roberto baldoni elisabetta belloni

ALLA FINE L’HA SPUNTATA ELISABETTA BELLONI: SARÀ ROBERTO BALDONI, ATTUALMENTE NUMERO DUE DEL DIS, IL DIRETTORE DELL’AGENZIA PER LA CYBERSECURITY – ROMANO DI NASCITA, CINQUANT’ANNI, BALDONI È SOPRANNOMINATO “CYBER-ZAR” PER LA SUA COMPETENZA IN MATERIA – ORA LA RIFORMA DELLA GOVERNANCE DELLA SICUREZZA CIBERNETICA ITALIANA È COMPLETA: AI SERVIZI RIMANE LA “CYBER-INTELLIGENCE”, MENTRE LA DIFESA DELLE INFRASTRUTTURE NAZIONALI SARÀ APPALTATA ALL’AGENZIA SOTTO IL CAPPELLO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

ROBERTO BALDONI

IL DIRETTORE DELL'AGENZIA DI CYBERSECURITY E' UNA PARTITA TRA ELISABETTA BELLONI E FRANCO GABRIELLI - IL CAPO DEL DIS SPINGE PER IL SUO VICEDIRETTORE, ROBERTO BALDONI - L'AUTORITA' DELEGATA AI SERVIZI INVECE SPINGE NUNZIA CIARDI, CAPO DELLA POLIZIA POSTALE - L'IPOTESI DI AVERLI INSIEME, IL PRIMO COME NUMERO UNO E LA SECONDA COME VICE…

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/direttore-dell-39-agenzia-cybersecurity-39-partita-278838.htm

 

CYBERSECURITY: CDM, ROBERTO BALDONI NOMINATO DIRETTORE AGENZIA

FRANCO GABRIELLI NUNZIA CIARDI

(Adnkronos) - Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha indicato Roberto BALDONI, vicedirettore del Dis, come direttore dell'Agenzia per la Cybersecurity. Lo si apprende da fonti del governo, mentre è in corso il consiglio dei ministri a Palazzo Chigi.

 

ELISABETTA BELLONI

CHI È ROBERTO BALDONI, IL NUOVO CYBER ZAR DI DRAGHI

Francesco Bechis per www.formiche.net

 

Roberto Baldoni è stato nominato dal presidente del Consiglio Mario Draghi direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn). Il Consiglio dei ministri ha ufficializzato la scelta: il professore lascia dopo quattro anni la vicedirezione del Dis (Dipartimento per l’Informazione e la Sicurezza) per prendere le redini della nuova agenzia costruita con la regia del premier e del sottosegretario con delega all’intelligence Franco Gabrielli.

 

mario draghi 2

Si completa così la riforma della governance per la cybersecurity italiana. Ai Servizi segreti rimane la “cyber-intelligence”. La difesa cibernetica delle infrastrutture nazionali sarà invece appaltata all’agenzia, che, si legge nel testo finale del decreto, farà anche da centro nazionale per l’European Cybersecurity Competence Center (Eccc), la rete di centri dell’Ue che dovrà gestire i fondi comunitari per il digitale e la cybersecurity.

 

Un’accelerazione obbligata da una preoccupante escalation di attacchi hacker, l’ultimo contro la regione Lazio, di cui un collettivo di cyber-criminali ha crittato i dati dei server della Pa attraverso il ransomware Lockbit 2.0.

 

Cybersicurezza

Romano di nascita, cinquant’anni, “Il Professore” è una delle massime autorità in materia. Gli studi in ingegneria dell’informazione all’Inria di Parigi, alla Cornell University e a Southampton. Poi La Sapienza, con la cattedra di Sistemi di Distribuiti alla Facoltà di Ingegneria dell’Informazione e la direzione del Centro di Ricerca Sapienza in Cyber intelligence e Information security.

franco gabrielli foto di bacco

 

Sono decine le competizioni nazionali e internazionali nella cybersecurity che hanno visto Baldoni fare da caposquadra. Fra le altre cose, è stato direttore del Laboratorio nazionale di cyber security del consorzio Cini e ha ideato ItaSec, la kermesse annuale italiana sulla cybersecurity diventata negli anni un punto di riferimento per gli addetti ai lavori.

 

La scelta del governo premia la continuità. Da quando nel 2017 l’allora direttore generale del Dis Alessandro Pansa lo ha chiamato alla vicedirezione Baldoni ha avviato un lavoro inedito nel comparto intelligence, portando la sua expertise nella difesa cibernetica, fino a quel momento appaltata ad altre istituzioni (come il Cnaipc della Polizia postale). Complici due decreti, di Monti nel 2013 e di Gentiloni nel 2017, che, su pressione dell’Ue, hanno affidato agli 007 italiani la gestione della cybersecurity italiana. Una scelta senza precedenti che ha visto l’approdo di un “outsider” dalla cattedra universitaria ai vertici del Dis.

alessandro pansa foto di bacco

 

Il primo contatto di Baldoni con il mondo delle barbe finte risale però a ben prima. Era il 2011 e per la prima volta l’intelligence italiana, con il Dis al tempo guidato da Gianni De Gennaro, firmava un accordo di collaborazione, poi rinnovato negli anni, con un’università, La Sapienza di Luigi Frati.

 

Una scelta che si inseriva nello spirito della grande riforma del comparto del 2007, la legge 124, con l’obiettivo di aprire il mondo dell’intelligence alla società civile e soprattutto all’accademia, per passare dalla “cultura della segretezza” a una “cultura della sicurezza”.

 

cyber security 2

Fu un giovanissimo Baldoni allora ad essere individuato come punto di contatto fra le due istituzioni, a lui si deve l’inaugurazione del primo master sulla cybersecurity fra il Dis e un ateneo. Un esperimento che negli anni si è moltiplicato e oggi conta tante altre università in campo, dalla Luiss di Roma alla Bocconi e al Politecnico di Milano.

 

cyber security 4

Le competenze in materia e le notevoli capacità relazionali convinsero anni dopo Pansa a scegliere Baldoni come il “cyber-zar” del Dis. In quattro anni a Largo Santa Susanna (oggi Piazza Dante) il professore ha avuto un compito non da poco: lavorare alla costruzione del “Perimetro per la sicurezza nazionale cibernetica”, introdotto dal governo Conte-bis ai suoi esordi. Una rete di centri di controllo (Cvcn) che avrà l’obiettivo di passare al vaglio l’equipaggiamento tecnologico in tutte le commesse sensibili, comprese quelle della Pubblica amministrazione.

cyber security 3

 

La pandemia ha inevitabilmente rallentato i lavori, ma il traguardo è ormai vicino. Sono stati pubblicati in Gazzetta ufficiale due Dpcm su quattro, e entro l’inizio del 2022 il perimetro sarà pienamente operativo. Intanto ha già incassato due endorsement di peso: uno dal Nis Cooperation Group dell’Ue, l’altro dal Dipartimento di Stato americano, che chiede all’Italia e ai suoi alleati di alzare l’asticella per tenere fuori dalla rete 5G aziende cinesi come Huawei e Zte.

 

Annalisa Chirico Roberto Baldoni

La scelta di spostare al di fuori del perimetro dell’intelligence la cyber-difesa con una agenzia a parte, peraltro in linea con l’esperienza di altri Paesi europei, come Francia e Germania, risponde a una necessità da tempo sentita dal comparto. Quella di tornare a fare ciò che spetta all’intelligence, cioè le “operazioni”, e rimettere ordine fra le rispettive competenze. Baldoni all’agenzia continuerà ad essere l’“architetto” del perimetro cyber. Avrà un incarico di quattro anni, prorogabile di altri quattro, e risponderà direttamente all’autorità delegata e al premier.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”