trump sanders bloomberg

PER FERMARE TRUMP RESTA SOLO IL CORONAVIRUS - I BIG DEMOCRATICI SONO DISPERATI: AVEVANO PUNTATO MOLTO SU BLOOMBERG, CHE AL PRIMO DIBATTITO È STATO FATTO A PEZZI. SANDERS GALOPPA, OBAMA VUOLE COINVOLGERE CLINTON (BILL, PERCHÉ HILLARY ORMAI FA SOLO PERDERE VOTI) PER SPINGERE I CANDIDATI MODERATI - IL CIGNO NERO DEL VIRUS METTE A RISCHIO IL SECONDO MANDATO DEL PUZZONE: SE L'ECONOMIA VA NEL PANICO DA PANDEMIA, CALANO LE SUE CHANCES

 

1. DEMOCRATICI DISPERATI, IN 24 ORE SI SONO INFRANTI ANCHE I SOGNI DI BLOOMBERG. PER FERMARE SANDERS RESTA SOLO IL TICKET OBAMA-CLINTON (BILL), PER FERMARE TRUMP RESTA SOLO IL CORONAVIRUS

joe biden amy klobuchar

DAGONOTA - Democratici americani a pezzi. Le grandi speranze riposte in Bloomberg dai ''big donor'' (soprattutto nella Silicon Valley) e dei media liberal si sono sbriciolate durante il primo dibattito in cui è apparso l'ex sindaco di New York, che è stato letteralmente tranciato dagli avversari. D'altronde ciascuno di loro ha vissuto un momento simile, da Biden a Sanders, dalla Warren a Buttigieg hanno avuto la fase in cui sono stati presi d'assalto dagli altri candidati, magari perché appena entrati nella corsa, magari perché in testa nei sondaggi in un determinato momento.

 

Ma il gruppo di testa è sceso in campo da un anno, c'è chi come Biden e Sanders tenta la strada della Casa Bianca da lustri, quindi se sono ancora in corsa è perché hanno avuto il tempo e la capacità di riprendersi dalle botte prese durante la campagna, sono stati prepped, addestrati, sui loro punti deboli e dove non potevano dare risposte chiare hanno imparato a prendere colpi, cercando di schivarne e di restituirne il più possibile.

 

Invece il miliardario Mike è l'ultimo arrivato, finora aveva fatto campagna solo attraverso pubblicità in tv e sui social che gli sono costate centinaia di milioni di dollari, e ha deciso di sottoporsi alla prova del dibattito a soli dieci giorni dal Super Tuesday, quando per la prima volta il suo nome apparirà sulle schede degli elettori democratici.

biden steyer

 

Troppo tardi, troppo poco prepped, è andato giù su critiche che si sarebbe dovuto aspettare. Non è bastato l'aver preso uno degli studi della sua Bloomberg TV per simulare un dibattito con la sua squadra di comunicazione e un famoso anchorman.

 

Adesso l'establishment liberal non sa più come fare per fermare il socialista, inizia a pensare a un ticket Buttigieg-Klobuchar, mettendo in mezzo i due più ''nuovi'' e moderati per allargare a una base elettorale meno trumpiana (donne-lgbt-giovani). Ma il clima è piuttosto disperato, tanto che Obama starebbe cercando di convincere Clinton (Bill, non Hillary, che ormai quando appare fa solo perdere voti) a fare qualcosa insieme per dare una spinta ai candidati democratici più centristi.

pete buttigieg amy klobuchar

 

Già nei mesi scorsi l'ex presidente aveva di fatto bocciato Warren e Sanders, consigliando alla base dem di puntare su candidati con proposte meno radicali, convinto com'è che Trump pattinerebbe verso un secondo mandato se dovesse trovarsi contro Sanders.

 

L'unica buona notizia per i dem è il Coronavirus: Trump punta su una vittoria trainata dai mercati e dall'economia galoppante, mentre questa settimana a Wall street è stata la peggiore dai tempi della crisi del 2008. Un tonfo causato dalla paura degli effetti che una pandemia potrebbe avere in America e nel mondo.

mike bloomberg joe biden

 

E la borsa non fa piangere solo i ricchi investitori, ma pure i fondi pensione della classe media: da quando i titoli di stato offrono rendimenti microscopici, i risparmiatori si sono spostati in massa sul mercato azionario. Quindi se s'impoverisce il mercato azionario, si impoverisce pure la classe media.

 

Bisogna capire però se il virus, pur danneggiando Trump, non aiuti ancor più Sanders, uno che promette protezionismo e sanità gratis a tutti…

 

 

bernie sanders joe biden

2. USA 2020: L'EBREO SANDERS BOICOTTA CONFERENZA LOBBY EBRAICA

 (ANSA) - Bernie Sanders potrebbe essere il primo 'nominee' ebreo per la Casa Bianca ma boicotterà la conferenza della American Israele Public Affair Commission (Aipac) che inizia domenica accusando i suoi leader di accogliere persone intolleranti. "Il popolo di Israele ha il diritto di vivere in pace e in sicurezza. Così pure il popolo palestinese", ha twittato.

 

"Resto preoccupato dalla piattaforma che l'Aipac fornisce a leader che esprimono intolleranza e si oppongono ai diritti dei palestinesi. Per questo motivo non parteciperò", ha spiegato il senatore, che ha conservato l' accento degli ebrei di Brooklyn e che ha vissuto per un breve periodo in un kibbutz. L'Aipac è un gruppo che promuove politiche pro Israele presso il Congresso e l'amministrazione Usa.

 

 

3. USA 2020, SANDERS SOTTO ASSEDIO MA VOLA NEI SONDAGGI

Ugo Caltagirone per l'ANSA

 

mike bloomberg elizabeth warren

C'è una data, martedì 3 marzo, che potrebbe segnare una prima svolta nella campagna elettorale per le elezioni presidenziali americane: è quella del Super Tuesday, nella quale si svolgeranno le primarie democratiche in 14 stati, tra cui il Texas e la California. Ed è l'appuntamento in cui il senatore socialista Bernie Sanders, già saldamente in testa ai sondaggi nazionali, sogna di iniziare la fuga verso la nomination, da conquistare nella convention di Milwaukee di metà luglio. Un sogno rafforzato dopo l'ultima caotica sfida tv in cui Sanders è arrivato da chiaro frontrunner, e per questo messo letteralmente sotto assedio dagli avversari.

 

mike bloomberg

Ma nonostante ciò il 78enne senatore è riuscito a venirne fuori indenne, mostrando la solita grinta e una energia da far invidia ai più giovani sul palco. Mentre il fronte moderato dei vari Biden, Buttigieg, Bloomberg, Klobuchar è apparso più che mai diviso, ma soprattutto incapace di mettere davvero in difficoltà il vecchio Bernie, accusato di essere troppo radicale e di avere un'agenda troppo progressista per poter battere Donald Trump nell'Election Day del 3 novembre. Un modo di vedere le cose che Sanders ha respinto categoricamente, spalleggiato anche dall'altra candidata della sinistra dem, Elisabeth Warren: "L'agenda progressista è molto popolare. Noi parliamo di come costruire il futuro. E' questo quello che conta".

 

Ed è per questo che il popolo di Sanders è un popolo soprattutto di giovani e giovanissimi. Il confronto si è svolto nel corso di un dibattito indisciplinato e confuso, caratterizzato da un sovrapporsi di voci concitate e di braccia sventolate freneticamente per accaparrarsi la parola. Uno spettacolo che da' l'immagine di un partito democratico disunito e che permette a Donald Trump di affondare la sua lama nel fianco degli avversari, per giunta con ironia: "Che caos su quel palco. Datemi un avversario per favore!".

 

elizabeth warren bernie sanders joe biden

E poi giù con le impietose pagelle dei suoi potenziali sfidanti, da Sleepy Joe a Mini Mike, passando per Pochaontas Warren, i suoi ormai popolari e irriverenti soprannomi. E se Bloomberg, il più attaccato dopo Sanders, guadagna appena la sufficienza, se non altro per essersi mostrato un po' più deciso e a suo agio rispetto al suo primo dibattito in Nevada, l'ex vicepresidente Joe Biden ha forse perso l'ennesima occasione di guadagnare il centro della scena.

 

Anche se nelle primarie di sabato in South Carolina, il primo stato del sud a votare, i sondaggi lo danno ancora in testa, seppur di poco. Sanders è in rimonta, anche all'interno dell'elettorato afroamericano, quello su cui sono riposte quasi tutte le speranze dell'ex numero due di Barack Obama. Biden ha comunque incassato nelle ultime ore un endorsement chiave in South Carolina, quello del deputato Jim Clyburn, il membro nero di più alto livello al Congresso e quello più influente nel mondo democratico di questo Stato del sud. Se questo basterà per vincere lo si vedrà sabato. Ma anche per l'ex vicepresidente, così come per le aspirazioni di Bloomberg, l'ora della verità scatterà nel super martedì.

 

donald trump nancy pelosi mike pence

 

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?