ENRICO LETTA CONFERMA IN PIENO DI ESSERE UN ESPONENTE DELL’ESTABLISHMENT. E COME TALE, IL SEGRETARIO DEL PD SI SMARCA SIA DAI PARTITI DEL GOVERNO SIA DALLE VARIE CORRENTI DEL PD, CHE HANNO TUTTI ESPRESSO LA LORO CONTRARIETÀ A CHE DRAGHI LASCI PALAZZO CHIGI PER TRASLOCARE AL QUIRINALE. ANZI, È L’UNICO CHE È D’ACCORDO CON IL PENSIERO DELL’ENTOURAGE DI NONNO MARIO: “NELLE SUE PAROLE NON HO LETTO UNA AUTOCANDIDATURA” - COME SOLDATINO DELL’ESTABLISHMENT, A  LETTA NON PASSERÀ MAI PER LA MENTE DI METTERSI CONTRO DRAGHI, UN UOMO CHE RAPPRESENTA OGGI UN’ISTITUZIONE DEL SISTEMA. E PER IL PD DIVENTA UN PROBLEMA...

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DAGONOTA

ENRICO LETTA MARIO DRAGHI ENRICO LETTA MARIO DRAGHI

L’intervista di Enrico Letta rilasciata oggi a “Repubblica” (vedi estratto a seguire) conferma in pieno il suo Dna politico: di essere un esponente dell’establishment al 100 per cento. E come tale, il segretario del Pd si smarca completamente dagli altri leader dei partiti del governo che hanno tutti espresso la loro contrarietà a che Draghi lasci Palazzo Chigi per traslocare al Quirinale.

MARIO DRAGHI - FILIPPO ANDREATTA - ENRICO LETTA MARIO DRAGHI - FILIPPO ANDREATTA - ENRICO LETTA

 

Anzi, è l’unico che è d’accordo con il pensiero dell’entourage di Nonno Mario, di cui è amico fedele al punto di avergli suggerito il nome di Roberto Garofoli come sottosegretario alla presidenza del Consiglio: “Mi lasci dire che io nelle sue parole non ho letto una autocandidatura”.

 

mario monti enrico letta mario monti enrico letta

Anche se le varie correnti di cui è composto il Partito Democratico (gli ex renziani Guerini e Lotti, Orlando e Franceschini) sono contrari al desiderata del premier di prendere il posto di Mattarella prefigurando una catastrofe politica, a Letta, come soldatino dell’establishment, non passerà mai per la mente di mettersi contro la determinazione di traslocare sul Colle di Draghi, un uomo che rappresenta oggi un’istituzione del Sistema. E lo dichiara esplicitamente nell’intervista: “La mia personale opinione non conta. Quel che so per certo è che Draghi va comunque protetto e tutelato per il bene del Paese”.

 

il pizzino di enrico letta di augurio a mario monti il pizzino di enrico letta di augurio a mario monti

Del resto, da componente dell’establishment, fu Enrico Letta che caldeggiò nel 2011 al capo dello stato Giorgio Napolitano, all’indomani della “cacciata” di Berlusconi da Palazzo Chigi, il nome di un altro esponente dell’establishment come Mario Monti. La prova fu in quel bigliettino "rubato" dai fotografi che Monti mostrò involontariamente durante il suo primo intervento da premier alla Camera. “Mario - si leggeva nel biglietto firmato “Enrico” - quando vuoi dimmi forme e modi con cui posso esserti utile dall’esterno. Sia ufficialmente (Bersani mi chiede per es. di interagire sulla questione dei vice) sia riservatamente. Per ora mi sembra tutto un miracolo! E allora i miracoli esistono!”.

 

 

 

LETTA: SENZA UNITÀ SUL QUIRINALE IL GOVERNO CADREBBE"

ENRICO LETTA LORENZO GUERINI ENRICO LETTA LORENZO GUERINI

Stefano Cappellini per "la Repubblica" - Estratto

 

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Quirinale, dunque. Glielo chiedo senza giri di parole: il Pd sosterrà la candidatura di Draghi al Quirinale?

«Intanto mi lasci dire che io nelle sue parole non ho letto una autocandidatura. Su un'eventuale ipotesi Draghi al Colle, come sugli altri nomi che garantiscono ampio consenso, decideremo tutti insieme e al momento debito, la mia personale opinione non conta. Quel che so per certo è che Draghi va comunque protetto e tutelato per il bene del Paese» .

FRANCESCHINI ENRICO LETTA 4 FRANCESCHINI ENRICO LETTA 4

 

Teme che qualcuno voglia allontanarlo anche da Palazzo Chigi?

«Chi ha detto di non volere Draghi al Quirinale ha aggiunto di volerlo ancora a Palazzo Chigi. Ritengo, per essere chiari, che noi dobbiamo tenercelo stretto, in un modo o nell'altro. Quello che Draghi sta portando all'Italia è enorme. Siamo un Paese che ha visto crescere il suo principale handicap, il debito pubblico, del 25% in poco più di un anno. In questo senso Draghi è un'assicurazione sulla vita».

 

Come si fa a eleggere Draghi al Quirinale ed esporre il Paese al rischio di un vuoto di potere?

goffredo bettini enrico letta elly schlein giuseppe conte goffredo bettini enrico letta elly schlein giuseppe conte

«Il 13 gennaio dirò alla direzione del Pd e ai gruppi parlamentari che la via maestra è la continuità di governo e la stabilità. Il 2022 non può essere un anno elettorale, non possiamo permetterci almeno cinque mesi di interruzione dell'attività di governo. Quindi c'è bisogno di una larghissima maggioranza, un capo dello Stato non divisivo e non eletto sul filo dei voti».

 

Renzi, e con lui il dem Bettini, sostengono che il presidente può essere eletto da una maggioranza diversa da quella che governa.

«Il governo è sostenuto dal 90% delle forze parlamentari, sarebbe totalmente contraddittorio restringere il campo. Ci può essere una maggioranza più larga, non più stretta, altrimenti il governo cadrebbe».

 

LETTA E BERLU LETTA E BERLU

Ma toccasse a Draghi, chi potrebbe sostituirlo?

«Servirebbe una sorta di doppia elezione, un accordo contestuale anche sul nome del sostituto».

 

Berlusconi può farcela?

«Non è candidato ufficialmente, quindi per me non è in campo. Certo il profilo che ho delineato per la figura del capo dello Stato non va nella sua direzione».

 

ENRICO LETTA E SILVIO BERLUSCONI ENRICO LETTA E SILVIO BERLUSCONI

Conte vuole una donna al Quirinale. Molte donne non l'hanno presa bene.

«Non aggiungo altro al profilo che ho tracciato. Comunque non mi sembra che Conte abbia detto una cosa per cui scandalizzarsi».

 

Renzi dialoga molto con Salvini, non teme blitz del centrodestra?

«Naturale che tutti parlino con tutti, ma l'attuale Parlamento è una somma di debolezze. Nessuno può pensare di trarre vantaggi da questa situazione. Chi pensasse di eleggere il presidente a 505 voti sarebbe privo di senso della realtà. Non credo a forzature, è un momento in cui logica e buon senso possono prevalere».

 

Un'ultima domanda personale. I risultati elettorali hanno premiato il Pd nel 2021 ma il partito è ancora da rifondare e il suo futuro incerto. Si è mai pentito di aver lasciato l'insegnamento a Parigi?

mario draghi sergio mattarella mario draghi sergio mattarella

«Sarei bugiardo se negassi un po' di nostalgia per quello che facevo. Ma in termini razionali ho fatto la scelta giusta. Sono orgoglioso del Pd e delle agorà che lo stanno ricostruendo, hanno già partecipato 80 mila persone. Vorrei fare come Scholz in Germania, rilanciare una idea moderna di progressismo, nella quale non ci sia antagonismo tra diritti del lavoro, diritti civili e sostenibilità. Questa è la foto del mio Pd».

 

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