donald trump joe biden

IL FUTURO POLITICO AMERICANO SI GIOCA IN GEORGIA: CHE VINCA BIDEN O TRUMP, IL PROBLEMA È LA MAGGIORANZA AL SENATO, CHE PUÒ PARALIZZARE L'ATTIVITÀ DEL PRESIDENTE. NELLO STATO DEL SUD SI VA AL BALLOTTAGGIO SE NESSUNO ARRIVA AL 50% DEI VOTI. PER UNO DEI SEGGI, È GIÀ PREVISTO, PER L'ALTRO IL REPUBBLICANO È AL 50,15%. SE DOVESSE SCENDERE AL DI SOTTO, SI APRE PER BIDEN L'UNICA STRADA PER LA MAGGIORANZA ALLA CAMERA ALTA

 

dibattito donald trump joe biden

DAGONOTA - Occhi incollati alla Georgia: la corsa al Senato vede il repubblicano David Perdue al 50,15% dei voti, ma restano ancora schede (in maggioranza democratiche) da scrutinare. Se dovesse scendere sotto il 50%, la legge richiede un ballottaggio. Con i repubblicani avanti in Alaska e North Carolina (due seggi che i dem speravano di conquistare) a Biden resterebbero solo i due posti da senatore della Georgia per avere la maggioranza nella camera alta.

 

L'altro seggio sarà deciso al secondo turno perché sia repubblicani che democratici si sono presentati con una pioggia di candidati, che hanno sparpagliato l'elettorato. Il voto si terrà a gennaio, e concentrerebbe tutta l'attenzione politica americana sullo stato del Sud: da qui dipenderebbe il futuro politico del prossimo presidente, chiunque egli sia.

 

 

 

1 - SENATO SENZA MAGGIORANZA, COSI’ IL PAESE RISCHIA L’INGOVERNABILITÀ

Angelo Allegri per “il Giornale

 

Comunque finisca è stato un insuccesso: il Paese resta diviso, il sistema politico bloccato. Le elezioni della pandemia, ha scritto il New York Times in uno dei primi commenti dopo il voto, dovevano essere un test per capire se la democrazia Usa è ancora in grado di produrre maggioranze in grado di governare.

Sembra proprio di no, è la conclusione del giornale.

 

Il miglior termometro della febbre politica statunitense è il Senato. Al momento dell' apertura delle urne era in mano ai Repubblicani: 53 contro 47. Ma i democratici non nascondevano le loro ambizioni: in palio c' erano 35 seggi e la conquista della maggioranza sembrava un gioco da ragazzi.

 

joe biden

Con una vittoria di Biden e del suo partito, per la prima volta dal 2010, Senato, Camera dei Rappresentanti e Casa Bianca sarebbero dello stesso colore. L' allineamento consentirebbe di cambiare la regola del «legislative filibuster» che rende difficilissimo approvare qualsiasi significativo provvedimento senza una maggioranza qualificata di 60 voti. Il candidato democratico ha nel suo programma una serie nutrita di riforme, dall' esercizio del diritto di voto al controllo delle armi da fuoco, che presumono il controllo del Senato. Anche vincendo, se resterà in minoranza alla Camera alta, sarà impotente. Lo stesso accadrà a Trump se alla fine della telenovela elettorale sarà lui il vincitore perdendo però il Senato, visto che deve anche fare i conti con una Camera dei Rappresentanti saldamente democratica.

 

Mettere insieme le tessere del puzzle per ottenere una governabilità effettiva del sistema è dunque difficile. Tanto più che in questo lunghissimo post-elezioni, anche i risultati delle singole corse per un seggio al Campidoglio sono tutt' altro che chiari. Per conquistare la maggioranza i democratici hanno bisogno di tre o quattro seggi in più (in caso di parità e di vittoria di Biden la vice-presidente Kamala Harris avrebbe la possibilità di dare il voto decisivo). E qualche vittoria è arrivata subito, come nel caso di Mark Kelly in Arizona, l' ex astronauta marito di Gabrielle Giffords, la deputata rimasta paralizzata in una sparatoria qualche tempo fa.

 

Il problema è che l' onda blu, la grande avanzata democratica, non c' è stata, e in qualche caso sono arrivate anche delle sconfitte dolorose, come nel Maine o nel Montana. I candidati del Great Old Party hanno insomma tenuto.

Una resistenza simboleggiata dalle riconferme di due tra i più fedeli alleati di Trump, Lindsey Graham e Mitch McConnell.

 

joe biden

Il risultato, quanto a seggi sicuri, è per il momento un sostanziale pareggio, 48 a 47 per i Repubblicani. In qualche caso per vederci più chiaro basterà aspettare un paio di giorni. Ma in Georgia l' attesa durerà sicuramente di più. In base alle leggi locali i due senatori che spettano allo Stato dovrebbero essere decisi (in un caso è sicuro, nell' altro probabile), da un ballottaggio che si svolgerà il 5 gennaio, visto che nessuno dei contendenti ha raggiunto il 50%.

 

I due senatori potrebbero essere decisivi per assegnare la maggioranza. E il paradosso del voto più complicato degli ultimi decenni sarebbe completo. Il presidente eletto non saprebbe praticamente fino al giorno dell' Inaugurazione se avrà o no la possibilità di governare.

 

 

2 - GIOVANI, ASTRONAUTI E COMPLOTTISTI: IL NUOVO CONGRESSO CAMBIA PELLE (MA NON COLORE)

Andrea Marinelli per il “Corriere della Sera

 

I cambiamenti sociali e politici dell' America si riflettono sul suo parlamento, che diventa più inclusivo, ma anche più radicale e polarizzato. Cambiano i volti, non il colore: ai democratici resta la maggioranza alla Camera, i repubblicani mantengono il Senato, dove a gennaio entrerà Sarah McBride, 30 anni, che vincendo un seggio in Delaware diventerà la persona transgender più alta in grado negli Stati Uniti. Ex portavoce di Human Rights Campaign, McBride ha fatto pratica nell' amministrazione Obama ed è stata la prima persona transgender a parlare a una convention, quella di Philadelphia che nel 2016 sancì la candidatura di Hillary Clinton.

 

New York ha mandato invece alla Camera i primi due deputati neri e gay. Nel 15esimo distretto, nel Bronx, il 32enne Ritchie Torres, consigliere comunale democratico di origine afro-latina, ha stravinto sfiorando il 90% delle preferenze. Poco più a Nord, nel 17esimo distretto, ha vinto una gara più tesa il 33enne dem Mondaire Jones, avvocato cresciuto in una famiglia poverissima e laureato alla scuola di legge di Harvard.

Non distante, sempre a New York, ha ottenuto una facile riconferma Alexandria Ocasio-Cortez, leader della «Squadra» di deputate invise a Trump.

 

DONALD TRUMP JOE BIDEN BY EDOARDOBARALDI

Icona della sinistra e donna più giovane mai eletta in Congresso nel 2018, Ocasio, 31 anni, è stata confermata nel 14esimo distretto, che copre Bronx e Queens, nonostante i repubblicani abbiano investito 10 milioni per batterla, trasformando la corsa nella seconda più costosa per la Camera. Insieme a lei sono state rielette le tre colleghe, che rappresentano l' ala più radicale del partito: Rashida Tlaib in Michigan, Ilhan Omar in Minnesota e Ayanna Pressley in Massachusetts. A loro si unirà Cori Bush, 44 anni, prima donna nera eletta alla Camera in Missouri.

 

Un altro giovanissimo è entrato alla Camera, fra le fila repubblicane. Il 25enne Madison Cawthorn ha superato accuse di razzismo e molestie, ha vinto un seggio in North Carolina ed è diventato il primo parlamentare nato negli anni Novanta, il più giovane repubblicano mai eletto in Congresso e il più giovane in assoluto negli ultimi cinquant' anni.

Con lui, i conservatori portano fra i banchi di Capitol Hill anche Marjorie Taylor Greene, un' imprenditrice che ha corso senza ostacoli in Georgia, diventando il primo membro del Congresso a sostenere ufficialmente le teorie cospirative di QAnon: la sua presenza in parlamento, scriveva il Guardian , trasformerà un movimento di nicchia - che ritiene Trump in lotta contro una setta di pedofili guidata dai democratici - in una forza mainstream .

 

alexandria ocasio cortez, ayanna pressley e rashida tlaib

Ha conservato il suo seggio Lindsey Graham, senatore della South Carolina e alleato di Trump, che ha avuto un ruolo di primo piano nella conferma di Amy Coney Barrett alla Corte Suprema. Per sconfiggerlo i democratici avevano puntato oltre 100 milioni di dollari sull' avvocato nero Jaime Harrison: è stata la corsa per il Senato più cara d' America, costata in tutto 164 milioni, ma Graham ha respinto l' assalto senza troppi rischi.

 

La seconda si correva in Arizona, dove l' astronauta Mark Kelly, democratico, ha speso 77 milioni per strappare a Martha McSally - ex pilota dell' aeronautica con missioni in Iraq e Afghanistan - il seggio che fu del senatore John McCain. Marito di Gabby Giffords, deputata rimasta ferita in un attentato nel 2011, Kelly ha vinto di misura e, per la prima volta dagli anni Cinquanta, l' Arizona si ritroverà con due senatori democratici. Era un altro partito, certo. Ora, forse, è un' altra Arizona.

rashida tlaib ilhan omar alexandria ocasio cortez ayanna pressley

 

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?