1. FINITA LA TREGUA OLIMPICA RAGGI BOCCERÀ ROMA 2024
Mauro Favale per ''la Repubblica''
Nel 2012 fu il premier Mario Monti a dire di no: «Il governo non ritiene che sarebbe responsabile, nelle attuali condizioni dell' Italia, assumere un impegno di garanzia». Fine del sogno olimpico per Roma di ospitare i Giochi del 2020. Quattro anni dopo è il turno di Virginia Raggi. E anche stavolta sarà un rifiuto.
Per altro già ampiamente annunciato dall' esponente 5stelle che sul no alle Olimpiadi del 2024 ha fondato buona parte della sua campagna elettorale.
RAGGI DE VITO LOMBARDI DI MAIO FRONGIA
La sindaca della capitale potrebbe chiudere ufficialmente la corsa alla candidatura di Roma già la prossima settimana o, più probabilmente, quella successiva. Magari davanti a un impianto sportivo incompleto o a un simbolo delle emergenze quotidiane della città che (questa la tesi della giunta) vanno affrontate prima di pensare ai grandi eventi.
In Campidoglio, in questi giorni, stanno ragionando su come annunciare il ritiro che arriverà comunque prima del 7 ottobre, quando davanti al Cio va presentato il secondo step del progetto olimpico, allegando una lettera di accompagnamento del primo cittadino della città concorrente.
Se basterà non firmare quell' atto o servirà una delibera che ribalti la decisione votata dall' Aula Giulio Cesare ai tempi di Ignazio Marino (maggioranza trasversale, no degli M5S), in Comune ancora non lo sanno.
Tra i 5 Stelle, alcuni avrebbero voluto comunicare il no già prima di Ferragosto, nel pieno delle Olimpiadi di Rio, a ridosso del viaggio del premier Matteo Renzi, volato in Brasile anche per sponsorizzare la corsa della capitale. In quella missione doveva esserci anche un rappresentante del Campidoglio, bloccato a fine luglio dalla Raggi con una lettera che motivava la decisione «tenuto conto dei mutati indirizzi politici della giunta». Su Facebook la sindaca aggiunse anche un' altra giustificazione: «Stop ai viaggi pagati da Roma capitale per le Olimpiadi». Una gaffe, visto che quella missione sarebbe stata a carico del comitato olimpico.
Rispetto a quell' accelerazione, in Comune prevalse poi una linea più morbida, complice anche la "tregua olimpica" siglata prima di Rio con Giovanni Malagò. Il numero uno del Coni riuscì a convincere il vicesindaco Daniele Frongia a non prendere decisioni in pieno agosto, per tutta la durata dei Giochi. Promessa mantenuta, nonostante il solco fosse tracciato: «Più che Olimpiadi dello sport mi sembrano Olimpiadi del mattone», disse la sindaca subito dopo il ballottaggio.
L' opinione non è cambiata, malgrado da parte del Coni sia arrivata più di un' apertura sulla modifica di un progetto che vedrebbe sorgere il villaggio olimpico a Tor Vergata, a sud di Roma, un' area che non piace, tra gli altri, anche al nuovo assessore all' Urbanistica Paolo Berdini. «Il dossier non è la Bibbia», ha ribadito più volte Malagò, che ha offerto al M5s anche una poltrona all' interno del comitato promotore. Proposta respinta.
D' altronde, ribadiscono i 5stelle, «la decisione è presa. Ed è politica, condivisa da tutto il direttorio ». Il "fascicolo" è nelle mani di Alessandro Di Battista, nettamente contrario ai Giochi. Più sfumata la posizione di Luigi Di Maio, in una sorta di gioco di ruoli che si riverbera anche sul Campidoglio: ieri, quando le agenzie hanno battuto la notizia del "no" della Raggi è stato Frongia a spiegare al Coni che «nessuna decisione è stata ancora presa». E, ufficialmente, la linea del Comune è che «non ci sono accelerazioni».
Un modo anche per evitare un incidente diplomatico alla vigilia della visita a palazzo Senatorio, domani, di Luca Pancalli: il presidente del comitato paraolimpico, alla presenza di Raggi e Frongia, saluterà una delegazione di atleti italiani in partenza tra pochi giorni per le Paraolimpiadi di Rio. Ultimi scampoli di "tregua" prima del no della sindaca. Un bis che, dopo quello di Monti, dovrebbe bloccare per la seconda volta consecutiva la corsa di Roma. A quel punto la candidatura per le Olimpiadi del 2024 sarà una corsa a tre tra Los Angeles, Parigi e Budapest.
2. IL PIANO B DEL GOVERNO: PRESENTARE DOMANDA AL POSTO DELLA SINDACA
Marco Mensurati per ''la Repubblica''
Alla fine non ce ne sarà bisogno, scommettono. Ma, nel caso servisse, Governo e Comitato Roma 2024 hanno da tempo messo a punto un "Piano B" per garantire la sopravvivenza della candidatura italiana ad ospitare i giochi olimpici. In quello che sembra il periodo più nero per la scommessa di Renzi e Malagò, dagli uffici che stanno gestendo il dossier filtra dunque ottimismo.
Un atteggiamento inatteso che si regge su un ragionamento condotto "in due tempi". Il primo è la considerazione che «la Raggi non ha la forza politica sufficiente per far saltare tutto». Per dire no alle olimpiadi, osservano fonti vicine al Comitato, la sindaca dovrebbe presentarsi davanti al consiglio comunale entro il 7 ottobre (data ultima prevista dal Cio) e far approvare, contro tutti, Pd, Pdl, e persino metà dei 5 Stelle, una delibera specifica. Già questo sarebbe un miracolo.
Che diventa ancor più improbabile se si considera che una simile delibera andrebbe contro il Governo con il quale invece la Giunta sta cercando di aprire un dialogo "costruttivo", su almeno tre fronti specifici: 1) il dilazionamento del debito; 2) la soluzione dell' emergenza rifiuti; 3) la partecipazione di Roma al "bando periferie" firmato da Renzi il 1° giugno, per un totale di 40 milioni di euro.
Aderendo al bando - aveva commentato la Raggi stessa due giorni fa - «abbiamo inviato un segnale molto forte, con l' auspicio di ricevere dal Governo una risposta altrettanto importante ». Auspicio che innesca una riflessione automatica: «Non si può dare uno schiaffo con la sinistra e chiedere 40 milioni con la destra, tanto più che quei soldi sarebbero il doppio di quanto costa la candidatura».
Anche per questo gli uomini che per Renzi stanno seguendo la questione tendono a catalogare la minaccia fatta trapelare ieri da fonti anonime più come una dichiarazione di debolezza che altro: un ballon d' essai lanciato in aria, più probabilmente da un nemico interno della Raggi che non dalla sindaca stessa, per vedere l' effetto che fa.
Nel caso in cui si sbagliassero, invece, nel caso in cui la volontà della sindaca - o di chi riuscirà a prevalere sul punto all' interno dei 5 Stelle - dovesse essere davvero quella di far saltare il tavolo, è pronto il Piano B. Le Olimpiadi del 2024, così come sono configurate dal dossier, sono un evento di interesse nazionale, riguardano 12 città, coinvolgono l' immagine del Paese a livello internazionale, e veicolano valori e abitudini universalmente condivise (da questo punto di vista il riferimento è alla legacy dei giochi inglesi del 2012, che ha prodotto una piccola rivoluzione culturale in tutto il paese).
E dunque, il prossimo 7 ottobre, potrebbe essere il governo a firmare, al posto del Comune di Roma, il documento che perfeziona la candidatura Olimpica italiana. Una soluzione, questa, fino a prima di Rio impensabile: il Comitato Olimpico Internazionale (Cio ) ha sempre preteso l' ok da parte delle città.
Ma in questo caso, dopo il disastro organizzativo brasiliano e vista la situazione delle altre candidate il gradimento di Los Angeles sta crollando a picco; Parigi sembra più orientata ad investire sull' Expo che sui Giochi; Budapest è sempre stata la meno credibile - il Cio sarebbe ben contento anche della firma di Renzi.