elon musk

ELON MUSK E LA LEZIONE CHE NON HA CAPITO DELL’IMPERO ROMANO – CAZZULLO: "IL MILIARDARIO ENTRATO NELLA SQUADRA DI TRUMP CONTINUA A POSTARE VIDEO EVOCATIVI DI ROMA CON LA MUSICA DEL GLADIATORE. NON SEMBRA CAPIRE CHE “AMERICA FIRST” SERVE A VINCERE LE ELEZIONI. MA POI? UN IMPERO NON È SOLO VOLONTÀ DI DOMINIO. È ANCHE IMPEGNO E RESPONSABILITÀ. SFORZO DI DIALOGO, COMPRENSIONE, INTEGRAZIONE. RICERCA DI PATTI E DI ALLEANZE, CHE PREVEDONO SEMPRE CONCESSIONI RECIPROCHE. ALTRIMENTI ANCHE GLI IMPERI POSSONO CADERE…”

Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

elon musk

Elon Musk è criticabile, criticabilissimo. Ma quando dice che l’America è la nuova Roma, non ha tutti i torti. Ogni impero della storia si è presentato come l’erede dell’Impero romano: l’Impero romano d’Oriente e il Sacro romano impero, lo zar e il Kaiser — parole che derivano da Cesare — Napoleone e l’Impero britannico (se è per questo, i rivoluzionari, dalla Francia della ghigliottina alla Berlino di Rosa Luxemburg, si sono presentati come i nuovi Spartaco).

 

Ma se c’è un impero che assomiglia davvero a Roma, è l’impero americano.

donald trump ed elon musk assistono al lancio di un razzo di spacex foto lapresse 7

Qual è il simbolo degli Stati Uniti? Lo stesso delle legioni romane: l’aquila (ovviamente è stata scelta un’aquila americana). In quale lingua è il motto? Non in inglese, che è un po’ il nuovo latino, ma direttamente in latino: «e pluribus unum», da più Stati uno solo.

 

Dalla Roma antica gli americani hanno preso il Senato e il Campidoglio: il Jefferson Memorial è un piccolo Pantheon, la Casa Bianca è un edificio neoclassico, la cupola di Capitol Hill è la copia di quella di San Pietro 

 

elon musk

(...)

 

Presidente, soldato, socialismo, comunismo, nazionalismo sono parole che derivano dal latino. Ma soprattutto è latina la parola Repubblica, da res publica, la cosa pubblica: nasce a Roma l’idea che lo Stato sia di tutti; e, al di là di nobili esperimenti locali, la prima grande Repubblica dopo Roma sono gli Stati Uniti d’America.

 

Non a caso i padri fondatori, da Jefferson a Franklyn, erano ossessionati dalla Repubblica romana. Poi i presidenti cominciarono a guardare all’impero romano, man mano che gli Stati Uniti costruivano il loro. Usando le stesse strategie.

donald trump ed elon musk assistono al lancio di un razzo di spacex foto lapresse 2

 

(...)

Roma ha ispirato Shakespeare: molto di quello che la gente sa di Cesare non viene dal De Bello Gallico , ma dal Julius Ceasar del Bardo. Roma ha ispirato Hollywood: Antonio è stato interpretato dai più grandi attori di sempre, Marlon Brando, Charlton Heston, Richard Burton, che sul set si innamorò della sua Cleopatra, Liz Taylor. Roma ha ispirato i fumetti, i videogames, le serie tv, l’architettura kitsch di Las Vegas e quella solenne di Washington: sulla sedia dello speaker del Senato, che si chiama Rostrum , in latino, sono scolpiti i fasci, proprio come sulla sedia su cui è assisa la statua di Lincoln; e non è colpa né di Lincoln né dei romani, per i quali i fasci erano un simbolo del potere, se il Duce — pure lui convinto di essere un nuovo imperatore — ne fece un uso improprio.

 

elon musk

Ora i nuovi imperatori sono digitali. I padroni della Rete si sentono i padroni del mondo; e lo stanno diventando davvero. Priscilla Zuckerberg ha scritto che nel suo viaggio di nozze a Roma le pareva di essere in tre, «Mark, io e Augusto»: il padrone di Facebook e WhatsApp si faceva fotografare abbracciato a ogni statua di Augusto che trovava; e non si ha idea di quante statue di Augusto si trovino, visto che il fondatore dell’impero fu il primo uomo della storia di cui tutti conoscevano il volto, avendo fatto scolpire almeno 2.500 statue con la sua faccia, in modo che ce ne fosse una in ogni città dell’impero.

 

E Musk, dopo essersi proclamato imperatore di Marte e aver sfidato proprio Zuckerberg a fare a botte nel Colosseo — come ora potranno fare sedici clienti di Airbnb estratti a sorte — continua a postare video evocativi di Roma con la musica del Gladiatore .

elon musk mark zuckerberg

 

Il Gladiatore II è uscito ora nelle sale. Come ogni sequel, rischia di deludere chi ha amato il primo. È incentrato sul «sogno di Roma», di cui si dà una lettura romantica — pace e libertà — molto lontana dalla realtà storica. Un impero è sempre un fatto di egemonia, di sopraffazione, di guerra, di violenza e di sangue. Non va certo idealizzato.

una giornata particolare aldo cazzullo 4

 

Eppure gli antichi romani dovevano affrontare le stesse questioni che dobbiamo affrontare oggi, dallo stato di guerra permanente alle migrazioni, che risolvevano con l’integrazione: si poteva diventare romani, indipendentemente dal colore della pelle, dal Paese di origine, dal dio che si pregava.

 

Il vero «sogno di Roma» era la pace universale. Il governo del mondo. Una comunità vasta come il mondo conosciuto, in pace non perché debole e divisa ma perché coesa e unita.

 

elon musk gladiatore al colosseo - immagine creata con ai

Certo: sotto il controllo di Roma. Quando gli americani teorizzarono «il destino manifesto» di governare il mondo, avevano in mente il passo di Virgilio in cui Anchise spiega a Enea che ai suoi discendenti spetterà «governare i popoli con ferme leggi». C’è qualcosa di odioso in tutto questo. I popoli sono sempre meno propensi a essere governati dagli americani. Ma davvero avremmo preferito i nazisti o i comunisti sovietici? Non c’è anche qualcosa di grandioso nell’idea di un governo globale, nella prospettiva di affrontare tutti insieme le grandi questioni da cui dipende la sopravvivenza della specie umana, dal riscaldamento del pianeta alla proliferazione nucleare?

 

È questo che Elon Musk non sembra capire. «America first» serve a vincere le elezioni. Ma poi? Un impero non è solo volontà di dominio. È anche impegno e responsabilità. Sforzo di dialogo, comprensione, integrazione. Ricerca di patti e di alleanze, che prevedono sempre concessioni reciproche. Altrimenti anche gli imperi possono cadere.

elon musk al colosseo

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)

giusi bartolozzi almasri giorgia meloni carlo nordio

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA TRA LE MANI IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO PER LA FIGURACCIA SU ALMASRI: GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, NORDIO. DEL RESTO, È UNA MAIL DELLA “ZARINA” A DIMOSTRARE CHE A VIA ARENULA SAPESSERO DELL’ARRESTO DEL TORTURATORE LIBICO GIÀ DOMENICA 19 GIUGNO, E NON LUNEDÌ 20, COME SEMPRE SOSTENUTO DA NORDIO – DI FRONTE ALL’IPOTETICA CACCIATA DELLA BIONDISSIMA GIUSI, PERÒ, NORDIO S’È SUBITO OPPOSTO: GIAMMAI! D'ALTRONDE LA DECISIONE, SECONDO IL MINISTRO, È STATA PRESA DIRETTAMENTE A PALAZZO CHIGI…

mantovano belloni almasri ursula von der leyen bjoern seibert gianni caravelli

BELLONI, UN ERRORE DOPO L’ALTRO. QUANDO SBATTÈ LA PORTA DEL DIS, ESSENDO ENTRATA IN CONFLITTO CON IL CAPO DELL’AISE, GIANNI CARAVELLI, COLPEVOLE DI NON FARE RIFERIMENTO A LEI MA AL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO, SCELSE IL MOMENTO MENO OPPORTUNO: L’ESPLOSIONE DEL CASO ALMASRI - DOPO LO SCHIAFFO A MANTOVANO, ORA HA MOLLATO UNA SBERLA A URSULA, DECIDENDO DI FARE LE VALIGIE ANZITEMPO NEL MOMENTO DI DEBOLEZZA MASSIMA DI VON DER LEYEN: LA QUESTIONE DEI DAZI E LA MOZIONE DI SFIDUCIA DEGLI EUROPARLAMENTARI DI ULTRA-DESTRA - E OGGI BELLONI SI RITROVA, COME DICONO IN CERTI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ‘’SENZA I CRISMI’’ DI AFFIDABILITÀ PER ASPIRARE A UNA PRESIDENZA IN QUALCHE PARTECIPATA DI STATO, DOVE URGE UNA PRESENZA FEMMINILE, COME L’ENI...

giorgia meloni ursula von der leyen elly schlein

FLASH! - AVVISATE MELONI: IL VOTO DI FRATELLI D'ITALIA NON DOVREBBE SERVIRE NEL VOTO DI SFIDUCIA PRESENTATA DA 76 EURODEPUTATI DI ESTREMA DESTRA NEI CONFRONTI DELLA COMMISSIONE E DI URSULA VON DER LEYEN - LA TAFAZZIANA MINACCIA DI ASTENSIONE DEL GRUPPO PSE DEI SOCIALISTI EUROPEI (PD COMPRESO) SAREBBE RIENTRATA: IL LORO VOTO A FAVORE DELLA SFIDUCIA A URSULA SAREBBE STATO COPERTO DALLA CAMALEONTE MELONI, IN MANOVRA PER "DEMOCRISTIANIZZARSI" COL PPE, SPOSTANDO COSI' A DESTRA LA MAGGIORANZA DELLA COMMISSIONE...