ma poi le politiche dipendono anche dalle situazioni che si devono affrontare».

 

Nella prossima Commissione l'Italia fa bene a puntare sulla Concorrenza?

«Penso sia un buon portafoglio, non potendo ambire a quello degli Affari economici per motivi ben noti. Ci sono anche altri portafogli importanti, soprattutto in prospettiva strategica: penso al Commercio, ma non solo».

 

E' interessato a un ruolo a Bruxelles?

«Sto facendo il ministro dell' Economia. Il tema non è mai stato in discussione».

 

GIOVANNI TRIA

Lei ha affrontato situazioni molto difficili, due procedure sventate nel giro di sei mesi: lo considera un suo successo personale?

«È un successo del governo. Abbiamo approvato misure utili non solo a evitare la procedura, ma anche a ricostruire fiducia nella nostra politica fiscale. Ci si aspettavano politiche diverse da un governo così effervescente, ma di fatto la nostra è stata una politica molto prudente».

 

A ottobre, però, non sarà facile mantenere le promesse e rispettare i vincoli europei.

«Il Parlamento ha invitato il governo a rispettare gli obiettivi di finanza pubblica. Non attraverso un aumento delle tasse, ma con misure alternative. Il che significa tagli alla spesa. Siamo impegnati su questa linea. Vogliamo ridurre la pressione fiscale soprattutto a quelli che io chiamo ceti medi, che sono sottoposti ad aliquote disegnate per i ricchi con l'inflazione di 30 anni fa».

 

La rimodulazione delle aliquote non sarà finanziata da un aumento dell' Iva?

GIOVANNI TRIA

«Nei giorni scorsi le mie parole sono state male interpretate. Da un punto di vista teorico io ho sempre sostenuto la necessità di spostare l'imposizione fiscale da diretta a indiretta. Ma questo non vuol dire che lo applicheremo alla prossima manovra».

 

Quindi non aumenterà l'Iva? E dove troverete le risorse?

«Sull' Iva il Parlamento ha invitato il governo a non aumentarla. E c'è un impegno in quella direzione. Avremo dei risparmi sulle spese relative a reddito di cittadinanza e Quota 100. Poi c' è un aumento del gettito Iva, che stiamo analizzando: credo che l' effetto della fatturazione elettronica sia stato molto più forte di quanto ci potessimo aspettare».

matteo salvini giovanni tria

 

Basterà?

«Poi ci sono le tax expenditures su cui operare, un perimetro complessivo attorno ai 50 miliardi. È un lavoro complesso perché dietro ognuna ci sono interessi. Infine abbiamo 300 miliardi di spesa pubblica su cui si può intervenire. Si tratta di prendere delle decisioni politiche»".

 

Il Movimento 5 Stelle preme per il salario minimo: lo introdurrete?

«Il vero problema è che noi purtroppo abbiamo ancora un' economia duale. Rischiamo di avere un impatto scarso o nullo nella parte più avanzata del Paese e un impatto più forte nel resto del Paese. D' altra parte l' esigenza esiste e dovrà essere soddisfatta in modo equilibrato».

 

Un problema che ostacola anche la riforma delle autonomie: siamo a un punto morto?

GIOVANNI TRIA E L'AUMENTO DELL'IVA

«Non credo, c' è un dibattito molto politico. Ma l' accordo è possibile. Sul piano tecnico basta attenersi ad alcuni principi di fondo: la ripartizione delle risorse tra le varie Regioni deve avvenire attraverso la definizione dei fabbisogni standard che tengano conto di tutte le particolarità locali. Se ci si basa su questo principio credo che l' autonomia si possa attuare senza problemi di discriminazione».

 

Atlantia è pronta a entrare in Alitalia, ma nel M5S c' è scetticismo per gli strascichi della vicenda del Ponte Morandi.

Giovanni Tria e Bruno Le Maire

«Penso che Atlantia sia un partner forte. E una sua partecipazione sarebbe auspicabile. D'altra parte la questione del ponte di Genova e delle concessioni va affrontata su un piano strettamente giuridico, da tenere separato. Anche perché Atlantia è in parte dei Benetton, ma in gran parte ha come azionisti grandi fondi internazionali. E quindi il rispetto delle norme è necessario per tutelare tutti gli azionisti».

 

Banca Carige potrà essere salvata o rischia di finire come le banche venete?

«Io sono ottimista su un possibile esito positivo. Si sta lavorando a un progetto che credo abbia possibilità di successo con una soluzione essenzialmente di mercato».

 

La Tav va avanti?

GIOVANNI TRIA

«Da quel che ne so io, sta andando avanti perché non c' è alcun blocco. Ci vorrebbe una legge del parlamento per poterla interrompere e non mi pare ci siano le condizioni politiche».

Ultimi Dagoreport

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann theodore kyriakou repubblica

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: AVREBBE SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” - RETTIFICA! CARTIA D'ASERO: "NON SONO ADVISOR DI ANTENNA O DI KYRIAKOU E NON MI OCCUPO DI EDITORIA DALL'USCITA DAL 'SOLE'"

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”