tiziano renzi laura bovoli

LA FINANZA SMENTISCE I MAGISTRATI SULL'ARCHIVIAZIONE DI BABBO RENZI - UN'INFORMATIVA DELLA GDF SOSTIENE CHE I GENITORI NON AVEVANO TAGLIATO I PONTI CON LA CHIL, DA LORO CEDUTA PRIMA DEL FALLIMENTO. TRA LE PROVE, MESSAGGI E MOVIMENTI BANCARI. UNA MAIL PUÒ RIAPRIRE IL CASO...

Giacomo Amadori per “la Verità

 

Mentre la Procura di Firenze sta investigando a pieno regime sugli affari del Giglio magico e sui crac aziendali dei genitori di Matteo Renzi, aumentano gli interrogativi sull' archiviazione a Genova di Tiziano Renzi dall' accusa di concorso nella bancarotta fraudolenta della Chil post srl. Il proscioglimento arrivò nel luglio 2016, quando il figlio era ancora a Palazzo Chigi.

tiziano renzi al balcone di casa 2

 

Da allora gli uomini della Guardia di finanza, coordinati da due diverse Procure, quelle di Cuneo e Firenze, hanno messo in discussione l' assunto alla base del proscioglimento e cioè che a partire dall' ottobre 2010 Renzi senior avesse tagliato i ponti con la Chil post, fallita nel 2013 e di cui era stato proprietario sino a nove anni fa. Ufficialmente l' aveva ceduta al pensionato Gianfranco Massone, prestanome del figlio Mariano. Quest' ultimo nel novembre del 2016 ha patteggiato 26 mesi di reclusione per il crac della Chil post (un procedimento in cui non ha mai reso dichiarazioni, né fatto chiamate di correo).

 

TIZIANO RENZI

Appena qualche mese dopo, nel 2017, Massone junior e i coniugi Renzi sono stati iscritti sul registro degli indagati per la bancarotta di una coop fiorentina. Nel fascicolo sono poi entrati altri due crac e nel febbraio del 2019 i tre sono stati arrestati.

 

Durante le perquisizioni i finanzieri, sul pc di Mariano, hanno recuperato una mail destinata a Tiziano datata 28 novembre 2017, in cui si legge una frase che apre un mondo: «Non entro approfonditamente nella vicenda Chil post perché io posso capire quanto ti abbia fatto male, ma spero che tu sia ben consapevole che chi ha fatto fallire la Chil post, a Genova (purtroppo per me, meno male per te, ma sono contento così) non è mai stato nemmeno indagato e in questi anni mi hai ferito/umiliato/asfaltato/sminuzzato quando solo te lo sentivo nominare e anche qui c' è poco da aggiungere, se non che in questa vicenda, ho solo evidenti e granitiche certezze, che spero per te rimangano solo mie».

 

Il mancato indagato è Mirko Provenzano, per anni stretto collaboratore dei Renzi con la sua Direkta Srl: per il fallimento della sua ditta ha patteggiato 20 mesi di carcere, mentre Laura Bovoli è attualmente alla sbarra per il concorso nel default.

Nel 2011, su indicazione dei Renzi, la Chil post di Massone junior aveva trasferito alla Direkta un sostanzioso appalto per la distribuzione della posta non indirizzata del valore di 500.000 euro l' anno.

 

MATTEO E TIZIANO RENZI

In un' annotazione del luglio 2017, recentemente depositata dalla Procura di Firenze, le Fiamme gialle sostengono che i rapporti tra le aziende di Provenzano e della compagna Erika Conterno e la Chil post sarebbero stati mediati dai Renzi, almeno sino al 2014.

E pensare che il pm genovese Marco Airoldi, aveva chiesto e ottenuto il proscioglimento di babbo Renzi, sostenendo che la Chil promozioni (oggi Eventi 6) della famiglia del fu Rottamatore «non ha successivamente (alla cessione del 2010, ndr) intrattenuto rapporti con le società di Massone». In realtà, come detto, Tiziano e Mariano hanno continuato a fare affari insieme, tanto da finire ai domiciliari nel febbraio scorso nell' ambito dello stesso procedimento.

 

Ma torniamo alle conclusioni contenute nell' annotazione e alla presunta interferenza dei Renzi nella gestione della Chil post dopo il 2010.

 

Nell' informativa si legge: «Come risulta dagli accertamenti bancari e dall' analisi forense eseguita sui telefoni cellulari in uso a Provenzano Mirko Maria, Renzi Tiziano e Bovoli Laura avrebbero continuato a utilizzare i conti correnti e le risorse finanziarie della Chil post anche dopo la cessione del capitale sociale a Gian Franco Massone avvenuta il 14 ottobre 2010».

tiziano renzi filippo roma le iene

 

Per i finanzieri risulta infatti che l' incasso di tre assegni, per un importo complessivo di 221.000 euro, sia stato concordato da Provenzano e Conterno direttamente con Tiziano Renzi, mentre un ulteriore assegno emesso dalla Direkta «è stato formalmente presentato all' incasso da Laura Bovoli». Ma per le Fiamme gialle anche la «stessa cessione del contratto di distribuzione della posta "non indirizzata" da Chil post a Direkta» sarebbe «parte di una più ampia rete di rapporti».

 

Le Fiamme gialle citano anche altri elementi di prova.

Per esempio le mail intercorse durante la stesura dei bilanci tra Laura Bovoli, Erika Conterno e Lilian Mammoliti, citata nelle cronache recenti per il suo coinvolgimento nelle inchieste sui finanziamenti alla fondazione di Matteo Renzi. «Conterno e Mammoliti per ottenere informazioni in merito ai rapporti commerciali oggetto dei pagamenti (anno 2011) riferiti al fornitore Chil post», annotano i finanzieri, «non si rivolgono all' amministratore unico Antonello Gabelli o al proprietario della società Gianfranco Massone, bensì a Laura Bovoli». Per gli investigatori la mamma dell' ex premier «ancora nell' anno 2014, sarebbe stata in possesso (quantomeno in parte) della contabilità e della documentazione bancaria della Chil post».

 

TIZIANO RENZI QUOTIDIANO NAZIONALE

Carte che la signora avrebbe «materialmente fornito» alla Conterno, la quale le avrebbe utilizzate per «alterare la contabilità da presentare al curatore». Non basta. Nell' annotazione si fa presente che sempre la Conterno «ha contabilizzato i pagamenti fatti alla Eventi 6 sul mastrino Chil post» e che questo «lascia desumere che per la stessa le due società appartenevano al medesimo proprietario, tanto da far confusione al momento della registrazione».

 

La «commistione di interessi» tra la Chil (la ditta originaria dei Renzi), la Chil post (ceduta a Massone) e la Chil promozioni (Eventi 6) è dedotto dalle Fiamme gialle anche dall' interrogatorio reso da Provenzano a Cuneo nell' ottobre 2015, laddove afferma: «Tutte e tre dette società sono riconducibili a Tiziano Renzi». Ma come ha scritto Massone nella sua lettera, per fortuna del babbo di Rignano sull' Arno, l' imprenditore cuneese a Genova non è mai stato indagato.

E, per la verità. neppure ascoltato in veste di testimone.

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