mario draghi agenzia delle entrate fisco

FISCO ALLE ORECCHIE - SULLA DELEGA FISCALE SI CONSUMA LA SPACCATURA DELLA MAGGIORANZA CHE SOSTIENE DRAGHI: LEGA E FORZA ITALIA STOPPANO LA RIFORMA IN COMMISSIONE FINANZE. IL PRESIDENTE LUIGI MARATTIN (ITALIA VIVA): “HO RIMESSO LA COSA A PALAZZO CHIGI, CON L'AVVICINARSI DELLE ELEZIONI, È FORTE IL SOSPETTO CHE QUALCUNO VOGLIA TENERSI LE MANI LIBERE" – IL CENTRODESTRA VUOLE ALTRE GARANZIE CHE NON SARÀ POSSIBILE AUMENTARE LE TASSE. MA È SOLO UN PRETESTO, VISTO CHE IL GOVERNO HA GIÀ PREVISTO UNA CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA

1 - FISCO: MARATTIN (IV), HO RIMESSO LA COSA A PALAZZO CHIGI

LUIGI MARATTIN

(ANSA) - "Al momento l'approdo in Aula della riforma fiscale è confermato al 19 aprile, e in Aula si può anche andare senza relatore. Io ho annullato le convocazioni della commissioni. Le mediazioni le abbiamo fatte fino ad ora; ora devono essere fatte da altri: ho rimesso la cosa a Palazzo Chigi".

 

Lo dice il presidente della commissione Finanze della Camera Luigi Marattin dopo le tensioni di ieri in commissione sulla delega fiscale. "La scelta di porre la fiducia? Compete al governo. La porta resta aperta, se c'è da fare un'ulteriore mediazione, la sesta, io sono qui, purchè si parli di cose che hanno senso", conclude.

 

MARIO DRAGHI 1

"Le riforme - ammonisce - non si fanno '24 a 24', ho rimesso la questione a Palazzo Chigi per un chiarimento politico e ho annullato tutte le convocazioni della Commissione. Così non si puo' andare avanti. Il governo può mettere la fiducia, far mandare il testo in Aula il 19 aprile senza mandato al relatore, o ritirare la riforma".

 

Marattin spiega che sono stati fatti "quattro o cinque round di mediazioni al rialzo rispetto alle richieste della Lega, dall'allargamento della Flat tax alla mensilizzazione del pagamento delle imposte degli autonomi, all'Irap. Tutte battaglie storiche del centrodestra. La porta rimane sempre aperta: se c'è da farne una sesta, di mediazione, io sono qua, ma su cose che abbiano un senso.

LUIGI MARATTIN

 

Il fatto di rendere vincolanti i pareri delle commissioni Finanze sui decreti legislativi è una cosa che nella storia della Repubblica non è mai avvenuta. Se devo dare pareri vincolanti, che differenza c'è tra una legge delega ed una legge ordinaria? Non una questione politica ed istituzionale, ma logica...".

 

2 - FISCO: MARATTIN, QUALCUNO VUOLE SIA TEMA CAMPAGNA ELETTORALE

(ANSA) - "Con l'avvicinarsi delle elezioni, è forte il sospetto che qualcuno voglia tenersi le mani libere per promettere sempre il paese di Bengodi. Viene il sospetto che un pezzo di politica italiana voglia usare il fisco per i manifesti elettorali".

 

MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO

Lo ha detto il presidente della commissione Finanze della Camera Luigi Marattin riferendosi al fatto che ieri sera il centrodestra i commissione ha votato a favore di due emendamenti alla delega fiscale presentati dalla Lega che avevano ricevuto il parere negativo di Governo e relatore. "Dispiace questo Paese sembra che faccia sempre gran fatica a passare dagli slogan ai fatti quando si parla di riforme. Purtroppo il fisco resta materia di campagna elettolare", conclude Marattin.

 

3 - FISCO, ALT DI FORZA ITALIA

Gianni Trovati,Marco Mobili per "il Sole 24 Ore”

 

MARIO DRAGHI

«Stiamo considerando tutte le possibilità». Impegnato nel consiglio dei ministri e nella conferenza stampa su un Def percorso dalle richieste dei partiti di uno scostamento respinto dal governo, il presidente del Consiglio Draghi segue con un occhio le traversie contemporanee della delega fiscale.

 

Dove lo stop di Lega e Forza Italia ufficializza la spaccatura nella maggioranza. E non chiude all'ipotesi di un voto di fiducia che rimescolerebbe definitivamente le carte parlamentari del suo governo. «La posizione della Lega era prevista - ha aggiunto Draghi - quindi andremo avanti. C'è stato un voto in commissione, è stato vinto dal governo due volte. Speriamo di vincere di nuovo».

MASSIMO BITONCI

 

Dopo settimane di trattative che non sono riuscite a decollare davvero, ieri lo stop è arrivato da tutto il centrodestra, ma con sfumature diverse. «Al momento non ci sono le condizioni per approvare la delega», dettano i deputati Massimo Bitonci e Alberto Gusmeroli in una nota concordata con Matteo Salvini. A Forza Italia il clima è simile, ma la porta resta socchiusa: «Il governo non impedisca il confronto chiedendo la fiducia», rimarcano fonti azzurre che pretendono «garanzie per escludere anche in futuro» aumenti di tasse.

 

MASSIMO GARAVAGLIA.

«Lega e Fi vogliono negare gli impegni presi per non compromettere la narrazione fiabesca con cui si presenteranno agli elettori» - ribattono dal M5s Vita Martinciglio e Giovanni Currò -. Ritirare ora l'appoggio a un testo discusso così a lungo con il governo sarebbe molto grave».

 

«Dopo un anno e mezzo di lavoro parlamentare, e diversi mesi sulla delega, siamo alle ore decisive - riassume il presidente della commissione Finanze Luigi Marattin (Iv), relatore del provvedimento -. Ogni partito di maggioranza dovrà decidere se la riforma fiscale deve rimanere solo sui manifesti elettorali, o può concretizzarsi nei provvedimenti di Governo».

 

DANIELE FRANCO

La maionese della maggioranza è impazzita ieri pomeriggio poche ore prima della ripresa serale della discussione in commissione Finanze alla Camera, ma come raccontato su questo giornale, il problema stava montando da giorni. Intorno a due questioni in particolare: il percorso verso il sistema «duale», che dividerebbe i redditi da lavoro e pensione ad aliquota progressiva dagli altri a tassazione proporzionale con due aliquote, e la richiesta di rendere vincolanti i pareri delle commissioni sui decreti attuativi, motivato da Lega e Fi con l'esigenza di evitare che «manine tecniche» infilino aumenti di tasse fra le pieghe dei commi. Il primo rappresenta uno dei passaggi con maggiore ambizione di sistema nella delega; il secondo è una richiesta del centrodestra respinta da governo e relatore.

 

milan bologna salvini berlusconi marta fascina

Ma con il passare delle settimane gli snodi tecnici si sono colorati sempre più di significati politici, destinati ad accentuarsi ulteriormente ogni giorno che avvicina la legislatura alla fine e i partiti alle elezioni.

 

La scottatura sul Catasto, con il doppio voto finito 23 a 22 per il governo, come ricordato da Draghi, è ancora fresca. E Lega e Fi tornano sulla questione politicamente esplosiva delle tasse sul mattone anche per quel che riguarda il sistema duale. Il duale vero e proprio prevederebbe un'aliquota unica per tutto ciò che è fuori dall'Irpef progressiva.

 

matteo salvini al matrimonio berlusconi fascina 1

Il testo rielaborato al Mef prevede un passaggio intermedio, transitorio, a due aliquote: in cui però dovrebbero trovare spazio le cedolari sugli affitti (21 e 10% oggi), oltre ai titoli di Stato (12,5%) e alle altre rendite finanziarie (al 26%). Nel frattempo, nei primi voti ieri sera è partito il Vietnam parlamentare che ha archiviato l'ipotesi di accantonare i correttivi.

 

Lega, Fi e Fdi si sono visti respingere (anche con un 23 a 23) le proposte di abolire la trasformazione in sovraimposte delle attuali addizionali Irpef e di passare da addizionali a compartecipazioni. Sul Fisco si sta ricostruendo insomma l'unità del centro-destra classico. Contro il governo.

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