fioramonti

FIORAMONTI IN CROCE – DOPO LA PROPOSTA DI TOGLIERE IL CROCIFISSO DALLE SCUOLE, IL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE È SEMPRE PIU’ ISOLATO NEL M5S, LA CEI LO ATTACCA: “PAROLE AVVENTATE” – PER DI MAIO E’ COME BERTINOTTI, PER LE SUE GAFFES E’ IL NUOVO TONINELLI – LUI SI DIFENDE: "IL CROCIFISSO? SGOMENTO DI FRONTE AL VESPAIO MEDIATICO. IL TEMA NON E’ ALL’ORDINE DEL GIORNO. QUESTO PAESE HA BISOGNO DI UN CAMBIO DI MENTALITÀ"

 

fioramonti

(ANSA) "Sono sgomento di fronte a questo vespaio mediatico. Il tema non è all'ordine del giorno, non è una priorità, neanche lontanamente". Così il ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti, torna a parlare del crocifisso nelle aule scolastiche durante un'intervista a Radio Capital. "Io credo in una scuola laica - spiega -. Invece di parlare del fatto che il Ministero sta lavorando per l'edilizia scolastica o che sta aiutando le amministrazioni, si discute di quello che io ho detto sul crocifisso. Questo Paese ha bisogno di un cambio di mentalità".

 

 

 

FIORAMONTI E' ISOLATO

Emanuele Buzzi per il “Corriere della sera”

 

Monta la polemica per il crocifisso in aula. Le parole del ministro Lorenzo Fioramonti («Io penso ovviamente ad una visione della scuola laica e che dia spazio a tutti i modi di pensare. Meglio appendere alla parete una cartina del mondo con dei richiami alla Costituzione») sono la miccia che causa prima l' alt del centrodestra, Lega in testa, poi l' affondo dei vescovi.

fioramonti

 

«Guai a chi tocca il crocifisso», attaccano esponenti dell' opposizione, da Matteo Salvini a Licia Ronzulli a Giorgia Meloni. Nel vortice delle dichiarazioni, il M5S si difende precisando che l' argomento «non è all' ordine del giorno», mentre il Pd glissa. «Non mi pare sia necessario riaprire trite dispute ideologiche sul crocifisso», dice il capogruppo dem Graziano Delrio. Da Palazzo Chigi negano contatti con il ministro e precisano che «non è un tema ora».

 

lorenzo fioramonti elena bonetti

Fioramonti - che ieri ha incontrato monsignor Lorenzo Leuzzi, vescovo di Teramo e Atri - cerca di gettare acqua sul fuoco: «Sono polemiche sterili». Ma contro di lui insorgono i vescovi. «Dall' uscita del ministro dell' Istruzione sgorga una ignoranza culturale che dispiace vedere in persone che rappresentano la nostra Repubblica», attacca monsignor Giovanni D' Ercole, segretario della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali.

Poco dopo, un altro affondo.

 

Stavolta a parlare è il segretario generale della Cei, monsignor Stefano Russo. «Ogni tanto qualcuno usa questo segno di comunione in modo divisivo. Spero che si rifletta su ciò che è stato detto in modo avventato», puntualizza. E poi prosegue: «L' auspicio è che i cattolici che agiscono in Parlamento ma anche tutte le persone di buona volontà facciano di tutto affinché questo pronunciamento non apra la strada a una deriva».A difendere Fioramonti rimane solo Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana: «A me pare che il ministro Fioramonti abbia semplicemente ricordato i fondamenti della nostra Costituzione. Ha detto una cosa di buon senso».

lorenzo fioramonti

 

Nei 5 Stelle il ministro non riceve appoggi. Luigi Di Maio precisa: «Sono cattolico, ma sono contento di vivere in uno Stato laico. Non credo che il crocifisso sia il problema della scuola». Nel pomeriggio, il capo politico dei Cinque Stelle chiama Fioramonti. Un colloquio cordiale, ma con un avvertimento, quello di prestare maggiore attenzione nelle uscite pubbliche.

 

L' arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, invece, sposta la questione su un piano politico e precisa che togliere il crocifisso dalle scuole finirebbe per «fare un favore a Salvini e alla Lega. La maggior parte degli italiani si schiererebbe contro e loro passerebbero come i difensori». A stretto giro replica via Twitter proprio il leader del Carroccio: «Non so se sia peggio vietare il crocifisso a scuola come propone il ministro 5 Stelle o opporsi al divieto, come fanno alcuni vescovi, non perché sia sbagliato ma perché "sarebbe un favore alla Lega"!!!».

 

2 - FUGHE IN AVANTI E GAFFE COSÌ IL MINISTRO SI CANDIDA A DIVENTARE IL «NUOVO TONINELLI»

il viceministro lorenzo fioramonti

Tommaso Labate per il “Corriere della sera”

 

Il fantomatico Stato Imperialista delle Merendine è pronto per fargli recapitare quel biglietto beffardo che si trovava all' interno delle zuccheratissime gomme da masticare degli anni Ottanta: «Ritenta, sarai più fortunato». Infatti, la tassa sugli snack amati dai ragazzini e odiati dai nutrizionisti - da lui caldeggiata già l' anno scorso e riproposta anche quest' anno - non entrerà nel bouquet della legge di Bilancio. E non ci sarà nemmeno la tassa sui voli aerei escogitata per cercare fondi da destinare alla ricerca.

 

E visto che non c' è due senza tre, Lorenzo Fioramonti non avrà la ventura di vedere la concreta applicazione della suggestione di rimuovere il crocifisso dalle aule scolastiche, proposta respinta persino dal più orgogliosamente veterocomunista della nuova maggioranza giallorossa, quell' Andrea Orlando pronto a sostenere «da laico a laico che non sono i crocifissi a mettere in discussione la laicità di scuola e Stato».

lorenzo fioramonti

 

Adesso sarebbe fin troppo semplicistico sostenere, come più d' uno anche a Palazzo Chigi già azzarda, che il neoministro dell' Istruzione si stia candidando a indossare quei galloni di «battitore libero», diciamo così, che nel passato governo erano appuntati sulle spalline di Danilo Toninelli.

 

Certo, è vero, anche l' ex ministro dei Trasporti si era specializzato nella disciplina di fughe in avanti (dal ritiro delle concessioni ad Autostrade allo stop alla Tav) che venivano prontamente arrestate ora dal premier, ora dall' altro partner di maggioranza (che era la Lega). Ma stavolta è diverso. Mentre Toninelli inseguiva la stella polare del grillismo della prima ora, Fioramonti è come se seguisse una scia tutta sua, che lo sta portando a scavalcare a sinistra persino i componenti più di sinistra della maggioranza.

 

LORENZO FIORAMONTI DINO GIARRUSSO

Qualche malalingua del governo giallorosso giura di averlo sentito definire da Luigi di Maio in persona «il nostro Bertinotti» con esplicito riferimento al leader di Rifondazione che fu delizia ma soprattutto croce dei governi di centrosinistra di Prodi.

 

Professore di Economia politica in Sudafrica, scovato dai 5 Stelle per riempire la casella di ministro dello Sviluppo economico di quel fantomatico governo tutto giallo annunciato prima delle elezioni del 2018 (che mai avrebbe visto la luce), Fioramonti è uno di quelli che unisce simpatizzanti e detrattori dietro l' unica formula che solitamente, gliene va dato atto, si applica ai puri, ai sinceri. «Dice quello che pensa e pensa quello che dice».

 

Finora è stato un problema non da poco, visto che le sue proposte sono state stoppate in primis da quelli a lui più vicino. Lo ius culturae che «non è una priorità» (Di Maio), la tassa sulle merendine che «non ci sarà» (Conte) e che comunque è «totalmente sbagliata» (sempre Di Maio).

 

LORENZO FIORAMONTI GIUSEPPE CONTE

Certo, al ministro dell' Istruzione rimarrà a imperitura memoria la casacca di recordman delle dimissioni differite annunciate. Un record difficilmente battibile visto che le sue, di dimissioni differite, Fioramonti le ha annunciate un giorno prima di giurare da ministro. Tre miliardi, due all' istruzione e uno alla ricerca, o mi dimetterò». Quando, nel caso? A Natale. Proprio così, durante il trionfo collettivo dei prodotti zuccherini. Come quella merendina consumata l' altro giorno dal ministro in diretta a Un giorno da pecora , epifenomeno di quella lunga scia di eventi iniziata col risotto cucinato da D' Alema davanti alle telecamere di Bruno Vespa. E che avrà vita lunga, anche più delle merendine.

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