1. ECCO COSA BOLLE, PAGINA PER PAGINA, SEGRETO PER SEGRETO, NEL “DOSSIER VATILEAKS” 2. IL “SISTEMA DEL DISSENSO” ALLA GESTIONE DEL SEGRETARIO DI STATO BERTONE TROVÒ IN PAOLO GABRIELE SOLO UN IMPENSABILE, MALDESTRO ‘’ESECUTORE MATERIALE’’ 3. PADRE GEORG, BRACCIO DESTRO DEL PAPA E ANTIPATIZZANTE DI BERTONE, “SAPEVA CHE IL MAGGIORDOMO SAPEVA”. IL DOSSIER FA RIFERIMENTO A UN SISTEMA DI INSOFFERENZE VERSO BERTONE, BEN PIÙ COMPLESSO RISPETTO ALL’AZIONE ISOLATA DEL CORVO 4. LA CACCIATA DI GOTTI TEDESCHI DALLO IOR MAL DIGERITA DA MOLTI CARDINALI (NICORA E TAURAN IN TESTA). ECCO PERCHÉ LE PORPORE HANNO CHIESTO A BERTONE DI ISTITUIRE UNA COMMISSIONE D’INCHIESTA RISPEDITA AL MITTENTE CON UNA CERTA STIZZA 5. PRETI PEDOFILI: LA PERSISTENZA DI UNA ‘MOZIONE PRO-SILENZIO’ ALL’INTERNO DELLA CURIA 6. PS: IL DOSSIER SU VATILEAKS NON NE FA MENZIONE, MA PERCHÉ DACCÒ AVEVA UN CONTO ALLO IOR? PER RIPULIRE CRISTIANAMENTE I SOLDI DELL’AMICO DEL PIO FORMIGONI?

DAGOREPORT
Chi conosce gli equilibri all'interno delle Mura Leonine non ha dubbi. C'è un aria mefitica nella Curia. E non è certo dovuta alle legittime tensioni in vista del Conclave. L'elezione del nuovo Papa, le questioni di dottrina, l'attività pastorale sono piccole note a margine, nel momento in cui la perversione della Chiesa per il potere, il denaro e gli intrighi è stata messa nudo.

Chi passeggia nei dintorni della Cappella Sistina ha un solo pensiero: mettere gli occhi sulla relazione finale legata al caso "Vatileaks". Tutti i cardinali arrivati a Roma vogliono leggere, sapere, capire chi e perché ha dilaniato la Curia negli ultimi anni con una guerriglia senza esclusione di colpi. Il dossier preparato dalla triade dei "cardinali investigatori" Tomko, De Giorgi e Herranz è materiale prezioso per la cordata anti-romana che intende ridimensionare il peso delle porpore italiane, alcune delle quali - a vario titolo - sono finite nel calderone dello scandalo.

Cosa c'è scritto nel rapporto?
Innanzitutto viene spennellato un ritrattone delle varie "anime" della Curia. Con dovizia di particolari sono offerte al lettore azioni, reazioni e interessi dei principali attori - laici e religiosi - dello scandalo. Un mappatura delle "correnti" interne al Vaticano che hanno battagliato a suon di "corvi", lettere e sgambetti sotto banco.

IL CORVO NON VIENE MAI DA SOLO
Poi i "cardinali inquirenti" hanno rimesso a posto i pezzi del puzzle sull'attività di Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa ‘sacrificato' ai media come unico responsabile della fuoriuscita di informazioni riservate dalla Santa Sede.

Nel rapporto viene messo in luce come il "sistema del dissenso" alla gestione del Segretario di Stato Tarcisio Bertone abbia trovato in Gabriele solo un impensabile, maldestro ‘esecutore materiale'. Ogni giorno, infatti, segretari e assistenti dei cardinali - anche con una certa leggerezza - contattavano il maggiordomo per accertarsi che Ratzinger avesse letto le segnalazioni su vizi e abusi in Curia. Un continuo flusso di sollecitazioni che ha permesso a "Paoletto" di capire quale fosse il magma del malcontento in agitazione sotto il Palazzo apostolico. A quel punto cosa lo ha spinto a svestire i panni del maggiordomo a indossare quelli del giustiziere in livrea?

Per capirlo, tocca soffermarsi su un passaggio interessante della relazione che riguarda Padre Georg. Il fedelissimo braccio destro di Benedetto XVI "sapeva che il maggiordomo sapeva". I due, nel corso dei mesi, hanno avuto modo di confrontarsi più volte sui problemi interni alla Curia. E sarebbero state proprio le amare riflessioni di Padre Georg sulla necessità di "fare qualcosa" a far maturare nel maggiordomo il desiderio di passare all'azione. Ecco perché - nel rapporto Vatileaks - si fa riferimento a un sistema di insofferenze verso la Segreteria di Stato, ben più complesso rispetto all'azione isolata del "corvo".

QUESTIONE IOR
Herranz, Tomko e De Giorgi segnalano anche che la cacciata di Ettore Gotti Tedeschi dallo Ior è stata mal digerita da molti cardinali (Nicora e Tauran in testa). L'allontanamento di un uomo così vicino al Papa, proprio nel momento in cui era partita l'operazione trasparenza all'interno della "Banca di Dio", è sembrata a tutti oltremodo incomprensibile. Le due cartelle con i "nove punti" firmate da Carl Anderson, che formalizzavano il benservito (motivate con "Incapacità di portare avanti i doveri di base del presidente; incapacità di essere informato sulle attività dell'istituto e mantenerne informato di conseguenza il Cda; non aver partecipato ai lavori del Cda; mancanza di prudenza e precisione nei confronti della politica dell'istituto; incapacità di fornire spiegazioni sulla diffusione dei documenti in possesso del presidente; diffusione di notizie imprecise sull'istituto; incapacità di rappresentare pubblicamente e difendere la banca di fronte a notizie imprecise da parte dei media; eccessivo accentramento; eccessivo accentramento; progressivi comportamenti sbagliati ed erratici"), ha lasciato tutti stupefatti.

Ecco perché le porpore hanno chiesto a Bertone di istituire una commissione d'inchiesta al riguardo. Proposta che, senza colpo ferire, è stata rispedita al mittente con una certa stizza.

PRETI PEDOFILI
Nel dossier c'è anche una parte dedicata agli scandali pedofilia, in cui viene segnalata - nonostante la decisa operazione di contrasto intrapresa da Ratzinger - la persistenza di una "mozione pro-silenzio" all'interno della Curia. Sono in molti, infatti, a ritenere che pubblicizzare gli scandali non faccia che inorridire i fedeli, spingendoli lontano dalle braccia amorevoli di Santa Madre Chiesa. Intervenire sì, ma nell'ombra. Una visione che fa a pugni con quella degli "interventisti" che - invece - non hanno mancato di segnalare come "insufficiente" l'azione di contrasto messa in opera dalla Segreteria di Stato.
Per la serie, "si poteva fare di più".

LA SALA STAMPA DOV'ERA?
Non mancano anche le rimostranze porporate verso la gestione mediatica dello scandalo "Vatileaks". La Sala Stampa della Santa Sede - e con essa Padre Lombardi - è accusata di aver risposto in modo incerto e balbettante a chi ha infilato la penna nello scandalo. Troppe praterie lasciate alla fantasia dei giornalisti che hanno azzannato il Vaticano sui rapporti opachi tra Marco Simeon e Tarcisio Bertone, sulla promozione-rimozione del Cardinale Viganò a nunzio apostolico a Washington, sulla cacciata di Gotti Tedeschi e infine sul caso Boffo.

Così come non è piaciuta l'impotenza mostrata a seguito della pubblicazione del libro "Sua Santità" di Gianluigi Nuzzi. Le porpore sono convinte che una difesa "punto per punto", avrebbe permesso al Vaticano di essere meno esposto alla colata di fango che ne è seguita.
A proposito, non dite a Tarcisio Bertone che le informazioni raccolte dal reporter di "Libero" non sono esaurite. A disposizione ci sono talmente tanti documenti da assemblare anche un secondo e un terzo libro...

GLI AMICI DI TARCISIO
Infine non mancano i riferimenti anche al ruolo ricoperto da alcuni "laici", all'interno delle dinamiche della Curia. Due in particolare. Uno è Marco Simeon, responsabile Affari Istituzionali della Rai, e l'altro è Domenico Giani, ispettore generale del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano. Il primo è stato "attenzionato" per il suo strettissimo rapporto con il Segretario di Stato Bertone ma anche per il supporto fornito in alcune intermediazioni immobiliari. Il secondo, invece, è finito nel mirino per la gestione dei "controlli interni", considerati da alcuni cardinali troppo capillari e invasivi.

Ps: il segretissimo dossier su Vatileaks non ne fa menzione, ma è bene che i cardinali sappiano e s'interroghino: perché Pierangelo Daccò aveva un conto all'Istituto Opere religiose? Era attraverso la "Banca di Dio" che i soldi del faccendiere, amico di Formigoni, venivano magicamente ripuliti?

 

 

BENEDETTO XVI RATZINGER DI SPALLE CARDINALE TARCISIO BERTONE RATZINGER PAPA BENEDETTO XVI PAPA RATZINGER PADRE GEORG PAOLO GABRIELE jpegPAOLO GABRIELE E IL PAPAombre big jpegPADRE GEORG PAOLO GABRIELE PAPA BENEDETTO XVI CARDINALE NICORA jpegJOZEF TOMKOTauranJULIAN HERRANZ DELL OPUS DEISalvatore De Giorgigotti-tedeschi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)

giusi bartolozzi almasri giorgia meloni carlo nordio

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA TRA LE MANI IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO PER LA FIGURACCIA SU ALMASRI: GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, NORDIO. DEL RESTO, È UNA MAIL DELLA “ZARINA” A DIMOSTRARE CHE A VIA ARENULA SAPESSERO DELL’ARRESTO DEL TORTURATORE LIBICO GIÀ DOMENICA 19 GIUGNO, E NON LUNEDÌ 20, COME SEMPRE SOSTENUTO DA NORDIO – DI FRONTE ALL’IPOTETICA CACCIATA DELLA BIONDISSIMA GIUSI, PERÒ, NORDIO S’È SUBITO OPPOSTO: GIAMMAI! D'ALTRONDE LA DECISIONE, SECONDO IL MINISTRO, È STATA PRESA DIRETTAMENTE A PALAZZO CHIGI…

mantovano belloni almasri ursula von der leyen bjoern seibert gianni caravelli

BELLONI, UN ERRORE DOPO L’ALTRO. QUANDO SBATTÈ LA PORTA DEL DIS, ESSENDO ENTRATA IN CONFLITTO CON IL CAPO DELL’AISE, GIANNI CARAVELLI, COLPEVOLE DI NON FARE RIFERIMENTO A LEI MA AL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO, SCELSE IL MOMENTO MENO OPPORTUNO: L’ESPLOSIONE DEL CASO ALMASRI - DOPO LO SCHIAFFO A MANTOVANO, ORA HA MOLLATO UNA SBERLA A URSULA, DECIDENDO DI FARE LE VALIGIE ANZITEMPO NEL MOMENTO DI DEBOLEZZA MASSIMA DI VON DER LEYEN: LA QUESTIONE DEI DAZI E LA MOZIONE DI SFIDUCIA DEGLI EUROPARLAMENTARI DI ULTRA-DESTRA - E OGGI BELLONI SI RITROVA, COME DICONO IN CERTI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ‘’SENZA I CRISMI’’ DI AFFIDABILITÀ PER ASPIRARE A UNA PRESIDENZA IN QUALCHE PARTECIPATA DI STATO, DOVE URGE UNA PRESENZA FEMMINILE, COME L’ENI...

giorgia meloni ursula von der leyen elly schlein

FLASH! - AVVISATE MELONI: IL VOTO DI FRATELLI D'ITALIA NON DOVREBBE SERVIRE NEL VOTO DI SFIDUCIA PRESENTATA DA 76 EURODEPUTATI DI ESTREMA DESTRA NEI CONFRONTI DELLA COMMISSIONE E DI URSULA VON DER LEYEN - LA TAFAZZIANA MINACCIA DI ASTENSIONE DEL GRUPPO PSE DEI SOCIALISTI EUROPEI (PD COMPRESO) SAREBBE RIENTRATA: IL LORO VOTO A FAVORE DELLA SFIDUCIA A URSULA SAREBBE STATO COPERTO DALLA CAMALEONTE MELONI, IN MANOVRA PER "DEMOCRISTIANIZZARSI" COL PPE, SPOSTANDO COSI' A DESTRA LA MAGGIORANZA DELLA COMMISSIONE...