FONTANA DELLA STITICHEZZA - ''LA LOMBARDIA TAROCCA I DATI''. L'ACCUSA DI NINO CARTABELLOTTA, CHE CON LA FONDAZIONE GIMBE DA MESI ANALIZZA I DATI DEL CONTAGIO: ''PAZIENTI DIMESSI CLASSIFICATI COME GUARITI, NUMERI DI MORTI COMUNICATI IN RITARDO. TUTTO PER SMORZARE LA GRAVITÀ DELLA SITUAZIONE E POTER RIAPRIRE LE ATTIVITÀ'' - LA REGIONE ANNUNCIA QUERELA

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nino cartabellotta nino cartabellotta

Enrica Battifoglia per l'ANSA

 

Lombardia ancora sotto i riflettori e questa volta non solo per i dati comunicati dalla Protezione civile che indicano che dei 593 contagiati in più in Italia rispetto a ieri, 382 (pari al 64,4%) sono in Lombardia ma anche per un duro botta e risposta con la Fondazione Gimbe. 'Ritardi' e 'stranezze', 'magheggi' e 'numeri aggiustati': il presidente della fondazione Nino Cartabellotta, infatti, non ha usato mezzi termini sui dati dell'epidemia di Covid-19 in Lombardia, fino a sostenere in un'intervista a Radio 24 che per questa regione la riapertura sarebbe rischiosa.

 

Dura la replica della Regione Lombardia, che ha giudicato le parole di Cartabellotta "gravissime, offensive e soprattutto non corrispondenti al vero" decidendo di querelare la Fondazione. Sono affermazioni "inaccettabili", ha aggiunto, sostenendo che "in Lombardia i dati sono pubblicati in modo trasparente". Il presidente della fondazione ha detto nell'intervista che "in Lombardia si sono verificate troppe stranezze negli ultimi tre mesi: soggetti dimessi che venivano comunicati come guariti" e "ritardi nella comunicazione e trasmissione dei dati che sarebbe stata giustificata nella prima fase e molto meno ora. Come se ci fosse la necessità - ha rilevato - di mantenere sotto un certo livello il numero dei casi diagnosticati".

 

La stessa fondazione Gimbe ha poi diffuso un'analisi dalla quale emerge che dal punto di vista epidemiologico Lombardia, Piemonte e Liguria non sono pronte alla riapertura tra regioni di cui si discute per il 3 giugno. Indicate da tempo come degne di attenzione per il numero di casi ancora elevato, le tre regioni mostrano di avere, secondo la fondazione, "la percentuale più elevata di tamponi diagnostici positivi e il maggior incremento di nuovi casi".

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Di conseguenza, secondo l'analisi, riaprire la mobilità su tutto il territorio nazionale sarebbe lo scenario più rischioso, mentre mantenere le limitazioni solo nelle tre regioni più a rischio sarebbe "un ragionevole compromesso" e il terzo scenario, il più prudente, vedrebbe prolungato il blocco totale della mobilità interregionale, salvo le eccezioni già in vigore. Spezza una lancia a favore della Lombardia Massimo Antonelli, del Policlinico Gemelli di Roma e membro del Comitato Tecnico Scientifico, al quale "non risultano" i problemi sulla sovrastima dei dati sui guariti, alcuni dei quali mandati a casa ancora con sintomi lievi, denunciata nei giorni scorsi sempre da Gimbe.

 

 Il fisico Giorgio Sestili, fondatore e fra i curatori della pagina Facebook "Coronavirus-Dati e analisi scientifiche" osserva che in Lombardia "è accaduto che si comunicassero i dati sui decessi con un ritardo che è arrivato fino a un mese. Il 2 maggio, per esempio, si è registrato un aumento dovuto alla comunicazione di 282 decessi avvenuti in aprile e non ancora comunicati".

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Il motivo di episodi simili "non è chiaro. Potrebbero esserci - ha detto il fisico - problemi nella catena di comunicazione fra Asl, Comuni e Regione. Da qualche parte il meccanismo si inceppa". Anche oggi, intanto, continuano a meritare attenzione i dati della Lombardia comunicati dalla Protezione civile: indicano che dei 593 contagiati in più in Italia rispetto a ieri, 382 (pari al 64,4%) sono in Lombardia.

 

Migliora invece il numero dei decessi nella regione: i 20 in più rispetto a ieri non sono pochi rispetto al dato nazionale (più 70 rispetto a ieri), ma sono quasi un terzo in meno rispetto ai 58 in più del giorno precedente. In generale in Italia sono aumentati di 3.503 guariti e dimessi e i malati sono 2.980 meno di ieri. Tre le buone notizie: i ricoverati in terapia intensiva, scesi sotto 500 (489), non erano stati così pochi dal 6 marzo; quattro le regioni a zero contagi (Umbria, Sardegna, Calabria e Basilicata) e otto non hanno registrato decessi (Sicilia, Umbria, Sardegna, Valle d'Aosta, Calabria, Molise, Basilicata e Trentino Alto Adige).

 

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