di maio casaleggio

FAIDE GRILLINE - LA TESTA DI DI MAIO È IL PREZZO PAGATO PER CHIUDERE LA GUERRA DEI GRUPPI PARLAMENTARI M5S CONTRO CASALEGGIO-ROUSSEAU, IL VERO CUORE DEL POTERE ECONOMICO GRILLINO – LA GUERRIGLIA INTERNA ERA INIZIATA COL DOCUMENTO DI DESSI': IN QUEL MOMENTO SAREBBE PARTITA LA TRATTATIVA (C'È DA SCOMMETTERE CHE ORA IN AVANTI, IL SISTEMA ROUSSEAU NON SARÀ PIÙ SOTTO IL FUOCO DEI DISSIDENTI)

Pasquale Napolitano per il Giornale

davide casaleggio luigi di maio

 

La testa di Luigi Di Maio è il prezzo pagato per chiudere la guerra dei gruppi parlamentari contro Davide Casaleggio. Uno scambio tra le due anime del Movimento per siglare la tregua: Di Maio molla la guida del Movimento, Casaleggio jr blinda l'associazione Rousseau, il vero cuore del potere economico e politico grillino.

 

 

È lo scenario in cui sarebbe maturato il passo indietro dell'ex capo politico dei Cinque stelle. C'è una data da segnare in rosso: il 9 gennaio 2020. Per la prima volta, un gruppo di senatori (Primo Di Nicola, Emanuele Dessì, Mattia Crucioli) mette nero su bianco il malcontento nei confronti dell'associazione Rousseau. È la miccia che fa esplodere la bomba. Si moltiplicano interviste e dichiarazioni contro Casaleggio jr. Il documento dei senatori contesta non solo la guida politica del Movimento ma la gestione (secondo i senatori poco trasparente) di fondi (300 euro versati all'associazione), restituzione degli stipendi, candidature e linea politica.

 

In quel momento sarebbe partita la trattativa. Di Maio o Casaleggio? Uno dei due deve passare la mano. Molla il ministro degli Esteri. Casaleggio è salvo. E con lui tesoretto e struttura di comando. C'è da scommettere che ora in avanti, il sistema Rousseau non sarà più sotto il fuoco dei dissidenti.

di maio grillo casaleggio

 

Cosa chiedono gli anti-Casaleggio? Il primo capo d'accusa è l'obbligo per i parlamentari di versare un contributo mensile di 300 euro nelle casse dell'associazione presieduta dal figlio del fondatore del Movimento. Facendo un veloce calcolo: ogni mese entrano 67.800 euro. Che equivalgono a 813.600 euro l'anno e, nel caso in cui la legislatura duri cinque anni, a poco più di quattro milioni di euro. Obbligo assunto nel momento dell'accettazione della candidatura da parte dei futuri onorevoli. Soldi che servono per finanziare le piattaforme tecnologiche (controllate da Casaleggio) che supportano l'attività dei gruppi e dei singoli parlamentari.

LUIGI DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIO - PIETRO DETTORI

 

Ma nessuno ha il potere di verificare come vengano spesi i soldi. E dunque, nelle settimane scorse è stata avanzata la richiesta di sospendere il versamento dei 300 euro. Un colpo durissimo per le casse dell'associazione Rousseau.

 

Secondo capo d'accusa: le eccedenze delle restituzioni. I soldi (un minino di 2mila euro), che mensilmente i parlamentari grillini versano sul conto privato intestato a Di Maio, Patuanelli e D'Uva, finiscono, se non spesi, sui conti di Rousseau. Su questo passaggio c'è un'apertura da parte dei vertici grillini: la proposta è di bloccare il versamento delle eccedenze a Casaleggio.

 

LUIGI DI MAIO E DAVIDE CASALEGGIO

Terzo capo d'accusa: il potere politico di Casaleggio. Candidature, alleanze, organizzazione (e finanziamento) degli eventi, costruzione dei quesiti e scelta del capo: tutte le decisioni vengono filtrate dalla piattaforma gestita da Rousseau. Il vero punto oscuro: nessuno sa chi siano realmente gli attivisti che votano. E dunque nasce un sospetto: Casaleggio è in grado di condizionare le consultazioni?

 

Insomma, quando la guerra interna al Movimento ha investito il sistema Casaleggio, la poltrona di Di Maio ha iniziato a ballare davvero. Dopo tentennamenti, veleni e schizzi di fango, il ministro degli Esteri è uscito di scena. La cravatta dell'ex leader è finita nella teca dei ricordi del M5s, negli uffici di Montecitorio. Casaleggio ha tirato un sospiro di sollievo.

emanuele dessi' virginia raggi

 

E c'è stato chi fino alla fine ha tentato di convincere Di Maio a non mollare: i fedelissimi (Fraccaro, Castelli, Di Stefano) la notte prima delle dimissioni spingono per un'altra soluzione: «Lascia la Farnesina ma resta capo politico». Ma sarebbe stato troppo pericoloso per Casaleggio.

 

Intanto ieri è ufficialmente iniziata l'era Crimi: il reggente ha incontrato i capigruppo di Camera e Senato. Nelle prossime ore sarà annunciato il nuovo capo delegazione dei Cinque stelle nel governo. Mentre martedì è fissata la prima riunione congiunta dei gruppi parlamentari.

luigi di maio davide casaleggioluigi di maio davide casaleggio

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."