joe biden afghanistan talebani kabul

UN FALLIMENTO DI VENTENNALE INCOMPETENZA - ECCO IL RAPPORTO CHE ACCUSA GLI USA PER IL CAOS LASCIATO IN AFGHANISTAN: “WASHINGTON HA COSTANTEMENTE SOTTOVALUTATO LA QUANTITÀ DI TEMPO NECESSARIA PER RICOSTRUIRE L'AFGHANISTAN, E HA CREATO SCADENZE E ASPETTATIVE IRREALISTICHE - MOLTE DELLE ISTITUZIONI E DEI PROGETTI INFRASTRUTTURALI COSTRUITI DAGLI USA NON ERANO SOSTENIBILI - IL GOVERNO USA NON HA COMPRESO IL CONTESTO AFGHANO E QUINDI NON HA ADATTATO I SUOI SFORZI DI CONSEGUENZA”

Paolo Mastrolilli per “la Stampa”

afghanistan profughi in fuga dai talebani

 

Un fallimento costruito con meticolosa incompetenza, nell'arco di vent' anni, con la responsabilità di quattro amministrazioni repubblicane e democratiche. E con qualche colpa degli alleati Nato, che insistendo sui "caveat" per limitare l'operatività delle proprie forze, come ha fatto spesso pure l'Italia, hanno compromesso l'efficacia dell'intervento.

 

È l'impietosa e devastante conclusione a cui è giunto John Sopko, Special Inspector General for Afghanistan Reconstruction, nell'undicesimo e presumibilmente ultimo rapporto sulle «Lezioni imparate» a Kabul. Assai poche, per la verità, perché da questa analisi commissionata dal governo americano a partire dal 2008, sembra di capire che il governo americano non abbia mai davvero saputo cosa stava facendo. La polemica partitica imperversa, per lo scaricabarile indispensabile a salvare la faccia. Trump ha detto alla Fox che la caduta di Kabul è «la più grande umiliazione mai subita dagli Usa», sorvolando sul fatto che lui l'aveva messa in moto accordandosi con i taleban per il ritiro entro il primo maggio.

 

i talebani mostrano le armi

Il suo ex capo del Pentagono Esper ha invece puntato il dito su Donald, accusandolo di aver creato le condizioni per il collasso con l'insensata fretta di andarsene. Condoleezza Rice, difendendo l'intervento che aveva orchestrato, ha scritto sul «Washington Post» che bisognava restare all'infinito, come in Corea. Biden ripete che questa ipotesi era assurda, e ieri ha cercato una sponda europea parlando con la cancelliera Merkel, allo scopo di coordinare evacuazione, aiuti alla popolazione, e l'uso dei soldi come leva per frenare i taleban.

 

afghanistan profughi in fuga dai talebani

Ma già perde popolarità, scesa di 7 punti, dal 53 al 46%. A fare chiarezza sulle responsabilità condivise è quindi arrivato il rapporto di Sopko. L'Inspector ha parlato con 760 protagonisti politici, militari e diplomatici della missione, costata 145 miliardi di dollari per la ricostruzione, 837 per i combattimenti, 2.443 vite americane, 1.144 delle truppe alleate, e almeno 66.000 afghane. Il peccato originale ovviamente lo ha commesso Bush figlio, quando sotto la spinta dei neocon ha trasformato l'intervento mirato contro al Qaeda nella crociata per portare la democrazia in Afghanistan, e poi Iraq e Medio Oriente.

 

campi di oppio in afghanistan 5

Il suo ex consigliere per la sicurezza nazionale Hadley ha notato che sarebbe stato difficile eliminare la formazione di Bin Laden senza ricostruire, stabilizzare e riformare Kabul. Ma per quanto ciò possa apparire sensato, i risultati sono quelli che vediamo. E al disastro hanno contribuito tutte le quattro amministrazioni coinvolte, cioè Bush figlio, Obama, Trump e Biden. Sopko rimprovera sette errori capitali.

 

Primo: «Il governo degli Stati Uniti ha costantemente faticato a sviluppare e attuare una strategia coerente per ciò che sperava di ottenere». Invece di un intervento ventennale coordinato, si è trasformato nella somma di venti interventi annuali scombinati. Le frizioni fra diplomatici, militari e personale civile erano la costante, ma nessuno aveva la capacità di risolvere i problemi.

talebani in afghanistan 3

 

Secondo: «Ha costantemente sottovalutato la quantità di tempo necessaria per ricostruire l'Afghanistan, e ha creato scadenze e aspettative irrealistiche che hanno dato priorità alla spesa rapida». L'importante era usare i soldi stanziati dal Congresso, anche se non portavano risultati.

 

Terzo: «Molte delle istituzioni e dei progetti infrastrutturali costruiti dagli Usa non erano sostenibili». Anche negli aspetti più banali, tipo costruire le scuole con i criteri di accessibilità americani per i disabili, in luoghi inaccessibili anche ai normodotati.

 

talebani in afghanistan

Quarto: «Politiche e pratiche controproducenti per il personale civile e militare hanno ostacolato lo sforzo».

 

Quinto: «L'insicurezza persistente ha gravemente minato gli sforzi di ricostruzione», che spesso avvenivano sotto il fuoco nemico.

 

Sesto: «Il governo Usa non ha compreso il contesto afghano e quindi non ha adattato i suoi sforzi di conseguenza». Ha speso un miliardo di dollari per costruire un sistema giudiziario occidentale, in un paese dove tra l'80 e il 90% delle dispute si risolvono in altra maniera, spesso attraverso la sharia applicata dai taleban.

 

talebani in afghanistan 8

Settimo: «Le agenzie governative raramente hanno condotto un monitoraggio e una valutazione sufficienti per comprendere l'impatto dei loro sforzi», quindi non sapevano cosa funzionava e cosa falliva. Ora, come era accaduto dopo il Vietnam, si smantella il poco di buono costruito, ponendo così le basi per il fallimento del prossimo intervento di ricostruzione per difendere l'interesse nazionale. Che inevitabilmente arriverà, visto il caos alla guida mondo.

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO