enrico berlinguer roberto benigni

IN FONDO A SINISTRA (NON C'È PIÙ NIENTE) - È PIENO DI CANTANTI, ATTORI, FOTOGRAFI, SCRITTORI, GIORNALISTI, PRESENTATORI E SOUBRETTE CHE DIFFONDONO MESSAGGI ''PROGRESSISTI''. SOLO CHE DIETRO NON CI SONO PIÙ I POLITICI, NON C'È PIÙ UN'IDEA, E RESTANO SOLO I CANTORI. E IL POPOLO, DEI BENIGNI SENZA I BERLINGUER DA PRENDERE IN BRACCIO, NON SE NE FA NULLA…

Daniele Mencarelli per ''Avvenire''

 

RIHANNA CON LA MAGLIETTA DIOR - DOBBIAMO ESSERE TUTTI FEMMINISTI

C’è un dato che unisce le forze progressiste di, quasi, tutto il mondo occidentale, partendo dai democratici americani sino ad arrivare al nostro meraviglioso Paese. La questione è sotto gli occhi di tutti, coinvolge quella gigantesca nebulosa, spesso con valori antitetici, che raggruppa le varie sinistre internazionali. In estrema sintesi, potremmo riassumerla in questi termini: la rappresentazione dei valori che incarnano il pensiero democratico, e che dovrebbe arrivare agli strati sociali più sensibili a certi argomenti, il vecchio proletariato, è affidata esclusivamente al mondo della comunicazione.

 

Dove per comunicazione si intende quella sterminata serie di mezzi con cui l’uomo contemporaneo veicola un contenuto che vuole proporre, che sia informativo, commerciale, di natura artistica, e chi più ne ha più ne metta. Per fare l’elenco dei mestieri assorti a difensori del pensiero socialdemocratico non basterebbe tutto un giornale. Dai cantanti agli attori, dai pubblicitari ai fotografi, passando per registi e un esercito di scrittori, non meno i giornalisti, presentatori e soubrette. Oramai, tanti di questi comunicatori fanno a tempo pieno i 'politici'.

 

berlinguer benigni renzi

Qualcuno potrà obiettare: sai che novità! È indiscutibile il fatto che un certo mondo, e della comunicazione e della cultura tout court, sia sempre stato organico alla sinistra, anzi, in anni peggiori di questi si è assistito a vicende oggi impensabili, ma quella era l’epoca del credo ideologico, che giustificava tutto e tutti. L’originalità di questi anni rispetto ai passati sta altrove, e si può riassumere in questi termini: il Partito comunista italiano di quarant’anni fa aveva sì tanti cantori a disposizione, ma c’era anche ben altro, incarnato nella mente e nel cuore dei lavoratori grazie a un’azione politica concreta.

 

Come dire: Roberto Benigni rispondeva a Enrico Berlinguer. Il cantore, il giullare, quindi, era 'al servizio' di chi, con il lavoro, nelle fabbriche, nei quartieri, si prendeva la responsabilità di rappresentare e difendere materialmente i diritti del popolo.

 

roberto saviano

Oggi, invece, abbiamo solo un esercito sterminato di cantori, al servizio di una parola svuotata di carne, una specie di campagna pubblicitaria dove il prodotto da vendere non esiste. Il prodotto mancante, in questo caso, è la politica reale, per mano di uomini che più degli altri, per storia personale o qualità universalmente riconosciute, decidono di mettersi al servizio dei più deboli per migliorarne le condizioni umane e sociali.

sharon stone 29

 

Anche perché i tempi sono cambiati: l’uomo della strada, ma ormai è più aderente alla realtà dire l’uomo dello schermo, si è fatto consumatore raffinato, smaliziato, bombardato com’è da messaggi pubblicitari coglie al volo lo slogan privo di sostanza, e altrettanto bene sa ripagare.

 

Non solo, a questo si aggiunga un effetto paradosso: nell’immaginario popolare ai cantori-comunicatori, nelle varie declinazioni citate prima, è richiesto di svolgere al meglio il proprio mestiere: devono saper raccontare, affabulare, intrattenere, ma non possono ergersi a paladini, perché, semplicemente, non lo sono, perché il loro lavoro è un altro.

 

benigni berlinguer

Quando lo fanno corrono il rischio dei rischi, ovvero l’ipocrisia: la simulazione di un sentimento che non esiste. Il prodotto che vendono, in sostanza, non possono essere loro stessi, anche perché appartengono socialmente a gruppi umani diversi dal popolo, quelle che oggi definiamo élite, quindi il rischio concreto è che non sappiano nemmeno di cosa stanno parlando. Ecco il paradosso: tutti questi urlanti difensori del pensiero progressista rischiano di essere loro stessi, in primis, motivo di rifiuto da parte di chi dovrebbe affidarsi allo schieramento che con tante belle parole dicono di difendere.

 

Torniamo all’esempio fatto poc'anzi: Benigni rispondeva a Berlinguer. Per spiegare al meglio la relazione basti tornare con la mente a uno scatto che è entrato nella memoria storica del nostro Paese: Roma, 1983, campagna elettorale per le politiche del 26 giugno. Benigni invitò Berlinguer sul palco, nello sconcerto generale, per dimostrargli tutta la sua vicinanza, lo sollevò di peso e se lo mise in braccio per pochi secondi. Una sintesi impareggiabile. In quell’istantanea convivono affabulazione e promessa, messaggio e contenuto.

emma watson attivista e femminista

 

Oggi, invece, sulle migliaia di fonti informative a disposizione assistiamo a un canovaccio che è quasi sempre lo stesso, con i comunicatori nei panni dei politici, spesso aggressivi, per non dire inferociti, nella loro parte di difensori della parola progressista. Il risultato finale, la somma di questa confusione di ruoli e missioni, è sotto gli occhi di tutti ed è quello che esce dal segreto dell’urna.

 

Un risultato avvilente, che cambierà solo il giorno in cui l’universo della comunicazione (a quello che accade a sinistra, corrisponde a destra un 'canto della politica' che si fa sistematica e spesso mistificante aggressione dei diversamente pensanti e scriventi) tornerà alla sua funzione originale, quella di medium, al servizio di un contenuto, in questo caso la politica reale. Il giorno in cui ognuno tornerà ai propri mestieri, con il giornalista che fa il giornalista, il cantante il cantante, il politico, finalmente, il politico.

AMY SCHUMER ED EMILY RATAJKOVSKY ARRESTATE NELLE PROTESTE CONTRO KAVANAUGHCRISTINA COMENCINI

 

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO